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UN ANNO PRIMA, ITALIA

Anna stava quasi riuscendo ad essere felice: aveva finalmente capito cosa intendevano i ragazzi del casinò quando parlavano di popolarità, di essere notati, di vivere al massimo e di non essere mai ignorati.

Si riempiva la vita di sciocchezze, stupidi drammi e pettegolezzi inutili.

Si divertiva: non pensava.

Tutti la conoscevano, tutti sapevano tutto di lei e Davide, anche quello che non era vero. Tutti sapevano sempre dove fosse e cosa le piacesse. Tutti sapevano che lei, Davide, Diego, Asia, Leo e gli altri del gruppo comandavano.

Quello che non sapevano era il triste motivo che stava dietro al loro bisogno di attenzioni.

Ma non era tanto importante: ormai quella era la sua vita e il casinò era una parte di questa vita. Certo, una parte scomoda e che Anna odiava con tutta se stessa, ma c'era.. e tanto valeva rassegnarsi.

"Anna!"  La ragazza si voltò con calma e, in fondo all'atrio notò quella gallina bionda, la compagna di classe di Davide che l'aveva sempre trattata malissimo. Ma ora le cose erano cambiate: ora Anna era troppo forte, troppo simpatica, troppo bella, almeno secondo la vipera.

Lei si stampò in faccia un sorriso finto da premio Oscar, quel sorriso che ormai aveva imparato a tenersi sulla faccia senza alcuno sforzo, com fosse il suo vero sorriso: "Dimmi.."

"Oh.. niente di che. Mi chiedevo se ci sarai alla festa di domani." Dalla sua espressione non si sarebbe detto che era un "niente di che", ma Anna non ci fece molto caso. Aveva imparato a fare una feroce selezione tra le cose che valevano la sua attenzione e quelle che non erano poi tanto importanti, come l'ipocrisia di tutte le persone che frequentava.

"Certamente. Non preoccuparti.. anche Davide ci tiene tantissimo ad esserci al tuo compleanno: non ce lo perderemmo per niente al mondo..."

"Benissimo! Black and White party cara. Ci vediamo" e le soffiò un bacio con la mano mentre si allontanava.

La gattamorta sembrava soddifatta e Anna poteva finalmente filarsela: aveva avuto una giornata particolarmente intensa a causa di un litigio fra Asia e una tizia a caso nello spogliatoio, per una presunta storia fra Asia e il ragazzo di questa tizia, che nè Asia nè Anna conoscevano. Ma questo non era tanto importante: quando le voci girano, non è fondamentale che siano vere o no.

"Altolà, signorina. Patente e libretto, per favore."

"Non credo che qualcuno usi ancora la parola "altolà" .." commentò Anna, mentre un ragazzo moro, spaventosamente bello, si avvicinava al suo motorino.

"Per una come te dovrei usare parole che non hanno ancora inventato." rispose lui, mentre le stampava un leggero bacio sulle labbra. "E ora basta o ci vengono le carie, come diresti tu."

Lei rise: "Vedo che stai imparando."

Con Davide i suoi sorrisi non erano mai finti, non erano mai studiati. Con Davide Anna poteva essere se stessa fino in fondo, anche quando "se stessa" non era allegra, non era pronta a far festa o a ballare, anche quando "se stessa" faceva battute infantili che non si addicevano a una delle ragazze più popolari della scuola. Grazie al cielo esisteva Davide.

"Dunque, hai programmi? Perchè sono libero tutto il giorno.."

Anna lo guardò con occhi furbi: "Bene, usa questo tempo per prendere qualcosa di adatto per domani sera: non abbiamo ancora il regalo per le tue amichette e tu le conosci meglio di me."

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