Era arrivata la notte di due giorni dopo e io ero pronta per ritornare sul campo e sfidare ancora una volta la morte.
Ero rimasta talmente tanto tempo in quella casetta che ormai io mi sentivo a casa e al sicuro che mi ero scordata in che posto ero finita. Un posto dove ogni giorno ti sfruttano,picchiano per poi ridurti ad un mucchio di cenere.
Io e Mike ci lasciammo lanciandoci uno sguardo crudele, non potevo perdonarlo mi aveva ferito troppo nel cuore, io lo amavo veramente.
Ancora non riuscivo a capacitarmi, un po mi dispiaceva ma dall'altra parte era come tutti gli altri.
Mi avviai con mamma nella zona sud del campo, era deserta, tutti a dormire.
Io e mia mamma entrammo chiatte chiatte nella sua baracca. C'erano altre donne, ora avevo perso anche le amiche.Lisa
"Quindi hai visto Michael che stava scavando una fosse da sotterrar un presunto pigiama. Giusto?" Mi domando il comandate. Ero di nuovo qua a riferire tutto a lui su cosa avevo scoperto e quali prove avevo trovato. Ma avevo intenzione di fare il doppio gioco in testa avevo in mente un altro piano che a lui non avrei mai e poi mai detto.
"Esatto" risposi con sorriso orgoglioso
"È come mai non mi ha portato al cospetto quella divisa che ha trovato?" Mi domando sospettoso.
"Michael si stava di nuovo avvicinando e io ero lì sul posto e non potevo farmi scoprire. Così a riposto la camicia al suo posto è ricoperto la buca prima che scoprisse qualcosa" risposi.
"Ma come faceva ad essere sicura che la divisa fosse della misteriosa ragazza? A proposito ha scoperto chi è?" Madonna quante domande fa questo qui.
"No, non ho ancora saputo chi è. Ma la divisa lo riconosciuta perché avevo visto la ragazza passare e il numero mi è rimasto in mente" menti su tutto.
"Bene. Da quello che mi ha detto è più che chiaro e questi due hanno giocato col fuoco. E lei sa vero cosa succede a quelli che giocano col fuoco." Quel sorrisino mi piace veramente.
"Si lo so" risposi.
"Sa cosa fare, assicurati che il piano funzioni e posizionala dove è più opportuno."
Io annui e me ne andai.Christine
Ero allo stremo di tutto, non avevo più forza per andare avanti. Domani era un altro giorno per fortuna.
Spunto anche l'alba del giorno dopo è tutto come sempre la stessa routine:alzarsi e andare a lavorare e poi bla bla bla. Non ne potevo più e ai miei problemi se ne erano aggiunti altri, come del tipo ricordarmi che ora sono Lorelle "nipote"di mia mamma.
Dovevo stare esattamente nella zona sud, ma uscire da quell'area se no sarebbe stata la fine.
Ad un certo punto vidi una squadra di soldati che uscivano fuori dal campo e intravisi anche Michael, che subito i nostri sguardi si incrociarono pieni di rabbia ma soprattutto di dolore.
"Dove vanno?" Chiesi ad una signora che lavorava lì con me.
"Vanno a controllare l'area per evitare che qualcosa vada storto, del tipo che qualcuno gli attacchi e liberi noi. Sarebbe un sogno troppo bello" rispose la signora e poi il mio sguardo si concentrò solo sul gruppo che usciva. Pregavo il Dio che nulla andasse male; ma avevo una sensazione poco piacevole.
"Lorelle dai mettiamo a posto questi" mia mamma in veste di mia zia, mi prese il braccio distraendomi un attimo e insieme mettemmo a posto un quintale di mattoni; i giorni più aumentavano più i lavori si facevano duri.*esplosione*
Ad un tratto venire ad est dell'orizzonte vidi un mucchio di fumo e fuoco, seguito da un rombo pazzesco.
Subito catturò la mia attenzione è come un coltello mi sento trafiggere il cuore.
"È successo qualcosa" sussurrai.
"Lorelle non sono cose che ti riguardano" mi rispose mia mamma, ma io ero più cocciuta di un asino.
"Devo andare, è successo qualcosa a Mike, me lo sento"
"Sei fuori di testa, se andrai là fuori morirai" mi disse mia madre scioccata.
"Che mi frega, io lo amo troppo per lasciarlo andare" risposi con le lacrime agli occhi.
"Come pensi di uscire? Scavalcando? La recinzione è fatta tutta di filo spinato, se la tocchi muori fulminata" aveva ragione però dovevo fare qualcosa, non potevo stare qua a girarmi i pollici.
"Non scavalcherò ma passerò sotto" dissi guardando il terreno.
"Cosa?" Mi domando mia madre non capendo le mie intenzioni.
Mi inginocchiai vicino alla recinzione e cominciai a scavare con le mani dove il terreno era più fangoso e avevo più facilità a togliere la terra. Creai un piccolo passaggio che passata sotto il filo spinato.
Riuscì a passare ed ecco che mi ritrovavo fuori dal campo.
"Fai attenzione, torna presto....viva se puoi"
Sorridi a mia mamma e poi continuai.
"Tu stai qua e coprimi se i soldati mi scoprono e la fine" ero agitata ma dovevo fare questo ed altro per amore.
"Certo" mi assicurò mia mamma e poi mi avviai di corsa verso l'esplosione.Mamma di christine
Guardavo mia figlia che si allontanava fiera; non riconoscevo più la mia bambina. Una volta era timida e aveva paura persino della sua ombra, ora neanche se le crollasse una casa addosso si arrenderebbe. Poi seguendo il mio cuore di mamma mi accorsi della cazzata megalomane che avevo fatto a lasciarla andare; dovevo riportarla indietro prima che si facesse make seriamente.
"È mia figlia, non posso lasciarla andare così" sussurrai piano e piano e poi come fece lei anche io strisciai sotto alla recinzione infilandomi nella piccola fossa che aveva scavato lei.

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Indifferent
FanfictionSiamo nel 1939 appena inizio seconda guerra mondiale. Un giorno nella casa di Christine ragazza di 23 anni, fecero irruzione i tedeschi e deportarono tutta la sua famiglia nel capo di concentramento di Auschwitz. Lei riuscì a scappare in un primo m...