Twenty.

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Un fulmine interruppe il buio più assoluto che la notte aveva creato.
La pioggia continuava a scendere e a bagnare le strade da molte ore e sembrava non avesse alcuna intenzione di finire tanto presto, nonostante fosse, ormai, estate le temperature erano abbastanza basse e la gente del paese cercava di coprirsi con tutto ciò che le capitava a tiro.
Quel pomeriggio le strade erano state deserte, per via del maltempo, e quindi nessuno aveva avuto il privilegio di ascoltare le risate di due ragazzi che si amavano e non facevano altro che dimostrarselo.
Benjamin e Federico si dimostravano amore in ogni gesto che facevano, anche con uno sguardo si sussurravano delle dolci parole che il resto del mondo non poteva ascoltare, nessuno avrebbe capito ciò che li univa, il loro rapporto era qualcosa di speciale che non aveva bisogno di un titolo per essere definito, semplicemente, i due sapevano che nel momento del bisogno, e non, l'altro ci sarebbe sempre stato, che uno sarebbe stato l'angolo custode dell'altro, dove c'era Federico c'era Benjamin, e viceversa, loro si completavano in un modo perfetto e non avevano bisogno del consenso degli altri, loro non avevano bisogno di altro che non fossero loro.

I due giovani passarono l'intero pomeriggio a scherzare e a giocare come se fossero tornati bambini, ignoravano la pioggia che li stava bagnando da capo a piedi e si concentravano solo su di loro.
Federico, dopo una lunga corsa per il bosco inseguito dall'altro, aveva deciso di spogliarsi dei suoi abiti, rimanendo in intimo, e di fare un tuffo nel fiume davanti a lui nonostante l'acqua fosse gelata, Benjamin aveva insistito tanto per fargli cambiare idea ma, sfortunatamente, non c'era riuscito e non era neanche riuscito a far uscire il più piccolo dall'acqua tanto presto.

Il buio che avvolgeva il paese era interrotto da vari fulmini che diventavano sempre più frequenti, la pioggia sembrava, se possibile, essere diventata ancora più fitta e il freddo diventava più rigido.
Benjamin e Federico avevano deciso di non far ritorno a casa, volevano che la loro bolla resistesse ancora un po' e, soprattutto, ardevano dal desiderio di passare la notte insieme a stringersi e ad accarezzarsi.
-"Federico?" Lo chiamò il maggiore.
-"Mh?" Mugolò in risposta l'altro.
La testa del biondo era poggiata sulla spalla di Benjamin e continuava a stringere possessivamente il corpo di questo in cerca di calore, gli occhi erano chiusi, le sue gote rosse e le labbra secche e schiuse e il suo corpo continuava a tremare per il freddo.
-"Hai freddo? Stai tremando." Sussurrò Benjamin e lo strinse a lui.
-"S- sto bene..." Balbettò Federico ma la sua voce sembrava più un leggero lamento che la voce di qualcuno che stava bene.
-"Dobbiamo andarcene, non puoi restare qui in questo stato." Disse il moro evidentemente preoccupato per il ragazzo.
-"N- no." Rispose il più piccolo e aprì gli occhi a fatica. "Voglio passare la notte con te, voglio dormire stretto a te." Aggiunse e cercò di alzare la testa ma il dolore atroce che aveva lo costrinse a lasciarla cadere, nuovamente, sulla spalla dell'altro.
-"Anche io ma non possiamo restare qui fuori al freddo, stai tremando." Disse Benjamin mentre gli accarezzava i capelli bagnati.
-"Ti prego..." Sussurrò il biondo.
Il più grande, incapace di dirgli di no, sospirò e gli diede un bacio sulla fronte.
-"Poco lontano da qui dovrebbe esserci una piccola capanna, o almeno una volta c'era, potremmo passare la notte qui." Disse.
Gli occhi di Federico si illuminarono e un piccolo sorriso comparve sul suo volto.
-"Grazie." Sussurrò lui incapace di parlare ad alta voce.
Il maggiore si alzò e prese di peso l'altro, come una sposa, e lasciò che il più piccolo si aggrappasse a lui e lo stringesse.
Il viso di Federico era poggiato nell'incavo del suo collo e il suo fiato caldo si infrangeva sulla pelle nuda di Benjamin che deglutiva ogni volta che le labbra del minore si avvicinavo al suo collo.
Quel ragazzo lo mandava fuori di testa.

