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Siamo scesi alla millesima fermata del pullman e siamo in una fermata che dà sull'inizio di una foresta.

La città è lontana da noi, non la vedo all'orizzonte.

-Come faremo a tornare a casa?-chiedo girandomi verso il ragazzo con cui ho condiviso le cuffie per l'intero viaggio.

-Ti fidi di me?-risponde alla mia domanda con un'altra domanda, perfetto, ottimo direi.

-Emm, no-rispondo sincera mentre lui scoppia a ridere.

Cosa c'è da ridere in questo momento ?!

No, dai, spiegatemelo, lo vorrei sapere sul serio.

Apro il cellulare e vedo che non c'è linea, il cuore mi incomincia a battere a velocità della luce.

Questo mi vuole uccidere!

Ema mi si avvicina così da torreggiate su di me, posa una mano dove tengo il cellulare e la stringe con la sua.

Mannaggia a lui, sa usare bene le sue tecniche.

-Non ti succederà niente, sei con me-mi rassicura facendomi un sorriso da un milione di soldi.

-Non è che non aiuti questa bellissima dichiarazione, è solo, sai, non ci credo molto- dico impiantando i mie occhi nei suoi.

-Oh, Mia, sta zitta-rise lui mentre si incamminava nel sentiero.

Di solito non avrei paura e perché avercela adesso, c'è lui.

Se un orso spuntasse fuori dal nulla non ci pensarei due volte a scappare il più velocemente possibile e lasciarlo lì, per poi urlarli un "te l'avevo detto, stupidoz".

Incomincio a camminare e standogli a due passi di lontananza, non di più.

Però non posso negare che sia veramente bello stare qui: c'è silenzio, aria pulita e c'è lui.

Non ci credo ancora: io ho un appuntamento con Emanuele Esposito.

Non ho mai ringraziato la volta in cui sono caduta da quel pullman o quando, al compleanno di mia madre, mi ero addentrata nel bosco.

Sono stata davvero fortunata, una delle mie poche beccate di culo.

Sbatto contro la schiena di Emanuele non rendendomi conto che si era fermato.

Evvai, incominciamo con le figure di merda yeee.

Ema si gira verso di me e mi guarda con un sopracciglio alzato.

-Ma sei sorda per cosa?-mi chiede incrociando le braccia al petto.

-Non mi risulta dall'ultima volta che sono andata dall'otorino-scherzo mentre mi affianco a lui.

Ema alza gli occhi al cielo e io sorrido mentre incrocio le braccia al petto e continuo a camminare .

-Comunque, ti stavo chiamando prima -mi informa e io annuisco sperando che lui continuasse a parlare.

Ammetto, non mi piace il silenzio ma non mi piace nemmeno parlare sempre io.

Beh, non è molto bravo nel creare un discorso, ci penso io che è meglio.

-Come conosci questo posto?

-Mi ci ha portato mio nonno molto tempo fa eppure mi ricordo ancora tutta la strada-risponde con aria malinconia-Sarà perché quando venivo qui ero sempre felice, qua, o per meglio dire, devo ti sto portando, dimenticavo tutti i miei problemi.

Non parlava molto Ema, ma quando parlava mi incantava sempre come in questo momento.

Vorrei sapere tutto della sua vita ma credo che faticherò molto per sapere i suoi fantasmi, e, giuro, saprò aspettare.

-Perché mi ci hai portato, insomma, perché io?-chiedo mentre mi stringo nelle spalle, fa abbastanza freddo.

-Boh, mi andava e basta e poi mi dovevo far perdonare-confessa girandosi verso di me.

Mi sorrise e, giuro, non ho ancora visto una cosa più perfetta.

Salivamo sempre più in alto e io incominciavo ad avere freddo sul serio e non volevo prendermi il raffreddore.

Odiavo dormire con la bocca aperta, poi, di mattina avevo la bocca secca, una cosa odiosa a dir poco.

-Perché non ti sei vestita più pesante?-mi rimprovera il ragazzo fermandosi.

-Sai com'è qualcuno non me l'ha detto e poi non pensavo di andare dentro ad un bosco-urlai, stavo praticamente morendo di freddo davanti ai suoi occhi.

Lo vidi alzare gli occhi al cielo per poi buttare a terra lo zaino e inginocchiarsi per aprirlo: c'era di tutto e di più lì dentro.

Mi porse un maglione ma io non osai prenderlo.

-Non fare la preziosa, su, prendilo, oppure muori pure di freddo-disse e io mi affrettai a prendere l'indumento.

-Bel modo per farsi perdonare-borbottai mentre mi infilavo il maglione giallo.

-Eh? Hai detto qualcosa?

-Senti anche le voci adesso, siamo proprio apposto adesso- affermai sistemandomi i capelli sotto lo sguardo di lui.

Mi guarda e poi, senza un motivo in particolare, mi sorrise dolcemente.

-Adesso cosa c'è da ridere?-domandai curiosa.

Ricominciò a camminare e anche io lo seguii immediatamente, mi faceva paura stare da sola, preferivo mille volte stargli appiccicata.

Ma in principio preferisco lui in particolare.

-Sei tenera-confessa-Ti comporti come una bambina.

Auch.

-Dovrei prenderlo come un complimento?

E sapete la sua risposta quale fù?!
Una semplice alzata di spalle.

-Dai-lo spintonai superandolo.

Passarono diversi secondi prima di uscire finalmente dal bosco e trovandomi davanti al vuoto e per passarlo solo una passerella di legno, come nei film.

Sbiancai e feci un passo indietro andando a finire contro il petto del mio accompagnatore.

Se nei film lo avrei passato senza paura, qui, in questo momento ho la pelle d'oca e la voglia di tornare a casa incomincia a tormentarmi.

-Non fa così paura-mi rassicura, inutilmente.

-A me fa paura di già.

Ema mi supera e mi si mette di fronte così da non farmi vedere l'ostacolo da superare.

-Fidati di me-supplica-Perfavore.

Lo guardai nei suoi bellissimi occhi e la voglia di deluderlo non c'era come anche la voglia di tornare a casa se ne erano andata.

Sospirai, avrei superato l'ostacolo con lui al mio fianco, la cosa mi faceva a dir poco piacere.

Le sue labbra si piegarono all'insu quando capì di aver vinto.

-Solo una cosa-dissi e lui mi guardò attentamente-Mi tieni per mano?

Ed è così che le sue labbra si aprirono in un sorriso trentadue denti, solo per me, solo ed esclusivamente per me.

Prese la mia mano nella sua e insieme ci incamminammo verso il passaggio.

Mi stavo fidando di qualcuno che non apparteneva alla mia famiglia, stavo andando contro ogni raccomandazione di mio padre eppure non mi ero mai senta così viva e così vicina alla felicità.

Cambiami la vita.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora