"Avete finito voi due di dirvi i segreti?" Mia mamma entro di nuovo nella casetta dove c'eravamo ancora noi due abbracciati.
"Leva quelle braccia da mia figlia" continuo poi lei in modo burbero.
"Mamma! Santo cielo" la ripresi e lanciandole un occhiata maligna.
"Dobbiamo metterci all'opera se vuoi cambiare identità" rispose mia madre.
Io annui.
"Per prima cosa i capelli!" Esclamò mia mamma.
"Cosa?!" Domandai al quanto sorpresa,che volevano fare ai miei bellissimi e lunghissimi capelli biondo scuro, che arrivavamo fino ai fianchi?
"Dobbiamo tagliarli" prese le forbici.
"Oh no! Tutto tranne i miei capelli,quelli non si toccano" ci volle solo la parola tagliare che mi mi fece saltare su dalla sedia, agitata e arrabbiata.
"Christine vuoi si o no sopravvivere?!" Mi domando mia mamma arrabbiata e urlandomi contro. Eccoci qua, stavamo per cominciare a litigare. Eravamo già nella seconda guerra mondiale ci ne mancava una terza.
"Si ma..." Esitai piagnucolando
"Ma niente! Non fare la bambina stupida. Ti taglierò quei capelli che ti piaccia o no" mia madre si era arrabbiata e di conseguenza mi tiro pure uno schiaffo così forte che mi fece cadere molle sul pavimento.
"Signora! Si calmi per favore." Disse Michael tranquillizzandola.
Poi mi prese e mi sollevò da terra e con un bacio mi sussurrò la cosa più dolce del mondo.
"Lo sai che ti amo vero?! E anche se ognuna delle tue ciocche di capelli verrebbe tagliata io ti amerei sempre e sempre di più, ogni giorno"
Io annui contenta e ricambiai quel suo bacio con un altro sulla sua guancia.
Poi mi sedetti sulla sedia pronta per farmi "rasare". Per me anche una sola chiocca tagliata equivale ad essere pelati.
Mia madre stava puntando già le forbici ma Mike la fermò un attimo.
"Aspetta!"
"Che c'è?" Domando mia madre
Lui tirò fuori dal cassetto del comodino una specie di fascia nera e me la mise sopra gli occhi. Occhio non vede, cuore non vuole. Che idea fantastica aveva avuto.
"Bene posso andare avanti" disse mia mamma e poi sentivo il suono delle forbici che stavano ricucendo i miei capelli ad una cortezza elevata. Zac, zac; che suono atroce.
"Ecco abbiamo finito" dopo qualche minuto il suono delle forbici si fermò e io sentivo la testa molto più leggera.
Mi tolsero la benda e poi mi guardai allo specchio.
"Oddio! Ma sono un mostro!!" Esclamai, non mi riconobbi più nel mio riflesso, sembravo un altra persona.
Ora i miei capelli erano tagliati a mo di caschetto che mi battevano sul collo.
"Sei perfetta così" mi disse Michael mettendomi una mano sulla spalla.
"Ora mettiti questa" mi mise una bandana in testa che mi copriva tutti i capelli.
"Ora il vestito!"
"Il vestito?" Domandai stranita dalla frase di Michael.
"Su questo straccio c'e un numero che ti identifica, tutti morti qui vengono schedati e se i soldati della parte sud venissero a capire che il tuo numero e ancora in circolazione, sarebbe la fine"
Astuto il mio tesoro.
"Ok, ma che mi metto?"domandai.
"Questo è un pigiama che sono riuscita a recuperare durante il lavoro del cucito. Mettiti questo" disse mia mamma porgendomi lo stesso abito a righe ma con il numero diverso.
"Intanto io farò sparire questo" disse Mike prendendo il mio vecchio abito.
"Bene ora provvediamo a come ti devi comportare. Sei appena stata deportata il tuo nome e Lorelle e sei mia nipote. Ok?"
"Ok" risposi a mia mamma.
"Ora sei pronta per andare" mi prese per mano e cerco di portarmi fuori. Ma Michael si mise davanti alla porta prima che lei potesse aprirla.
"Lei adesso non andrà da nessuna parte" si rivolse a mia mamma con broncio in faccia.
"Cosa dici?"
"Sua figlia è ancora troppo debole, non è sicuro mandarla ancora fuori. E poi sarà meglio portarla nella zona sud quando è notte, avete meno rischio che qualcuno vi veda." Rispose lui.
"Ok, verrò a prenderti tra due giorni. Tu stai qua mi raccomando" Per una volta mia madre era dello stesso parere del generale? Wow, mai successo.
Io annui alla sue parole e dopo salutai mia mamma con un abbraccio.
"Voglio andarmene via di qui!" Mi lasciai sfuggire una lacrima.
"Lo so, lo so. Spero solo che arriveranno presto" mi abbracciò e mi sussurrò baciandomi sulla fronte ma non avevo ben capito a che cosa si riferisse nell'ultima parte.
"Chi deve arrivare?" Domandai curiosa.
"Eh? Oh, nessuno stavo solo...pensando al alta voce." Rispose Mike, era un po esitante. Che cosa stava nascondendo?!Mi scuso se ieri non ho pubblicato ma sono stata male. Sorry💞
STAI LEGGENDO
Indifferent
FanfictionSiamo nel 1939 appena inizio seconda guerra mondiale. Un giorno nella casa di Christine ragazza di 23 anni, fecero irruzione i tedeschi e deportarono tutta la sua famiglia nel capo di concentramento di Auschwitz. Lei riuscì a scappare in un primo m...