Il tragitto per raggiungere la capanna di cui Benjamin aveva parlato era stato più lungo e tortuoso di quanto questo avesse pensato, la pioggia aveva reso il terreno fangoso e Federico diventava sempre più pesante ogni metro che avanzavano ma, dopo tante fatiche, i due giunsero alla capanna.
L'edificio, visto dall'esterno, non sembrava essere in buono stato, il tetto sembrava potesse cadere da un momento all'altro ma Benjamin sapeva che quella costruzione era molto resistente, suo padre l'aveva costruita anni prima per poter ricevere tutte le persone con cui aveva tradito sua madre nel corso degli anni.
-"È q- questa?" Balbettò il minore stretto tra le braccia dell'altro.
-"Si." Annuì e Benjamin e spalancò la porta di ingresso prima di entrare.
-"È buio." Constatò Federico.
-"Ora accendo le candele." Rispose il moro, mise giù il ragazzo e fece quello che aveva appena detto.
L'interno del posto era molto meglio dell'esterno, era molto accogliente, un letto abbastanza grande per entrambi era posto al centro della stanza, una piccola scrivania era nell'angolo e posta sopra di essa c'era uno specchio di medie dimensioni, delle candele, che Benjamin stava man mano accendendo, erano sparse per la stanza, due comodini erano messi ai lati del letto ed erano ricoperti con dei centrini bianchi e, per finire, c'era un piccolo camino con della legna accanto, a Federico piaceva molto quel posto.
-"Ti piace?" Chiese il più grande una volta finito di accendere le candele.
-"Molto." Sorrise il biondo.
Benjamin si tolse le scarpe e la giacca bagnata.
-"Vieni." Disse e si diresse verso il letto.
Il minore annuì e lo raggiunse.
-"Sei tutto bagnato, togliti i vestiti." Disse il moro mentre faceva ciò che aveva suggerito all'altro.
Il viso di Federico si tinse di rosso e abbassò lo sguardo imbarazzato.
Benjamin, capendo la situazione, si avvicinò e gli alzò il viso.
-"Non devi vergognarti con me." Sussurrò lui e gli diede un bacio a stampo.

Benjamin aveva provveduto ad accendere il fuoco e a coprire il più possibile il più piccolo che sembrava avere meno freddo.
I due erano sdraiati a letto, si erano spogliati dei loro indumenti bagnati restando solo in intimo, i loro corpi erano coperti da varie coperte, la testa di Federico era poggiata sul petto di Benjamin e, ad occhi chiusi, ascoltava il ritmo a cui batteva il suo cuore.
-"Va meglio ora?" Sussurrò il moro mentre gli accarezzava la schiena.
-"Ci sei tu con me, potrebbe mai andare male?" Chiese sorridente il più piccolo.
-"Ti amo." Disse Benjamin.
-"Ti amo più della mia vita, più di quanto ami osservare le stelle nelle notti d'estate, più dei pomeriggi passati a leggere nel bosco, più delle risate dei bambini.
Ti amo più di qualsiasi cosa bella esista a questo mondo, perché, tu sei la cosa più bella che esista, sei la cosa più bella che ho.
Sei la stella cadente che ha realizzato i miei desideri, sei tu tutti i miei desideri.
Sei la mia frase preferita nel mio libro preferito.
La tua risata è il mio suono preferito, passerei le ore ad ascoltarti ridere senza mai annoiarmi.
Benjamin, mi hai stravolto la vita e l'hai fatta tua.
Ti amo." Rispose Federico con lo sguardo fisso su di lui.
-"Ti voglio sempre accanto a me." Sussurrò Benjamin e fece unire le loro labbra.
Loro erano lo spettacolo più bello che c'era, l'amore più puro che potesse esistere, due cuori che battono all'unisono nonostante tutto.

Illegal love || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora