Five.

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Il buio della notte avvolgeva tutto ciò che si ritrovava sul suo cammino, le case che alla luce del giorno sembravano uguali a tante altre, di notte, avevano qualcosa che le rendeva speciale, nessuno poteva sapere cosa stava succedendo tra quelle mura, il buio impediva anche di vedere dalle piccole finestre, di notte un'aria di mistero si estendeva sulle case e tutto ciò che le circondava.
Le uniche luci che illuminavano la piazza erano le stelle, poche, ma luminose, stelle interrompevano il buio più assoluto e facevano sorridere i pochi che si erano concessi il privilegio di osservarle.
Benjamin quella notte non riuscì a chiudere occhio, il rumore dei suoi pensieri gli impediva di conciliare il sonno, era appoggiato al muro della sua stanza e, con aria persa, osservava distrattamente il cielo fuori dalla finestra e si sentiva in gabbia in quella grande casa.
La vita del moro, vista dall'esterno, poteva sembrare perfetta, un ragazzo che nei suoi anni di vita aveva ricevuto tutto ciò che desiderava e che non sapeva nemmeno cosa fosse soffrire per qualsiasi motivo ma in realtà era l'esatto opposto, non poteva negare che da bambino aveva avuto cose che gli altri suoi coetanei non sapevano nemmeno esistessero ma c'era qualcosa che gli era sempre mancato, l'amore e la felicità, in casa sua era raro sentire qualcuno ridere di gusto ed era ancora più raro vedere qualche gesto d'amore, nemmeno i suoi genitori si scambiavano carezze o cose tipiche delle coppie sposate, a Benjamin sarebbe piaciuto vivere in una casa dove si poteva respirare amore e avrebbe ceduto volentieri tutte le sue belle cose per averla e proprio per questo invidiava il suo caro amico Federico ma non riusciva, e non voleva, odiarlo per quel motivo.
Federico era la sua unica gioia, la sua unica luce in quella vita buia, proprio come le stelle lo erano per la notte.

La notte insonne del più grande si rivelò più lunga di quanto quest'ultimo si aspettasse, il tempo passava in modo estremamente lento mentre lui continuava a girarsi e rigirarsi nel letto alla ricerca di un modo per spegnere il suo cervello, smetterla di pensare, e godersi il meritato riposo che, però, non era arrivato.
La luce del sole filtrava debole dalla tende della stanza di Benjamin mentre questo finiva di prepararsi pronto a scendere a fare colazione.
Proprio come pensava, suo padre, era già seduto al tavolo intento a bere la sua spremuta e a leggere il giornale arrivato da poco.
-"Buongiorno padre." Lo salutò lui e si sedette all'altro capo del grande tavolo.
Suo padre alzò gli occhi dal giornale e lo scrutò attentamente.
-"Figliolo, come mai già sveglio?" Gli chiese.
-"Non sono riuscito a dormire questa notte." Rispose il ragazzo e scrollò le spalle.
-"Mh, qualche pensiero ti disturba?" Continuò a chiedere l'uomo e ripiegò il giornale più volte su se stesso per dare la sua completa attenzione al figlio.
-"Forse." Balbettò Benjamin.
Un mezzo sorriso comparve sul volto del padre che appoggiò i gomiti sul tavolo e assottigliò gli occhi.
-"È forse qualche bella fanciulla che disturba il tuo riposo?" Chiese con tono allegro.
Il moro sospirò e si sistemò il tovagliolo sulle gambe.
-"No padre, nessuna donna disturba il mio riposo." Rispose.
A sentire quelle parole l'uomo sospirò sonoramente e buttò la testa all'indietro per appoggiarla sulla sedia.
Alberto non aveva mai avuto l'onore di sentire il suo unico figlio parlare di donne e delle pene che queste gli procuravano, non sapeva neanche se Benjamin avesse mai parlato con qualche donna che non fosse sua madre o una cameriera della casa.
Il moro, irritato dalla reazione di suo padre, spostò la sua colazione e si alzò dalla sedia.
-"Buona giornata padre." Lo salutò.
-"Dove vai? Non fai colazione?" Le domande di Alberto non erano mosse dalla preoccupazione per suo figlio ma bensì dal volerlo controllare costantemente.
-"Federico mi aspetta, farò colazione con lui." Rispose Benjamin cercando di non far trapelare dalla sua voce le sue emozioni.
-"Federico? Ancora quello lì? Quando smetterai di frequentarlo?" Il tono di voce del padre non era più tranquillo come prima, era chiaro che si stava innervosendo.
-"Quello lì è mio amico e continuerò a vederlo tutte le volte che voglio, che vi piaccia o no." Disse il più grande e strinse le mani fino a far sbiancare le nocche. "Buona giornata padre." Aggiunse e lo lasciò solo nella grande stanza.
L'uomo sbraitò qualcosa sottovoce e sbuffò nuovamente, non approvava il legame che univa i due giovani.

Benjamin stringeva le ginocchia al petto e continuava a guardare un punto indefinito davanti a lui, guardava la grande distesa di acqua e invidiava la sua tranquillità, nessuna la obbligava ad essere ciò che non era.
La scusa che aveva rifilato a suo padre non corrispondeva alla realtà, Federico non lo stava aspettando e tanto meno avrebbe fatto colazione con lui, era da solo in quel posto tanto speciale per lui.

Il moro non sapeva quanto tempo era trascorso dal suo arrivo al bosco ma poteva udire perfettamente i passi di qualcuno avvicinarsi al luogo in cui lui era, il pensiero che potesse essere suo padre si fece spazio nella sua mente e lo fece deglutire più volte ma si calmò immediatamente quando, tra gli alberi, scorse i capelli biondi del suo amico e i suoi occhi azzurri che tanto adorava.
Non sapeva come descrivere gli occhi di Federico, tutto ciò che sapeva, era che il colore del cielo impallidiva davanti agli occhi del ragazzo.
-"Benjamin." Sussurrò il più piccolo.
-"Piccolo Federico." Disse Benjamin e accennò un sorriso.
Federico si avvicinò a lui e si sedette accanto al ragazzo.
-"Come mai sei qui?" Gli chiese sottovoce.
-"Volevo stare un po' da solo, avevo bisogno di pensare." Rispose il moro mentre continuava a guardare davanti a lui.
-"V-vuoi che me ne vada?" Balbettò il più piccolo.
Benjamin sobbalzò dalla sorpresa e, prontamente, scosse la testa.
Anche se voleva stare da solo la voglia di passare del tempo con Federico era più forte, sarebbe potuto scomparire il mondo ma se Benjamin aveva Federico aveva tutto ciò di cui aveva bisogno.
-"Resta." Disse. "Resta qui con me." Aggiunse.
Federico gli sorrise e gli scostò una vetta di capelli dalla fronte.
-"Cos'è successo?"
Il più grande sospirò e iniziò a giocherellare con le dita dell'altro.
-"Mio padre, come sempre." Disse e fece intrecciare le loro dita.
Il biondo gli rivolse uno sguardo compassionevole, si portò il dorso della mano del ragazzo alla bocca e vi lasciò un bacio.
-"Raccontami." Disse e separò le loro mani prima di fargli poggiare la testa sulle sue gambe.
-"Sempre il solito motivo, lui vuole che io sia ciò che non sono." Spiegò brevemente il ragazzo dai capelli mori a basso sguardo.
Federico gli mise due dita sotto al mento e fece incontrare i loro sguardi.
-"Ascoltami." Disse con tono pacato lui. "Benjamin, tu non devi essere nulla se non vuoi.
Tu sei perfetto così come sei, con i tuoi pregi e i tuoi difetti e non devi cambiare.
Tu sei perfetto, lo sei per me." Continuò a parlare.
Le guance di Benjamin si tinsero di rosso mentre un sorriso illuminava il suo viso.
-"Grazie Federico, ci sei sempre per me."
-"E ci sarò fin quando tu vorrai."

Illegal love || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora