Twenty nine.

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Quella sera era particolarmente fredda, cosa insolita data la stagione estiva, nel cielo non erano presenti le solite stelle che entrambi i ragazzi erano soliti ammirare prima di andare a dormire, il cielo era più buio del solito e si poteva capire che l'indomani non sarebbe una stata giornata di sole ma, anzi, una giornata di pioggia torrenziale.
Le strade erano quasi del tutto deserte, era davvero quasi impossibile incontrare qualcuno e questo rendeva più facile le cose a Benjamin e Federico che stavano cercando di scappare via dal padre del primo.
Il viso di Federico continuava ad essere privo di colore, i suoi occhi erano assenti e dalle sue labbra non fuoriuscivano altro che dei deboli gemiti di dolore, la testa gli doleva in un modo che non credeva possibile, non riusciva neanche a pensare per quanto il dolore fosse forte, sentiva come se qualcuno stesse ripetutamente colpendo la sua testa con qualche oggetto molto grande e pesante e, per via di questo dolore, a stento riusciva a tenere gli occhi aperti.
Benjamin era davvero preoccupato per il più piccolo, continuava a parlargli ma questo sembrava del tutto assente, i suoi occhi erano privi di vita e il suo viso era poco più scuro di un lenzuolo bianco, le sue labbra avevano assunto un colore tendente al viola e questo lo spaventava molto, aveva paura di perderlo.
-"Federico, Federico, Federico." Cantilenò il più grande mentre gli accarezzava la guancia pallida e fredda.
Dal più piccolo non poteva udire altro che dei flebili lamenti.
-"Tra poco saremo al sicuro e tu potrai riposare." Sussurrò Benjamin e prese, nuovamente, di peso l'altro che lasciò cadere la testa sul suo petto.
-"Benjamin..." La voce del biondo era poco più alta di un sussurro e i suoi occhi erano del tutto chiusi.
-"Non sforzarti di parlare, ci sono io con te e ti porterò in salvo." Rispose sicuro di sè il moro e strinse maggiormente a sè il corpo, quasi privo di sensi, del minore.
Il più grande, ignorando i dolori che provava alle braccia e alle gambe, si armò di forza di volontà e percorse gli ultimi pochi chilometri che li dividevano dalla loro salvezza.
In quel paese Benjamin conosceva una persona, qualcuno che li avrebbe potuti aiutare senza fare tante domande e che, mai, avrebbe rivelato a suo padre dove si nascondeva.

