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Spengo la sveglia ed esco da camera mia alla velocità della luce per prendere il primo turno all'unico bagno per noi figli, mamma e papà c'è l'hanno privato in camera loro.

Mi chiudo a chiave: faccio i miei bisogni, mi lavo la faccia, mi pettino i capelli, lavo i denti e mi trucco .

-Mia, apri questa benedetta porta-sbraita Lorenzo tirando una manata alla porta.

-No, la prossima volta ti svegli prima-ribatto felice.

Quando mi svegliavo tardi anche lui faceva lo stesso, quest'anno le carte in tavola sono cambiate.

Esco dal bagno dopo che ho finito di truccarmi e lui mi guarda con un sopracciglio alzato.

-Per chi ti devi far bella? Per l'uomo invisibile-mi deride e io mi sento malissimo.

Mi limito a voltargli le spalle e andare in camera mia per scegliere cosa mettermi.

Alcune volte, anzi, molte volte mio fratello è uno stronzo di prima categoria, ma oggi gli farò vedere con chi esce la sua sorellina!

Vado a far colazione sul divano e, come al solito, viene a farmi compagnia mio padre con la sua tazza fumante di caffè.

-Uh, per chi ti sei fatta così bella?-mi chiede sedendosi al mio fianco.

-Sembra che non mi trucchi mai-sbotto alzandomi dal divano.

È vero, mi trucco un giorno sì e l'altro no, ma quando lo faccio sembra un evento mondiale e mi fanno sempre la stessa domanda del cacchio.

Vado in cucina e finisco la mia colazione ed esco di casa dopo aver avvisato tutti.

Attacco le cuffie al cellulare e mi faccio trasportare dalle parole di Troye Sivan nella canzone "Talk me down".

Arrivo in piazza all'ora giusta e subito vedo i miei due amici d'infanzia intenti a parlare tra di loro, appena mi vedono si alzano e ci incamminiamo verso scuola.

Quando ho le cuffie nessuno osa parlarmi sapendo che potrei rispondere in malo modo .

Arriviamo a scuola e io cerco con gli occhi un ragazzo: capelli castani ingellati, occhi verdi scuro, con occhiali neri e altezza nella norma.

Alex, il mio compagno di banco, è ora di accettare il suo invito ad uscire.

Non ne sono sicura, ma chissà, forse, conoscendolo meglio potrebbe essere lui l'uomo della mia vita.

Lo raggiungo senza badare ai miei due amici, appena sono lì tutti si girano verso di me ma non mi sento in imbarazzo.

-Ciao Alex-lo saluto con la mano e un piccolo sorriso sul viso.

-Ciao Mia.

-Em, mi stavo chiedendo se la tua proposta di ieri sia ancora valida-chiedo mentre gli occhi della gente vanno da me al ragazzo.

Le sue guance si colorano e anche il suo sorriso si allarga, annuisce.

-Bene, allora ci accordiamo in classe-dico per poi allontanarmi.

Ritorno dai miei amici.

-Perché sei andata da quello lì?-domanda la mia migliore amica.

-Uno, "quello lì" ha un nome, due, ti interessa veramente?-ribatto mentre rimetto le cuffie nelle orecchie.

-No-risponde ovvia la ragazza girandosi dall'altra parte.

-Come immaginavo-rido scuotendo la testa.

La campanella suona e tutti gli studenti entrano nella rispettive classi.

Appena mi siedo al fianco di Alex incominciamo a parlare di dove vogliamo andare questo pomeriggio.

Io e Alex ci conosciamo dalla prima superiore e, tutto sommato, mi sta anche molto simpatico anche se non mi fa sentire diversa.

...

Mi guardo allo specchio più di una volta per essere sicura di essere perfetta per "l'appuntamento", se si può chiamare così.

Esco dalla mia stanza e vedo i miei due fratelli intenti a mangiare, come maiali, schifezze.

-Dove vai?-mi chiede Lorenzo mentre mastica una patatina.

-Lorenzo, non si parla con la bocca piena-sbotto per la millesima volta-Ed esco con Camilla, quindi tranquilli.

Lorenzo a quelle parole si rilassa e torna a guardare la televisione come se non gli importasse più di molto.

Alan, invece, si alza e mi si affianca facendomi segno di uscire da casa.

Appena chiusa la porta mi giro verso di lui.

-Non devi dire le bugie, e tu lo sai, ma capisco che Lorenzo non ti avrebbe mai lasciato andare, per questa volta la passi-mi riferisce mentre camminiamo verso il cancello.

Io e Alan abbiamo sempre avuto un rapporto bellissimo: giocava con me, mi portava a scuola e cucinava per me.

-Fa la brava e se hai bisogno di aiuto non esitare a chiamarmi-dice quando arriviamo al cancello di ferro .

Gli dò un bacio sulla guancia per poi uscire dal giardino di casa, metto le cuffie nelle orecchie e mi lascio trasportare dalla voce di Troye Sivan.

Prendo il pullman appena arriva, mi siedo, guardo fuori e poi le persone con cui condivido il mezzo.

C'è molta gente dagli anziani a compagnie di ragazzi di più o meno la mia età.

La mia attenzione finisce su un ragazzo che guarda fuori dal finestrino con aria malinconica...

È Emanuele.

Adesso che lo guardo meglio mi accorgo dei suoi occhi, semplicemente spettacolari, azzurri, color del cielo.

Non li avevo guardati bene nell'intervallo e li ho confusi con degli occhi marroni, ma, adesso, grazie alla molta più luce, non posso fare a meno di rimanere incantata da essi.

Ha i capelli tirati all'indietro e indossa: una maglietta nera a manche corte, pantaloni di jeans strappati e delle Vans nere.

Mi mordo le labbra mentre il mio cuore incomincia a battere di più: lui è nel mio stesso pullman.

Ha le cuffie nelle orecchie e guarda le strade con aria malinconica, cosa starà pensando ? A chi?

Ho la voglia di andare lì e chiederglielo e così farci amicizia ma le mie gambe non si muovono.

Il pullman si ferma e il ragazzo si alza, mi guardo in giro e anch'io mi alzo: è la mia fermata.

Scendo e mentre lo faccio cado andando a finire sull'asfalto, che figura di merda.

-Hey, stai bene?-mi chiede una voce maschile.

Alzo la testa e il mio cuore fa un salto all'indietro, le mie guance incominciano ad andare a fuoco.

Lui è in piedi davanti a me che mi sta guardando, finalmente si è accorto di me.

Mi porge la sua mano e io, timidamente, la prendo.

La sua pelle rispetto alla mia è molto più calda.

Il suo profumo da uomo mi manda in confusione mentre il mio cuore batte sempre più forte così da sentirlo nelle orecchie.

Le mie orecchie stanno andando in fiamme...

Non mi è mai successo di sentirmi così, mi fa un effetto strano.

Alzo gli occhi e incontro i suoi, da vicino sono ancora più belli, non c'è traccia di un'altro colore: è un azzurro puro, senza macchie.

Emanuele lascia la mia mano e io vorrei che non l'avesse mai fatto.

-Grazie-riesco solo a dire senza staccare il contatto visivo.

-Di nulla-dice sorridendomi leggermente.

Cambiami la vita.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora