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Mi guardai per la millesima volta allo specchio e sorrisi vedendomi nel riflesso: stavo veramente bene.

Indossavo un maglione di mio fratello Aaron, pantaloni di jeans neri e scarpe superstar.

Presi i trucchi e incominciai a mettermi a posto il viso, per stasera avrei lasciato i capelli liberi, cosa molto rara per me.

Mi spruzzai un quintale di profumo e proprio in quel momento la porta di camera mia si aprì.

I capelli di mamma si incominciarono a vedere, entrò in camera mia e chiuse la porta alle sue spalle.

Avevo inventato una scusa hai miei genitori dicendo che sarei uscita con Selena perché stava, ancora, male per la rottura con il suo ex.

Ci avevano creduto o così speravo...

-Siediti-disse mamma mentre si sedeva sul mio letto, la seguii subito-Mi vuoi dire la verità?

-Quale verità? Non so di cosa tu stai parlando-cercai di fare la finta tonta.

-Mia, sono stata giovane anche io, di me ti puoi fidare-mi informò con quel sorriso leggero sulle labbra-Comunque sia, sta attenta e non tornare troppo tardi, sai come è tuo padre-rise spostandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio-Divertiti e fa la brava.

Ho sempre ammirato mia madre sia caratterialmente e sia fisicamente: non gli è mai interessato mascherare i segni dell'età, la sua bassezza o il suo fisico.

Sorrisi istintivamente, Federica aveva già capito tutto eppure non faceva niente per fermarmi, capisce che è una cosa importante per me.

-Come sempre-acconsentii e lei mi strinse la mano per diversi secondi.

Si alzò e mi diede un tenero bacio sulla fronte per poi uscire dalla stanza.

Se mio padre avesse scoperto questa bugia sicuramente non sarei più uscita fino ai miei sessant'anni.

Guardo l'orologio al polso ed è ora di uscire per andare alla fermata pullman.

Uscii di casa e mi incamminai con le cuffie nelle orecchie: ero in tensione, il cuore che mi batteva a mille e la pelle d'oca.

Stava arrivando l'inverno troppo velocemente.

Adesso che ci penso tra poco io e Emanuele faremo un mese che ci conosciamo.

Da quanto ho una cotta per lui?

Chiusi gli occhi e mi vennero in
mente tutti i ricordi passati con lui.

Arrivato il pullman timbrai il mio biglietto e mi andai a sedere al fianco del ragazzo, avevamo deciso di incontrarci sul pullman.

-Hey-mi salutò con un sorriso raggiante.

Quando lo guardavo tutto il resto spariva, è come se esistessimo solo io e lui nel mio mondo.

Prima mi perdevo spesso nei miei pensieri e adesso riesco a pensare solo a lui.

È strano come le cose possano cambiare solo grazie ad una persona.

Io sto cambiando, io sto migliorando con il suo aiuto.

-Sei bellissima-confessa e questa volta sono io a sorridere felice.

Nemmeno lui non era messo tanto male: maglietta beige, giubbotto di pelle, pantaloni di jeans, Vans e zaino nero.

Ma non mi importava del suo abbigliamento io mi perdevo solo nei suoi occhi: io amavo il suo volto.

-Dove mi porti?-chiesi smettendo di guardare le sue labbra.

Mi fece l'occhiolino -È una sorpresa.

Sbuffai e presi il cellulare, andai sulla fotocamera e la aprii.

-Una foto?

Lui annuii e mise una mano sulla mia gamba, facendomi arrossire automaticamente.

Ma io mi chiedo ma non si accorge dell'effetto che ha su di me?!

Posizionai la mia mano davanti a me:sorrisi e anche lui face lo stesso.

Non c'erano molte persone sul pullman ma anche se c'erano non mi sarebbe importato, stavo con lui e lo vorrei ricordare per sempre.

Poco dopo incominciammo a fare face buffe per poi scoppiare a ridere insieme.

Mi piaceva davvero tanto stare in sua compagnia.

Chiusi il mio iPhone e Ema mi passo una sua cuffia, la infilai nell'orecchio.

E, ovviamente, non fu una canzone tranquilla,no, una canzone rep.

-Salmo, "L'alba"-mi informa e io annuisco mentre sento le parole.

Non mi piace per niente questo stile di musica ma me ne farò una ragione.

Ema potrebbe diventare amico di Aaron: lui adora questo genere di canzoni.

Ecco, a qualcuno della mia famiglia potrebbe piacere, oltre alla mamma per lei basta che io sia felice.

La mia attenzione ricadde sul mio cellulare che segna le ventidue e tra un'ora e mezza sarei dovuta tornare a casa.

Girai la testa e vidi il mio accompagnatore guardare fuori perdendosi nei suoi pensieri, lo lascia fare.

Accesi il cellulare e guardai le nostre foto: erano tutte dannatamente perfette.

La cuffia si staccò dal mio orecchio e io mi girai verso Emanuele.

-Siamo arrivati-mi disse per poi alzarsi.

Giuro non avevo mai conosciuto un ragazzo più bipolare di lui.

Scendemmo dal pullman e mi ritrovai davanti all'entrata del bosco in cui sono stata qualche settimana fa proprio con lui.

Di nuovo mi vuole uccidere ?

Si gira verso di me che mi porge la mano.

-Ti fidi di me?-ripropone la stessa domanda.

-Ho altra scelta?-sbuffo e lui sorride negando con la testa.

Si vede poco e niente ma lui usa la torcia del cellulare, lo imito non staccandomi nemmeno per scherzo da lui.

-Ma, il pullman, ripassa?-chiedo mentre ci addentriamo nel bosco.

-Si, ogni mezz'ora, tranqui-risponde.

Non si vede niente e mi fa paura andare in giro di notte, fortunatamente questa volta non ho freddo.

Passiamo la boscaglia in un batter d'occhio e nel più puro silenzio.

Arriviamo alla passerella nel vuoto.

Ema si gira verso di me e stringe ancora più forte la mia mano con la sua e io mi sento bene, non ho paura.

Passiamo il dirupo mano nella mano.

Anche se non glielo dirò mai, io mi fido davvero di lui, so che mi salverebbe sempre.

Arriviamo alla sporgenza e lui mi lascia la mano per buttare a terra lo zaino e portare fuori due asciugamani.

Le stende a terra e mi fa cenno di sedermi, seguo i suoi ordini, pochi secondi dopo mi si sdraia accanto.

-Cosa facciamo?-domando, stupidamente.

La torcia e messa in mezzo a noi per farci vedere cosa abbiamo attorno.

-Mia, stenditi-mi ordina e io, sbuffando, annuisco.

I mie occhi vanno al cielo e resto a bocca aperta: un cielo stellato, si vedono tutte le stelle.

È, wow, davvero una meraviglia.

-Sei stato perdonato-sussurrai per non rovinare il momento .

Cambiami la vita.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora