...20 settembre 1939...
"Perché papà sta scrivendo quella cosa sulla vetrina del negozio?" Mi disse il mio fratellino tirandomi per la donna del vestito.
"Perché così la gente sa che noi siamo così,la gente non può più confonderci con gli altri negozi e così entra sicura sai quel timore di sbagliare?" Spiegai con voce farfugliante e restando sul vago.
Lui annuì alla mia domanda.
"Ecco la gente così entra sicura e non ha più il timore di aver sbagliato e non ha la vergogna addosso" continuai, certo non potevo dire di sicuro ad un bambino di sette anni ciò che stava succedendo realmente. Andai verso papà con le braccia incrociate e con il muso lungo.
"Perché lo stiamo facendo?" Dissi con tono arrogante.
"Christine dobbiamo farlo! Ne abbiamo già parlato altre volte" rispose lanciandomi un occhiataccia e completando la sua "opera" sulla vetrina del nostro negozio di libri.
"Si ma..." Per un attimo obiettai poi decisi di rimanere in silenzio tanto sapevo che sarebbe stato inutile discutere con lui.
"A tuo fratello che hai detto?" Mi disse in seguito papà.
"Una cretinata come del tipo che questa scritta è un modo per non far confondere la gente con altri negozi eccetera..." Risposi entrando con lui in negozio. Poi si mise alla sua scrivania a continuare il lavoro che aveva interrotto prima.
"Ecco qua!" Ad un certo punto sbucò mia mamma dall'altra porta del negozio che portava su in casa nostra, in mano aveva le nostre giacche.
Ne presi una in mano e vidi che su ognuna di essa ora c'era cucita una stella con la parola "jude".
"Perfetto ci mancava solo più questo" dissi scocciata e girando gli occhi.
"Christine! Piantala!" Mi sgridó mia madre che si mise dopo a piegare le giacche su cui avevo curiosato prima.
"Come posso smetterla? Non vedete che tutto questo è assurdo ci trattano come dei cani" gridai tirandomi i capelli indietro.
"Non siamo stati noi a volerlo" rispose mia madre con tutta calma e sguardo basso.
"Fuori c'è il pandemonio e tu l'unica cosa che sai dire: non siamo stati noi a volerlo?! Ma le vedi le persone fuori che scappano da quegli animali?!" Gridai ancora più forte.
"Christine ora calmati" disse poi mio padre abbracciandomi e baciandomi sul l'osso della spalla.
"Lo sappiamo che sei ancora sconvolta dalla partenza di Ramon" disse poi mia madre mettendomi una mano sulla schiena mentre ero ancora abbracciata a mio papà.
"È partito da ormai due settimane e non ho ancora ricevuto notizie" risposi preoccupata. Ramon era il mio fidanzato era anche lui partito per arruolarsi contro i tedeschi. Ma erano giorni che non avevo notizie sue, ormai stavo perdendo la speranza.
Io con lui avevo molti progetti, prima di partire ci eravamo detti che al suo ritorno ci saremo sposati e poi avremo avuto un figlio ma per me queste promesse erano già morte e sepolte.
Andai sopra in casa a mia e di conseguenza in cucina per prendere un bicchiere d'acqua.
Dopo aver bevuto tutto ad un fiato l'acqua feci un lungo sospiro con la bocca, battei i pungi sul piano lavoro della cucina e con le lacrime agli occhi girai la testa guardando i raggi del sole che oltrepassavano la tenda bianca della finestra.
"Tanto è inutile che ti ribelli con la mente e con le lacrime a tutto questo, non puoi fare nulla" senti arrivarmi mia nonna da dietro.
"Non mi sto ribellando è solo che odio vedere tutto questo" risposi abbassando lo sguardo e piangere ancora.
"Piccola mia, siamo ebrei, per l'umanità siamo un mucchio di spazzatura" ribadì nonna.
"La gente ci vede così perché sono loro i primi a vedersi così,di certo sanno cosa stanno facendo, stanno vedendo ciò che tragica cosa stanno compiendo e di certo nessun essere umano si può sentire bene sapendo che sta facendo qualcosa di orribile."
Mia nonna alle mie parole le vennero gli occhi lucidi e non poté fare a meno di abbracciarmi.
"Ti manca molto, vero?" Mi chiese, sapevo di chi stava parlando e mi limitai solo ad annuire e scoppiare a piangere.
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Indifferent
FanfictionSiamo nel 1939 appena inizio seconda guerra mondiale. Un giorno nella casa di Christine ragazza di 23 anni, fecero irruzione i tedeschi e deportarono tutta la sua famiglia nel capo di concentramento di Auschwitz. Lei riuscì a scappare in un primo m...