42- In salvo ma...

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Michael

Non sapevo dove cercare o trovare il padre di Christine e nemmeno sapevo come si chiamava e che faccia aveva.
E a tutto il gran trambusto ci si aggiunge anche la pioggia. Perfetto. 
Non mi rimaneva che consultare gli archivi dei deportati, sperando che non sia stato ancora schedato...
Sapevo che il suo cognome era Adimh ma tra quelle scartoffie di certo c'erano migliaia di nomi che ne sapevo se c'erano persino nomi doppi, ma per ora c'era solo quello da fare.
Per fortuna che il campo in questa parte il campo era calmo e il trambusto era solo nella parte femminile, ma qualcosa mi diceva che dovevo sbrigarmi; non vorrei che i miei "colleghi" dell'altro campo chiedessero rinforzi qua, e poi si divulgasse il pandemonio pure qui.
Gli archivi erano solo una casetta di legno rovinata, quasi distrutta e al suo interno c'erano migliaia di cartellone di cartone contenendo pile di fogli alte mezzo metro. Un impresa a capirci qualcosa.
Entrai dentro indifferente e appena vidi il disastro che c'era: foglio sparsi per terra ovunque, cartelline fuori posto; mi misi le mani nei capelli. Dove incominciavo a cercare? Sono sicuro che se mi fossi messo ad esaminare tutti i fogli uno ad uno tra due secoli sono ancora qui.
"Pensa Michael" mi ripetevo nella mia mente, ci doveva essere un modo veloce per scoprire qualcosa.
Così ecco l'illuminazione, i fogli venivano messi in una determinata cartellina così mi bastava solo controllare la cartella di cinque mesi fa, il tempo in cui fu portato qui il padre di Chri e cercare sui fogli questo cognome.
Nel casino riuscì a trovare per miracolo la cartella e cominciai a sfogliare i fogli con velocità tenendo occhi fissi sul punto dove era scritto il nome. Passai piu o meno 300 nomi finché non trovai un foglio con scritto: Lewis Adimh. Era lui? Speriamo. C'era solo lui in questo registro.
Speriamo che non si siano dimenticati di schedarlo. Presi il foglio in mano e uscì dalla casetta, adesso con l'obbiettivo di trovare questo uomo.
Guardai il foglio ancora una volta e poi mi guardai bene a destra e a sinistra per trovare qualcuno di affidabile da chiedere informazioni su sto Lewis.
Nelle vicinanze c'era solo un tipo anziano che lavorava, non volevo chiedere proprio necessariamente ai deportati del campo, perché non sai mai se fidarti ma questa era l'unica scelta.
"Mi scusi, conosce per caso questo Adimh Lewis?" Chiesi cordialmente indicandogli il nome sul foglio.
"Si, si trova laggiù" rispose con voce rauca il vecchietto e indicando un punto lontano.
Io alzai lo sguardo e scorsi un uomo piccolo e gobbo.
"Grazie" dissi con voce fine.
"Aspetta" lui mi prese il braccio di colpo "fate attenzione, è un uomo pericoloso, è matto! E matto! E matto!" Gridó più volte e tremando come una foglia. Rimasi sconvolto da quella reazione e mi allontanai dal vecchio correndo e qualche volta girandomi vero di lui.
"Signore, signore..." Lo chiamai. Avevo visto bene, era un uomo piccolo e gobbo; ma non mi degnò di striscio al mio richiamo e continuava ad alzare la terra con la pala come se nulla fosse.
"Mi scusi, sono qui per sua figlia" ribadì un altro volta. Ma ancora senza risposta.
"Sua figlia e Christine, giusto?"
"Christine, Christine...me la ricordo" sussurro lui e io guardandolo con oggi sgraniti.
"Io sono il suo ragazzo, stiamo scappando. Venga anche lei" la pioggia aumentava è già io ero tutto zuppo.
"No io non vengo...chi sono io?" Che comportamento strano, forse stare in questo campo ha avuto effetti negativi su di lui.
"Sua figlia è andata ha recuperare sua moglie..."
"Ho una moglie?" Giro lo sguardo su di me, i suoi occhi erano grandi e fissi e oltretutto rossi  e gonfi.
Forse avevo capito cosa li era successo, qua non solo si faceva lavorare come dei matti e uccisi senza pietà; ma le persone venivano usate anche come cavie per esperimenti pazzi e talvolta avevano effetti collaterali sul cervello.
"Ehm...sì. Deve scappare, non può stare qui" non avevo la certezza che mi capisse a questo punto.
"Esperimenti, orrore, morte...esperimenti, orrore,morte" lui ripete più volte queste parole, le cose più brutte che lui aveva vissuto fino ad ora.
"La prego. Sua figlia ha bisogno di lei. Se la ricorda sua figlia?" Cercavo di ragionare con lui con tutta calma, capivo la situazione.
"Christine, Christine è morta"
"No lei è viva e sta aspettando un bambino"
"Lei è morta, e anche io sono morto..." Odiavo sentire parlare di morte, ma ci voleva pazienza.
"Senta,lo so che lei è stato vittima di cose atroci ma deve scappare" al suono di queste parole lui smise di scavare, getto la pala in terra e mi guardò con quegli occhi quasi fuori dalle orbite.
Indietreggiai a quella mossa.
Poi si girò e si diresse piano piano vicino al recinto di filo spinato elettrificato, lo sfioro con un dito.
"Brucia..." Sussurrò, oh no! Non voleva farlo veramente.
Poi si attaccò tutto con il corpo al fino e non mi diede neanche il tempo di cabine cosa stava combinando che lui cadde a terra fulminato.
Mi accasciai vicino al corpo, presi il polso ma il suo battito ormai era andato. Mi cadde una lacrima.
"Ormai qui non c'è più nulla da fare..." Dissi dispiaciuto. E tornai nel campo femminile.

