Tre settimane più tardi...
Passarono tre settimane e le cose non variarono di molto. Io ero ancora scossa dallo scontro con Lisa e Michael che si era ripreso del tutto venne dimesso senza nessuna complicanza.
Mi dispiaceva un po perché con questa scusa di andarlo trovare ogni sera di nascosto io avevo rotto un po l'equilibrio del campo. Insomma lavoravo ma non sentivo la fatica, i bei momenti passati con lui soprattutto quelle due notti mi tornavano sempre in mente è sempre mi facevano tornare il sorriso nei momenti bui.
Odio ammetterlo ma questo campo in realtà mi aveva cambiato la vita; mi sentivo come una deportata speciale...si insomma chi altro in questo inferno intratteneva una relazione con un soldato? Nessuno a parte me. Per noi era una specie di gioco, pericoloso lo ammetto ma al cuore non si comanda e il mio ha scelto Michael.
Da un po di giorni però mi sentivo strana, dopo quella notte sembrava che qualcosa dentro di me era cambiato o stava cambiando ma non ci feci caso, fino ad arrivare ad oggi.
Era un altra giornata caldissima ormai stavamo andando verso l'estate e le giornate diventavano sempre più calde. Per ora qua non pioveva da settimane.
Come sempre dovevamo lavorare, morte, vive o moribonde dovevamo pure sempre lavorare. Il sole picchiava fortissimo "cuocendo" pure la testa a momenti.
In mano piccone e forza,dovevamo rompere delle pietre...lavoro più inutile non c'era al mondo.
Mi comció a girare la testa fortissimo ed appannarmi la vista. Mi dovetti sedere per terra un attimo e sperare che passasse.
"Lorelle! Che succede?" mi chiamó in quel modo mamma perché attorno c'erano altre persone.
"Niente, niente" dissi con il respiro affannoso.
"No aspetta. Forse è il troppo caldo vado a prendere un secchio d'acqua"
Io annui ma con un secchio d'acqua fresca di certo non risolvevi le cose.
Mia madre trono con il secchio e con la mano mi bagno la fronte, la bocca e i polsi.
"Come va?" Chiese
"Un po meglio ma mi gira ancora la testa" dissi prendendomi la fronte tra le mani.
"Vado a chiamare Michael?"
"No, mi sto già riprendendo"
Mi rialzai e presi di nuovo il mio lavoro ma dopo cinque minuti caddi di nuovo; sulle ginocchia molli.
"Ancora? Ma che ti succede" mi soccorse di nuovo mia madre.
"No...non lo so" dissi ansimando, il cuore cominciava accelerare e cominciai a sudare tantissimo.
"Non puoi stare qua. I soldati prenderanno provvedimenti se ti vedono in questo stato. Andiamo via" disse guardandosi attorno e assicurandosi che nei paraggi nessuno nazista abbia assisto a quella scena.
Mia mamma mi mise un braccio intorno al suo collo e con il suo braccio destro circondó la mia vita e non andando tanto nell'occhio riuscì a portarmi dentro alla casetta e farmi stendere su un letto.
"Grazie" le sussurrai
"Di niente. Come va ora?" Mi richiese un altra volta.
Stavo per rispondere ma mi venne un improvviso attacco di vomito. Presi una ciotola che c'era lì e buttai fuori tutto ciò che la nausea mi aveva portato su.
"Oh, figlia mia ma che cosa hai?" Si domandò mia mamma disperata vedendomi in quello stato.
"Io...io non lo so"
"Di sicuro non è il caldo. Hai per caso mangiato qualcosa?" Se sedette vicino a me sul letto.
Scossi la testa in segno di negazione, non mi ricordavo di aver mangiato qualcos'altro di diverso oltre al solito pane è bevuto alla solita acqua.
"Allora non so cosa hai. Forse è il troppo lavoro?"
"Mamma è inutile che fai finta di non saperlo" dissi pulendomi la bocca e tenendo lo sguardo basso.
"Sapere cosa?" Chiese stranita.
"Mamma santo cielo! Arrivaci" cominciavo ad innervosirsi; scusate ci ero arrivata io e non lei?
"Ma io...aspetta!" Esclamò ad un certo punto.
"Ci sei arrivata finalmente?"
"Hai gli stessi miei sintomi di quando io aspettavo Jonathan"
"Alleluia lo hai capito!" Esclamai io guardandola da arrabbiata.
"Christine che hai combinato?"
Non diedi risposta.
"Christine cosa avete combinato tu e Michael?" Riformulo la domanda ma questa volta con un tono nettamente maggiore.
"L'altra sera io e lui..."
"Ti rendi conto del grosso errore che avete fatto?"
"Noi ci amiamo" dissi
"Che importa dovevate tenere a freno i vostri istinti lussuriosi. Ora di sicuro tu e quell'altro finirete se non oggi ma domani nella camera a gas"
"Non ci succederà nulla se non diremo niente a nessuno e continueremo a fare come se nulla fosse" replicai io.
"Chri qua non si tratta più di nascondere il vostro amore ma si tratta di nascondere un bambino che cresce in te. Andando avanti con i mesi la tua pancia crescerà e cosa dirai agli altri? Sei ingrassata?"
"Dirò tutto a Michael e insieme troveremo una soluzione. In fondo lui è il padre del bambino no?" Alzai un sopracciglio.
"Che fosse il padre non avevo dubbi ma sei così certa che lui vorrà il bambino?" Mia madre non sa proprio quello che dice, certo che vorrà il bambino che domande?
"Non ho certezze ma di certo non mi sembra un tipo che ti abbandona nelle difficoltà. Non mi ha mai abbandonato e mai mi abbandonerà" le risposi alzando la voce.
"Ok calmiamoci tutti magari è solo influenza e ci stiamo preoccupando per niente" si mamma, certo, trova tutte le scuse immaginabili possibili di sto mondo.
"Non è influenza" barbottai tra me e me ma lei mi senti.
"Come fai ad esserne così sicura?" Incrocio le braccia.
"Mi è saltato questo mese va bene?!" Urlai.
"Ok,ok quando hai intenzione di dirlo a Mike?" Disse calmandosi un po.
"Sta sera. Ritornerò nella parte nord del campo quando tutti saranno a dormire e glielo dirò" questa era la mia idea.
"Figlia mia, quanti problemi" mi strinse in un abbraccio piangendo e anche a me qualche lacrimuccia scappó.
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Indifferent
FanfictionSiamo nel 1939 appena inizio seconda guerra mondiale. Un giorno nella casa di Christine ragazza di 23 anni, fecero irruzione i tedeschi e deportarono tutta la sua famiglia nel capo di concentramento di Auschwitz. Lei riuscì a scappare in un primo m...