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💚odiatemi pure 💚






Ed eccomi qua.

Sono una ragazza molto contraddittoria, lo ammetto.

Avevo giurato di stare lontana da Ema, ed eccomi, seduta in mezzo alla sua sorellastra e alla fidanzata del suo miglior amico.

Non volevo venire posso dire a mia discolpa, ma Siria mi ha costretto venendo con Martina a casa mia, senza il mio permesso.

E come se non mancasse sono anche vestita male, hanno scelto loro come vestirmi.

Ho spiegato a queste due cosa è successo tra me e Ema, loro sono rimaste completamente schioccate per poi costringermi ancora di più.

Siria mi ha raccontato di aver notato suo fratello più preso nei suoi pensieri negli ultimi giorni.

Più sul cattivo umore.

Non si è mai girato verso di me da quando sono arrivata a questo parco, mi sta distruggendo dentro ogni minuto.

Lo guardo come si destreggia con lo skait e un magone arriva .

Gli occhi lucidi c'è li ho già.

-Mia-mi viene incontro Andrea.

Mi alzo e guardo il ragazzo: alto, abbastanza muscoloso, capelli ricci e occhi di un verde magnifico.

Mi fa le stesse, noiose, domande ma intanto mi distrae dal ragazzo dagli occhi azzurri.

-Sai andare in skateboard?-chiede e io sorrido lievemente .

Mi passa il suo skait e mi avvicino alla pista.

Quando ero piccola in compagnia dei miei fratelli e alla mia miglior amica venivamo qua per divertimento.

Ho imparato qualcosa anche se sono cadute tante, troppe, volte.

Incomincio a far trick cercando di non far figure di merda e, del tutto inaspettatamente, vado bene.

O almeno così andava prima che perdessi l'equilibrio e mi ritrovassi con la faccia spiaccicata a terra.

Andrea mi si avvicinò e mi aiutò ad rialzarmi.

-Sei stata fantastica-mi elogiò.

-Beh, non esageriamo, potrei montarmi la testa-scherzo mentre vado a riprendere il suo skait finito più in là.

-Per me, sei stata fantastica, un giorno me li insegnerai?-mi chiese.

Mi incominciò a dare un po' di fastidio, non mi piaceva ricevere molti complimenti e lui me ne stava facendo decisamente troppi.

Annuii e lo lasciai andando verso le mie amiche.

Vidi Sheila parlottare con la ragazza dai capelli strani, di cui mi sono dimenticata il nome, la causa è la mia poca memoria.

-Ema, non ti ha tolto gli occhi di dosso e quando sei caduta...-incomincia Siria girandosi verso di me.

-E che caduta!-Rise di me Martina e io la guardai male.

-Sta zitta, Marti!-la zittii la ragazza con la frangetta-Comunque, stavo dicendo, quando sei caduta Emanuele aveva fatto un passo verso di te, ma poi è venuto in tuo soccorso Andrea.

Mannaggia ad Andrea!

Potevamo fare pace in un batter d'occhio grazie alla mia caduta.

Ma ovviamente no!

Tutte le mie fortune eh.

Alzai lo sguardo e lo vidi camminare verso Sheila, appena di fronte, la ragazza gli si buttò al collo abbracciandolo.

Risi quando quest'ultimo non ricambiò ma prese il suo cellulare dalle mani dalla amica della sanguisuga.

Prese la cartella nera e prese la sua cassa e la accese.

Cerco la musica e la mise.

-Come si chiama?-chiesi un aiuto a Siria.

-Non lo sai?-disse girandosi verso di me, negai-"Stupido gioco del rap" di Salmo.

Ah, beh, non la ho mai sentita e sinceramente non mi piace.

Sheila si buttò di nuovo addosso al ragazzo e lui, questa volta, mise le sue mani sui suoi fianchi.

E diamo il via alla mia, sfrenata, gelosia nei confronti di Emanuele.

Sta facendo il mio stesso gioco ?

Emanuele infila la testa nell'incavo del collo della ragazza.

Mi sta sul  cazzo.
Non devo piangere.

Gli occhi di Siria vanno da me a al  suo fratellastro.

Sto bene.
Sto bene.
Sto ben....

Ema alza la testa e anche quella della ragazza, lei si avvicina e fa combaciare le labbra con quella della ragazza.

Non sto più bene.

Sto malissimo.

Cazz...

Mi alzo dalla panchina e mi costringo a non liberare lacrime fino a quanto arrivo a casa.

Non gli dò questa soddisfazione.

-Mia-sento richiamare il mio nome da quella voce.

Non mi giro e continuo a camminare veloce verso casa mia.

Non so cosa farei se lo guardassi in faccia, le mani mi pizzicano.

E poi sarei io la bambina troppo cresciuta, beh, lui è un bambinone fin troppo cresciuto.

Vengo presa per il braccio e ben presto la mia mano si stampa sulla sua guancia non riuscendo a trattenermi.

Il suo volto e di lato, adesso mi fa male la mano ma non mi interessa, in questo preciso momento gliene darei altri.

-Sei uno stronzo-urlo mentre delle lacrime fredde rigano il mio viso.

Sto piangendo, davanti ai suoi occhi, non è possibile, non doveva succedere!

-Tu non sai cosa sta succedendo nella mia vita-ribatte con la mia stessa tonalità puntando i suoi occhi nei miei.

Si sta incominciando a vedere il mio bello schiaffo, ma non mi importa, anzi, sono molto fiera di me.

Mi sono mancati i suoi occhi.

-E sai cosa?!-la rabbia mi ribolle nelle vene, poso le mie mani sul suo petto e lo spingo, lui indietreggia-Non mi interessa, per me non esisti più, divertiti con quella troia, siete fatti l'una per l'altro: troia e puttaniere, una bella combinazione direi.

Mi allontano di qualche passo, lo guardo negli occhi completamente aperti per lo stupore.

-Mi fai schifo-concludo per poi girarmi e camminare via.

Alla fine non siamo così tanto diversi: ci facciamo schifo a vicenda.

Non staremo mai insieme, troppo diversi per poterci capirsi.

Appena arrivo a casa mi rifugio in camera mia, mi butto sul letto e mi lascio andare a un pianto che mi tengo dentro da troppo tempo.

L'amore mio e di Emanuele è dannoso, e poi, solo io lo amo.

Questo non è amore, fa troppo male, non può essere.

La porta si apre e pochi secondi dopo due braccia fragili mi circondano, senza pensarci ricambio il gesto e infilo la testa nel petto di mia madre.

Sto piangendo da troppo tempo.

Adesso lui sarà felice con quella là e io me ne farò una ragione.

Una vita senza di lui, c'è la farò, c'è la devo fare per forza.

Lui è male.

Eppure nelle sue braccia ci stavo una favola...

Cambiami la vita.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora