30- la verità di Michael

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"Michael che vuoi dirmi?" Dissi io preoccupata io avevo pure la faccia da Hitler ma lui non era da meno. Mi prese entrambi le mani e con le lacrime agli occhi comincio a parlare a singhiozzi.
"Mi prometti che qualcosa cosa succeda tra di noi o si scopra non mi lascerai mai vero?" Stava piangendo, ma per quale motivo.
"Certo,Michael dimmi quello che vuoi non tenerti un peso inutile" gli dissi ansiosa di sapere quello che volva dirmi. Mi stavo preoccupando sinceramente.
"Il mio cognome e...e....Jackson"
"Il tuo cognome non e...." Non mi fece finire la frase che Michael mi anticipo e la Fini lui per me.
"Il mio cognome non è tedesco. Stavi per dire questo vero?"
Io annui alle sue parole abbassando lo sguardo.
"Sei Americano" sussurrai.
"Si" mi rispose deciso lui.
"Che ci fai qui dalla parte dei Nazisti tedeschi se il tuo posto e combattere con gli alleati. Dovresti essere con loro per tirarci fuori dalla guerra" non mi stavo arrabbiando ma quando cominciavo a fare avanti e indietro non era buon segno.
"Non essere arrabbiata con me" mi pregò lui asciugandosi le lacrime.
"Amore io non sono arrabbiata, pero che ci fai qui? se..." Mi risedetti vicino a lui sul letto e con un braccio le circondai la schiena.
"Ok. Mio padre, mia madre, i miei fratelli e tutta la mia famiglia eravamo americane.
Eravamo felici e modestamente eravamo anche una famiglia che stava bene. Un giorno però questa felicità familiare si ruppe perché mia madre si ammalò gravemente e nel giro di tre mesi ci lascio tutti da soli.
Io avevo solo cinque anni quando accadde tutto e probabilmente a causa del trauma io non parlai più. Tutti della mia famiglia cercano di farmi spiaccicare parola ma io non parlavo.
Tutto andó bene fino a quando io non compi sette anni. Un giorno i carabinieri fecero irruzione in casa nostra e arrestarono nostro padre, lui non lo rividi mai più.
Così la nonna troppo anziana per occuparsi di noi i giudici ci misero tutti in un orfanotrofio e in due o tre anni venimmo tutti adottati da famiglie diverse.
Io venni adottato da un uomo tedesco, casualmente capo dell'esercito.
Lui non accettava, trovava ignobile avere un figlio "muto" è così mi fece arruolare contro la mia volontà nell'esercito; passando da cadetto per poi diventare generale fino ad oggi. Io recuperai la parola solo verso i miei dieci anni" Che storia strappa lacrime.
"È tuo padre che cosa aveva commesso di tanto grave da essere arrestato?" Gli domandai.
"Non lo so, ero troppo piccolo da capirlo e io..." Scoppio a piangere sulla mia spalla.
"Oh, amore mio. I tuoi fratelli li hai ancora rivisti?"
Scosse la testa, non riuscendo più a parlare per i troppi singhiozzi e i ricordi lancinanti che si stavano versando sulle sue guance sotto forma di lacrime.
"Hey. Tesoro sappi che qualunque sia il tuo cognome e a quale dinastia appartenga il nostro bambino, io mani e poi mai ti abbandonerò" dissi straziata anche io dalle sue lacrime, mentre gli accarezzavo i suoi capelli.
"Grazie. Ti amo"
"Ti amo anche io" le alzai la testa dalla mia spalla le sorrisi e poi delicatamente le lasciai un bacio sulle labbra.

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