Christine

Non avevo salvato mia madre, me mia nonna. E avevo anche una brutta sensazione su mio padre.
Ero vicino all'uscita dove saremo dovuti scappare e attendevo Michael.
Nell'ansia che non tornasse sano e salvo.
La situazione di questa rivolta era degenerata completamente ormai i detenuti ribelli erano quasi tutti presi e io accasciata a terra con il dolore della ferita e delle contrazione, vedevano che ormai io non ero più un problema; mi davano già per morta.
La pioggia aumentava e il magone di non rivedere più il padre del mio bambino si faceva più forte.
Ma eccolo che lo vidi arrivare.
"Chri, amore mio! Tutto bene?" Chiese vedendomi li accasciata a terra con la pancia tra le braccia.
"Si sì, è mio padre?"
"Tuo padre è morto folgorato. Hanno fatto esperimenti sul suo cervello fino a condurlo al suicidio" me lo aspettavo, non ci rimasi male più di tanto. Quando avvertì qualcosa e perche quella cosa è giusta, abbassai solo lo sguardo.
"È tua nonna?" Chiese lui.
"Eravamo tanto così dalla salvezza, ma una bomba scoppiò nell'immediato e lei non c'è la fatta"
"Capisco che brutto colpo per te." Rispose baciandomi sulla fronte.
"Doveva andare così..." Risposi con freddezza. Ormai il destino era compiuto e le cose dovevano andare evidentemente così, non potevo arrendermi ora questo incubo sta per finire e io sto per avere una famiglia e devo essere una mamma forte e coraggiosa.
Aiuto! Stavo per perdere conoscenza a causa di tutto ma era difficile non darlo da vedere.

Michael

Quanto coraggio aveva questa ragazza.
Disteso ancora lì a terra c'era Lisa, il suo copro ormai cadaverico e la sua anima che bruciava all'inferno. Notai che dalla tasca usciva qualcosa la presi senza darci uno sguardo e poi incoraggiai il mio tesoro ad andarcene subito via.
"Vieni e ora di andare" dissi.
Lei annuì sorridendomi e si alzo in piedi e da lì passammo in mezzo alla nostra via di fuga, che non era che altro un buco nella recinzione di filo spinato. Passammo con cautela senza toccare i fili. Prima passo lei è poi.
Ci allontanammo un po' correndo e quando ci trovammo distante da quell'inferno esultammo e ci abbracciammo felici.
"Siamo salvi amore mio" dissi e poi la baciai, ma cadde a terra senza che io me lo aspettassi.
"Christine, che ti prende, Chri?" Svenne ai miei piedi e io non capivo cosa le fosse capitato. Mi sedetti accanto a lei e la sollevai dalla schiena prendendola tra le mie braccia e cercando di capire le cause del suo svenimento. Il cuore fortunatamente batteva ancora.
"Chri amo...oh cazzo!" La chiamai più volte finché non vidi la mia mano immersa di sangue, guardai la sua schiena e notai una grossa ferita, oddio; Lisa deve averla colpita prima di morire.
Che stupido come ho fatto non accorgemene? Il bambino, lei...cosa ne sarà?
"Chri ti prego non morire, non morire" dissi tra i singhiozzi del pianto che si era scatenato; condilavo con lei fra le braccia e dandole boccoli baci in fronte.
"Ti prego non morire, ti prego, ti prego amore..."

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