Non molto tempo dopo i due giunsero davanti ad una grande casa, quasi vuota, l'interno era buio ma sapeva che il suo amico era in casa.
Benjamin, strinse Federico a sè e gli diede un bacio sulla fronte, salì in fretta i pochi scalini e bussò più volte alla porta e, dopo non molto, una donna sulla quarantina, visibilmente assonnata e in vestaglia, venne ad aprirli.
-"Signore ma le sembra l'ora per venire a bussare alle porte delle persone?!" Sbraitò la donna.
-"Non ho tempo da perdere, mi chiami Sebastian, è questione di vita o di morte!" Replicò, con tono agitato, il più grande.
Una figura, molto più alta della donna e di Benjamin stesso, sovrastò quella della donna in vestaglia e sorrise in modo gentile al ragazzo che tirò un sospiro di sollievo.
-"Benjamin, benvenuto." Gli sorrise l'uomo.
-"Sebastian, mi dispiace per l'ora ma io..." Stava farneticando il moro ma venne interrotto dall'uomo che gli diede una pacca sulle spalle.
-"Venite dentro, è una serata abbastanza fredda." Lo interruppe Sebastian e prese un generoso sorso di vino dal bicchiere che stava reggendo.
Il ragazzo annuì ed entrò in casa.
-"Cos'è successo?" Chiese l'uomo e gli fece strada verso il salotto.
-"M- mio padre..." Balbettò il maggiore.
-"Come immaginavo." Sospirò Sebastian e si accomodò sul grande divano facendo cenno all'altro di imitarlo. "Cos'ha fatto questa volta?" Chiese.
Benjamin sistemò il corpo infreddolito di Federico sul divano, si tolse la giacca per coprirlo e si sedette facendo appoggiare la testa al minore sulle sue gambe.
-"Mi ha trovato una fidanzata ma..." Sussurrò il più grande ma si bloccò di colpo.
-"Tu ami un'altra persona, non è così?" Chiese, quasi sorridente, l'uomo.
Benjamin annuì debolmente e guardò il ragazzo disteso.
-"È lui la persona che ami?" Continuò a chiedere lui.
-"Co - cosa?" Balbettò il moro.
-"È lui la persona che ami?" Ripetè Sebastian. "Benjamin con me non devi nasconderti, puoi essere ciò che vuoi, se sei felice con lui io lo sono per te." Aggiunse e poggiò la sua mano su quella del maggiore.
-"Si, è lui." Sussurrò Benjamin.
-"Perfetto." Sorrise l'uomo. "Ho già una stanza pronta, dormirete lì, potete restare tutto il tempo che volete.
Fate come se fosse casa vostra." Continuò.
-"Grazie mille, davvero." Lo ringraziò il più grande.
-"Di nulla, Benjamin." Rispose. "Chiamo subito qualcuno per far portare su il ragazzo." Aggiunse.
-"Ci penso io." Disse Benjamin. "Porto io su Federico." Continuò.
-"Federico? Davvero un bel nome.
Benjamin e Federico, suona bene." Sorrise Sebastian. "Segui il corridoio, terza stanza a destra, non puoi sbagliare, è l'unica porta bianca.
Per qualsiasi cosa, io sono al piano di sopra." Gli spiegò.
Il maggiore annuì, lo ringraziò e gli diede la buonanotte, e seguì le indicazioni che gli erano appena state date.

Non ci mise molto a trovare la stanza e, questa, era anche meglio di quanto si aspettasse, era molto ampia, il grande letto era appoggiato al muro e le sue lenzuola verdi erano in contrasto con il color panna dei mobili e i mobili bianchi.
Poggiò Federico sul letto e lo coprì.
-"Ora siamo al sicuro, qui non ci troverà nessuno, amore mio." Sussurrò lui e gli diede un bacio a stampo.
Federico, con le poche forze che gli rimanevano, gli prese la mano e gliela strinse per quanto era possibile.
-"Mi ami davvero?" Chiese sottovoce.
-"Più di quanto bruci il fuoco." Rispose il moro.
-"Ti amo anche io, talmente tanto che ho paura possa uccidermi questo amore." Ammise il più piccolo e abbassò lo sguardo.
-"Fin quando sarai con me, questo amore, non ti ucciderà, anzi, ti renderà felice.
Io ti renderò felice, é tutto ciò che voglio fare nella vita." Disse il maggiore e gli fece poggiare la testa sul suo petto.
-"E se mia madre avesse ragione? Se io fossi destinato a soffrire perché il nostro legame si spezzerà?"
-"Ciò che ci unisce non di spezzerà, non è un legame come tanti altri, ciò che ci unisce è l'amore.
L'amore, quello vero, non finisce mai." Rispose Benjamin.
-"E sei così sicuro che il nostro sia amore vero?" Chiese Federico con lo sguardo perso nel vuoto.
-"Se questo non é amore vero allora non esiste.
Potrei dirti che io morirei per te ma sarebbe solo una bugia, se lo facessi ti lascerei solo e io non voglio, io voglio vivere per te e lottare per te, voglio averti accanto ogni volta che sorge il sole e ogni volta che cala la notte.
Voglio che tu sia il mio primo e ultimo pensiero della giornata e il tempo che resta voglio trascorrerlo con te.
Ti voglio in ogni mia giornata e voglio vederti felice." Disse il moro mentre gli accarezzava i capelli.
-"È ciò che voglio anche io ma..." Si interruppe il più piccolo.
-"Nessun ma, tu lo vuoi e io lo voglio.
Nessuno potrà mai separarci." Rispose Benjamin. "Nessuno." Ripetè.
-"Resta sempre al mio fianco." Sussurrò Federico e si aggrappò alla sua camicia.
-"Sempre, mio piccolo Federico."

Illegal love || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora