Epilogo

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Nessuna immagine, immaginate da voi


Oggi mi sono alzata e ho iniziato un nuovo anno. Ho iniziato l'ultimo mio anno da liceale. È incredibile che sia passato un anno dall'ultima volta che mi sono sentita così, sembra essere passata una vita. Il mio ultimo primo giorno di scuola.

Tutto quello che posso sperare è che sia diverso da quello appena passato. È stato un anno sconvolgente, in tutti i sensi.

Solo un nome mi ricorda l'anno passato. Solo un nome può farmi agitare tanto e farmi iniziare questo nuovo anno con il ricordo del vecchio.

Sono passati due mesi. Due mesi e il vuoto che ho al petto si è espanso sempre più, senza mai farmi provare meno dolore. È stata un'incessante e continua tortura.

Ma solo oggi ho perso la speranza, solo oggi mi sono arresa al dolore.

Prima non ho ceduto, prima ho continuato a lottare.

L'ho cercato per due mesi, incessantemente.

Il giorno dopo che se n'è andato gli ho mandato all'incirca una decina di messaggi. Sono uscita di casa con ancora addosso il suo odore e l'ho chiamato un paio di volte. Dava sempre staccato.

Nel pomeriggio, superato l'orgoglio, mi sono fatta forza e sono andata al camper dalla madre. Ero pronta ad affrontarlo faccia a faccia, pronta a qualsiasi tipo di litigio.

Ma lui non era lì, c'era solo Marta.

Mi ha accolta e mi ha fatta sedere al tavolo prima che però girassi lo sguardo e capissi che tutte le cose di Chris non c'erano.

Non ho domandato e lei non ha detto niente.

Avevo capito tanto quanto lei. Si è alzata, ha raggiunto la sua camera e quando è tornata da me, mi ha consegnato un foglietto.


Mamma, hai fatto tanto per me. È tempo di ricompensarti. Non posso dirti dove sono andato perché potrei farmi trovare da chi non può sapere dove sono al momento. Troverò il modo di contattarti, starò bene.

Tornerò da me, mamma.

Ti voglio bene.

Christian.


Rileggere la sua scrittura mi ha fatto scendere una lacrima che Marta si è affrettata ad asciugare. Almeno a lei lo aveva lasciato il biglietto. A me non aveva lasciato niente se non un cuore spezzato.

Per due giorni sono tornata al camper sperando che la piccola porta di plastica si aprisse e una testa mora comparisse. Anche solo per salutare la madre. E io sarei stata lì ad aspettarlo; ma ogni volta tornavo a casa delusa.

Gli ho scritto ogni giorno, sperando in una sua risposta. Non avevo bisogno di sapere dove fosse, avevo bisogno di sapere che sarebbe tornato, prima o poi. E che stava bene.

Ho anche chiamato tutti i suoi amici e alla fine, quando ho convinto Marta a darmi il numero di Francesco, ho chiamato persino lui. Non ha risposto subito ma quando mi sono ritrovata un suo messaggio alle due di notte del giorno dopo, ho sentito che la speranza forse non era completamente vana. Ma il messaggio diceva solo: Non lo aspettare, Maggie.

Allora il mio cuore ha cessato di battere per un secondo.

Per quanto assurdo sembrasse, era come sparito nel nulla.

Mi aspettavo che dopo una settimana il suo silenzio sarebbe scemato, avrebbe contattato qualcuno, magari me, o l'avrei visto per caso nella città, al Giac's Company o all'Angels.

Niente.

Aveva preso le sue cose ed era scomparso nel nulla.

Ho persino cercato di convincere Marta a chiamare la polizia ma lei mi ha risposto che conosceva il figlio e anche Francesco era andato via di casa alla sua età. Dissi che non era la stessa cosa ma lei non sembrò obbiettare e abbandonai l'argomento.

Prima di te nessuno mai || 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora