43- Tra vita e morte

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Michael

Fortunatamente lei respirava ancora e rubando una macchina dei maggiori del campo, caricai lei sul mezzo e sfrecciò subito via per trovare un'ospedale nelle vicinanze. Non fu semplice perché tutti gli ospedali erano pieni zeppi di malati e ferito a causa della guerra ed era difficile trovare una camera libera.
Ma Dio fu dalla nostra parte e un ospedale trovo una camera libera per lei.
Adesso sono qua che aspetto che i dottori mi dicano qualcosa, seduto e sperare con tutto il cuore davanti a questa sala operatoria; speriamo che Dio mi aiuti anche questa volta. Per noi non c'è proprio pace, siamo riusciti a scappare dal campo miracolosamente vivi convinti di essersi salvati da un dirupo...ma caduti in un abisso.
I dottori mi dicevano di riposarmi, ma cosa ne sanno loro? Questi non erano stati vittime della camera a gas, esperimenti pazzi, loro non hanno mai visto la morte in faccia. Riposarsi? Come si fa? Avevo ancora gli occhi gonfi per il pianto di prima.
Adesso spero solo che tutti e due si possono salvare.
Ad un certo punto vidi il dottore che usciva dalla porta della sala operatoria. E io di scatto mi alzai per chiederle informazioni.
"Dottore.Come stanno?"
"Il bambino lo abbiamo salvato in tempo, prima che la pallottola arrivasse ad ucciderlo.
Ma madre anche però lei è molto debole e non si hanno le certezze che possa superare la notte" disse dispiaciuto.
"Ma se lei dovesse...il bambino di salverà. Giusto?" Chiesi.
Lui prima sospirò e poi mi rispose.
"Non abbiamo medicinali efficaci e poi con tutto questi malati e feriti scarseggiano subito.
Se la ragazza dovesse morire ci sono il 20% di possibilità che il bambino si possa salvare."
Queste parole mi straziarono non diedi riposta ma ringraziai solamente con un semplice "grazie" straziante. Il nordico che me andó facendo un sorriso smorzato.
Mi sedetti di nuovo e aspettati che mi dessero l'ok per vederla.
Ad un certo punto mi ricordai che mi ero messo in tasca delle cose che avevo preso dal corpo di Lisa.
Le presi in mano e vidi che erano un pezzo di una foto e una lettera mai stata aperta. Non c'è altra spiegazione che non quella che quella donna era entrata in camera mia per curiosare; che buffo neanche sapevo più di avere queste cose.
Appoggiai la foto sulle mie gambe e intanto cercai di aprire la lettera.
"Ora può vederla..."disse una voce, alzai uno sguardo ed era un infermiera, allora senza farmelo ripetere due volte misi tutto dento con velocità nella tasca e segui quella signorina fino alla stanza di Christine. 
La ragazza mi fece segno di entrare e io la ringraziai con un leggerlo chino del capo.
"Amore, amore mio, mi senti?" Dissi sedendomi vicino al suo letto dove lei giaceva e prendendole una mano.
"È tutta colpa mia. Avrei dovuto proteggerti ma non lo fatto. Perdonami" cominciai a piangere e senza accorgermene misi la testa sulla sua pancia.
"Hey, piccolino. Hai visto la mamma quanto è stata coraggiosa? Ma adesso tu e lei dovete lavorare insieme.
Perché sai il tuo papà non vive senza voi due..." Scoppiai a piangere disperatamente e queste parole non le dicevo con la testa, ma con il cuore.
Forse per tanti potrò sembrare matto, dire queste cose al bambino mentre ancora lui è in grembo porta sembrare da stupidi, perché certa gente dira "non ti può sentire" ma io sono convinto che loro mi sentano...chiamatemi pazzo e io vi risponderò "fiero di essere chiamato così"
Mi alzai dalla sedia e poi mi misi inginocchio con le mani unite e pregai a Dio.
"Salvali, mio signore, salvai Dio onnipotente..."

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