2- addio

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Era un nuovo giorno. Come sempre la mia routine e alzarmi dal letto, prepararmi, fare colazione e poi aiutare la mia famiglia in casa e nel negozio.
Scesi sotto nel negozio per sistemare sugli scaffali gli ultimi libri che erano ancora in uno scatolone e che il fattorino ci aveva consegnato qualche giorno fa.
"Christine io vado un attimo a portare questi libri alla signora Mayer, stai tu nel negozio?" Mi disse papà
"Certo vai pure" e dopo si incamminò per la strada a portare i libri alla nostra cliente.
Dopo aver sistemato i libri negli appositi scaffali, passai a mettere in ordine la scrivania, che era sempre in disordine e piena di fogli con tanti scarabocchi.
Ad un tratto scese giù mia madre alquanto agitata.
"Il postino? Non è ancora passato?" Disse con voce frettolosa mentre si torturava le dita delle mani.
"No..." Gli risposi guardandola stranita e con tono sospettoso, come se volessi chiuderle se le fosse successo qualcosa.
"Appena passa, mi chiami?" Mi domandò, continuando ad andare su e giù per la libreria e nemmeno guardandomi in faccia
"Si..." Risposi sempre con quel tono e questa volta avevo gli occhi sgraniti da pazza.
Poi tornó su in casa e io facendo le spalline continuai a mettere apposto la scrivania.

*Gling glon*

Sentì il rumore della porta del negozio aprirsi e alzai lo sguardo.
Vidi il postino con la sua sacca e delle lettere in mano. Ero al settimo cielo magari tra una di queste lettere ce n'è una di Ramon.
"La signorina Christine Basevi" disse il ragazzo guardando il retro di una lettera.
"Si sono io" riposi allungando una mano con l'intento di avere la busta.
"Si ecco, ten..." Ma non fece neanche in tempo a finire la frase che arrivò mia mamma che le prese la lettera dalle mani con foga.
"Questa la prendo io"
Il postino si tolse un attimo il capello per salutarci e se ne andò via,alquanto perplesso dal comportamento che ha appena assistito.
"Mamma!"  Le gridai con sguardo arrabbiato.
Lei se ne andò sopra in casa, correndo per le scale e sbattendo anche la porta.
Io decisi di raggiungerla,la lettera era mia, che cosa mi stava nascondendo? Presi tra le mie mani le estremità della mia lunghissima gonna marrone e salì le scale con fretta anche io.
Quando arrivai sul pianerottolo di casa apri la porta con rabbia e subito mia nonna mi venne incontro mettendomi le mani un po al di sotto delle spalle.
"Oh piccola mia!" Disse con voce tremate come solo lei sapeva fare.
"Nonna lasciami!" Dissi liberandomi dalla sue presa.
"Ohhhh no!" Ribadì poi lei ma questa volta piangendo e mettendosi la mano tremante davanti alla bocca.
Non feci neanche caso al suo gesto per ora la mia priorità era sapere che cosa c'è scritto in quella lettera.
Guardai in ogni angolo della casa per trovare mia mamma, poi la vidi in cucina seduta è appoggiata da un gomito sul tavolo che teneva tra le mani la lettera. Aveva lo sguardo chino, gli occhi lucidi come se le lacrime a tutti i costi volsero uscire.
"Mamma che è successo?" Dissi guardandola stranita e mettendo una mano sullo stipite della porta.
Mia madre mi sporse la lettera, neanche guardandomi in faccia e subito comprendosi gli occhi con una mano.
L'afferrai con velocità e cominciai a leggere quelle poche righe che c'erano scritte.
"Signorina bla bla bla le comunichiamo bla bla bla che il nostro soldato, nonché futuro consorte Ramon Azavei è caduto in guerra. Cordiali salu..."
Nelle ultime righe cominciai a piangere, cercando di trattenere le lacrime e mantenere una voce calda e limpida ma non riuscì a finire di leggere la lettera che svenni. Fortunatamente arrivó subito dopo mio papà.
"Christine,Christine, svegliati" mio padre per farmi riprendere mi continuava a schiaffeggiare leggermente e chiamare il mio nome.
Ripari gli occhi, vedevo tutto sfocato. Mio padre e mia madre mi aiutarono ad alzarmi e mi fecero sedere su una sedia.
"Ramon" sussurrai.
"Si, piccola mia, lo so" mi rispose mio padre porgendomi un bicchiere d'acqua.
"Ieri sera non hai sentito la radio, hanno detto alcuni nomi dei caduti in guerra, ragazzi molto giovani e tra questi hanno detto pure il suo." Mi spiegó mia mamma.
"Quindi ecco perché prima eri così agitata per l'arrivo del postino" gli dissi recuperando il mio respiro regolare.
"Si" rispose abbassando lo sguardo.
"È quindi pensavi di tenermi nascosta una cosa così importante, non è vero?" Gli dissi lanciandole un'occhiataccia.
"Non eri ancora pronta" ribadì con dispiacere,era evidente che non sapeva cosa dire a sua discolpa.
"Al diavolo tutto!" Risposi alzandomi dalla sedia,facendo cadere il bicchiere che si ruppe in mille pezzi e poi andando in camera mia, chiudendomi a chiave.
Ormai stavo piangendo i singhiozzi si facevano sempre più forti.
Apri la mia finestra e guardai fuori un punto non ben definito e con l'aria che mi sfiorava i capelli lunghi e con denti stretti sussurrai: "Fottuta guerra"

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