Un altro giorno era passato è ormai era più che ovvio. Mi stavo innamorando, si esatto, innamorando di un amore proibito purtroppo. Ieri insieme a lui provai emozioni che neanche Ramon in una ora sapeva darmele.
Una deportata è un soldato tedesco, robe da matti. Per lo meno ora sapevo il suo nome. Michael. Che celestiale suono esce dalla mia bocca quando lo pronuncio. Michael, Michael, Michael.
Sapevo benissimo che avrei dovuto togliermelo dalla testa, sapevo fin troppo bene che tra noi non sarebbe successo un bel niente.
Dovevo togliermelo dalla testa o ci sarai stata male.
Nella giornata feci un patto con me stessa. Se sarei riuscita a non pensare a lui per tutta la giornata, avrei dovuto evitarlo anche lo sguardo per tutto il tempo che rimarrò qua o per lo meno per tutto il tempo che mi manterranno
in vita.
Non era semplice ma potevo farcela.
Uscì subito dalla casetta e andai subito a lavare tutti i cortili del ghetto. 'Lui non esisteva, lui non c'era' mi continuavo a ripetere ad abbassa voce.
"Christine hai visto? Il generale non ti ha tolto gli occhi di dosso per un attimo" ero lì inginocchiata inzuppata di acqua e sapone a pensare solo di pulire il suolo, ma il destino mi vuole proprio male, ti pareva se non arriva una che subito mi fece notare lui.
"Si sì, ho visto" gli risposi un po arrabbiata neanche alzando lo sguardo, ma continuando ciò che stavo facendo.
"Non è vero! Non hai neanche alzato lo sguardo" mi disse notando il mio comportamento.
"Basta! Marisol , basta!" Persi la pazienza e non feci a meno di alzare la voce. Io non volevo più sentirlo,vederlo,pensare...amarlo.
Corsi subito via da lì con la rabbia in petto, ma non mi accorsi che Michael mi stava seguendo.
Ad un tratto senti afferrarmi il polso e mi voltai.
"Che ci fai qui?" Domandai con rabbia
"Perché te ne sei andata via così?" Mi rispose lui.
"Non sono affari che ti riguardano,lasciami" gli risposi con tono arrabbiato.
"No! Sono in debito con te, non ricordi!?" effettivamente aveva ragione.
"Perché sei scappata via così?" Mi ridomandó ancora prima che potessi parlare.
Non dissi una parola e scoppiai a piangere. Le lacrime erano più forti di me e non mi accorsi che io stavo piangendo tra le sue braccia.
"Shhh, va tutto bene ora, va tutto bene" sussurrò queste dolci parole con voce fine mentre mi diede un bacio sui capelli.
"Per-perché fai così con me?" Gli domandai tra un singhiozzo e l'altro.
"Perché sono in debito con te" mi rispose scandendo parola per parola.
"Lasciami per favore" mi scogliosi dall'abbraccio e poi cominciai a correre verso la casina.
Mi accasciai a terra piangendo e piansi,piansi e piansi quasi fino ad esaurire le lacrime.*toc toc*
Bussarono alla porta, feci in fretta ad asciugarmi gli occhi e fare passare il rossore e poi mi diedi una sistematina al vestito. Non volevo che qualcuno sapesse che io sto sto male solo perché cupido a tirato la freccia dalla parte sbagliata.
"Apri Chiristine, apri" era la voce di mia mamma. Apri subito.
"Mamma che succede?" Le chiesi guardandola aveva un aspetto a dir poco terrorizzato.
"Nonna l'hanno portata via, io la sto cercando per tutto il campo ma non la trovo" rispose a malapena finendo le parole.
Ero scioccata non sapevo nemmeno dove cercarla ma poi ecco il colpo di genio.
Mi ricordai il mio primo giorno, dove io curiosai in quella struttura e vidi tutta quella gente poi mi ricordai delle parole di Michael. 'Vuoi vedere come sarà la tua morte?'
"Mamma forza, non c'è tempo" la presi per mano e poi cominciammo a correre verso la struttura, che non era altro che la camera a gas.
Quando giungemmo non sapevamo che fare, una di noi doveva andare dentro a prenderla, ma non era sicuro che saremo riusciti a salvare anche noi stesse.
"Mamma vado io" gli dissi con un tono che non ammetteva obiezioni e poi mi addentrai anche io nella folla di persone.
"Che ci fai qui?" Mi senti afferrarmi il braccio e venire una voce da dietro.
C'era lui che mi guardava con sguardo sgranito.
"Lasciami!" Gli gridai liberandomi dalla presa.
"No! Io non ti lascio, che ci fai qui?" Mi rifece la domanda questa volta esigendo delle risposte.
"Mia nonna e lì dentro e se non la salvo io lei morirà" cominciai ad agitarmi e piangere dandole anche dei pugni.
"Christine calma!" Mi prese i pugni e cerco di calmarmi con quel suo tono dolce e soave.
"No! Mia nonna e là dentro non posso lasciarla andare,non posso..." Ribadì piangendo ancora.
"Ok calma, vado là dentro io" mi disse e poi si addentrò là dentro non mi fece neanche in tempo di rispondere che scappó subito, lasciandomi di sasso e sguardo incredulo.
Attendevo con ansia che loro uscissero, avevo paura per tutti e due. Ma poi eccoli sbucare, mia nonna era debole ma stava bene.
Mia mamma arrivo e soccorse mia nonna mettendosi un suo braccio intorno al suo collo e poi portandola via.
Guardai le due che se ne andavano con passo lento e poi mi voltai verso di lui.
"Grazie...ancora" lo ringraziai
"Ora mi dici cosa ti è preso prima?" Mi chiese incrociando le braccia ma sempre con quel tono angelico.
"Scusa ora devo andare" risposi con sguardo vago cercando di correre nella stessa direzione di mia mamma e nonna. Ma mi afferrò i fianchi stringendomi la vita con le sue braccia e attaccando la mia schiena al suo petto.
"Questa volta non ti lascerò più andare" mi scorse un po i capelli e mi sussurrò questa dolce frase all'orecchio.
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Indifferent
FanfictionSiamo nel 1939 appena inizio seconda guerra mondiale. Un giorno nella casa di Christine ragazza di 23 anni, fecero irruzione i tedeschi e deportarono tutta la sua famiglia nel capo di concentramento di Auschwitz. Lei riuscì a scappare in un primo m...