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Ciao ragazzi per questo capitolo ho provato ad usare la terza persona, spero vi piaccia 💚

🌹🌹🌹







Mia non era una che nascondeva le cose hai suoi genitori ma con Emanuele sentiva di doverlo fare: suo padre troppo geloso e i suoi fratelli troppo impiccioni. L'unica a capirla era sua madre, anche se non le diceva niente, lei sapeva.

Era facile capirlo, il carattere di Mia stava cambiando, lei, per sè, stava cambiando diventando finalmente grande.

Emanuele non era certo il ragazzo perfetto, lei lo sapeva ma non gliene importa, finché stava bene in sua presenza a Mia non le importava, gli piaceva quel ragazzo come mai nessuno prima.

Non sapeva più come si tornasse indietro da quello strano sentimento e se ci pensasse non vorrebbe nemmeno.

Tutte le cose che ha provato sono state importanti, anche se la cosa tra di loro finissero, lei lo ricorderà per sempre, ogni singola sensazione o momento passato in sua presenza.

Anche oggi, 14 ottobre, stava sul pullman che la avrebbe aiutata ad arrivare da quello strano ragazzo.

Aveva, come al solito, le cuffie nelle orecchie, non poteva farne a meno, la aiutavano a isolarsi meglio dal mondo intorno e catapultarsi nel suo.

Pensava, pensava troppo a mio parere, pensava a quella serata passata interamente in compagnia del ragazzo dagli occhi color del mare profondo.

Non poteva fare a meno di ricordarsi tutte le parole che gli aveva urlato contro, un nodo alla gola si fece sentire e gli occhi le divennero lucidi.

Non era mai stata così fragile, lui la faceva sentire strana come se potesse crollare solo detta una sua brutta parola nei suoi confronti.

Lei voleva essere perfetta ai suoi occhi, senza macchie, non voleva essere reputata una bambina, lei non lo era per niente.

Poi cambiò i pensieri, ricordandosi degli abbracci avuti con lui, aveva bisogno di stargli vicino, era diventata la sua droga, ne era perfettamente a conoscenza.

Mia era completamente persa di Emanuele Esposito.

Il mezzo di trasporto si fermò alla quarta fermata, la sua, era arrivata al paesino in cui abitava quello strano ragazzo.

Scese e mentre avvolgeva le cuffie attorno al cellulare notò la figura alta di Emanuele affiancato dalla sua sorellastra Siria.

Appena fu arrivata davanti a loro abbracciò la ragazza con la frangetta e lunghi capelli marroni lisci, poi diede un tenero bacio sulla guancia al ragazzo, anche se avrebbe preferito mille volte darglielo su quelle splendide labbra.

Stava morendo dentro ogni minuto, voleva baciarlo, non c'è la faceva più ma non sarebbe mai stata lei a fare il primo passo, aveva paura di rovinare i rapporti.

Insomma erano amici e, gli amici, non si baciano fino a prova contraria.

-Cosa facciamo oggi?-chiese Mia piena di felicità.

Era sempre felice quando stava in compagnia di Emanuele, si chiedeva se anche la sua miglior amica, Camilla, si sentisse così in compagnia di Riccardo.

Mia non sapeva quasi niente, anzi togliamo il quasi, ma sapeva di star veramente bene solo in compagnia del ragazzo che adesso era al suo fianco.

E non le importava se il padre lo avrebbe scoperto, avrebbe subito le conseguenze senza paura, voleva solo star accanto a Emanuele.

Aveva trovato l'amore e quando si trova non si deve lasciare andare, lo si deve tenere come un tesoro, Mia già lo sapeva benissimo.

La vita ti dà poche gioie, ma quando te le dà, non si devono far scappare per nessuna ragione al mondo.

-Si gioca alla Wii-rispose Siria saltando dalla felicità.

Siria stava diventando molto importante per Mia, come una seconda miglior amica anche se era più piccola di due anni.

Mentre i due fratelli battibeccavano sul gioco, Mia rise come mai, erano davvero buffi.

Arrivarono ad un grattacielo a dieci piani, Emanule aprì il portone e chiamò l'ascensore.

Mia si sentiva una bambina in quel momento: osservava tutto e si guardava bene nel non dimenticarsi niente.

Salirono al sesto piano e la settima porta era la loro.

Appena entrata c'era un salotto collegato alla cucina.

-Non è come casa tua eh-la derise il ragazzo per poi buttarsi sul divano di pelle rossa.

-No, ma è comunque bellissima-ribatte la bionda mentre si guardava ancora in giro.

-Ma smettila, questo è un buco dimenticato da Dio, la tua è una villa-sbraitò Emanuele incominciando la litigata.

Non potevano fare a meno di litigare quei due e Siria sorrise guardando la scena anche se si sentiva la terza incomodo.

Sapeva, lei sapeva, quei due prima o poi sarebbero finiti insieme era questione di tempo e a lei stava più che bene.

Siria voleva solo il meglio per il suo fratellastro, per lei come un fratello, con Mia sarebbe stato veramente bene, forse, finalmente felice.

Si chiedeva solo quando si sarebbero buttati senza aver paura.

-Smettetela, giochiamo-urlò la mora.

I due si continuarono a guardare in cagnesco ma poi lei distolse lo sguardo e, guarda caso però, si andò a sedere al fianco del ragazzo.

Siria incominciò a smanettare con l'aggeggio vecchio di cent'anni, si giro di poco e vide la mano di suo fratello cerare quella della ragazza e poi stringerla.

Litigavamo per poi cercarsi disperatamente, erano strani quei due ma anche unici allo stesso tempo.

-Scelgo io la canzone -interrompe il silenzio la ragazza bionda alzandosi dal divano.

Scelse la canzone "Summers" di Calvin Harris.

Si vergognava un po' nel ballare davanti a Emanuele ma voleva vincere a tutti i costi.

Tutti presero il telecomando della Wii e incominciarono a seguire i movimenti assegnati.

Era faticoso ma a Mia piaceva ballare e si fece trasportare dalla musica, sperando, un girono, di andare in discoteca con Emanuele e ballare al suo fianco.

A vincere fu prevalentemente Siria mentre Emanuele e Mia si davano a gara per il secondo posto.

Il tempo passava velocemente, nessuno se ne accorgeva, tutto era felice o almeno fu così finché la porta di casa si aprì.

Mia smise di ballare e guardò la donna alla porta: capelli neri raccolti in una coda disfatta, occhi di un azzurro bellissimo, pelle bianca e vestiti striminziti.

-Marino-sussurrò la donna mentre guardava la ragazza nel suo salotto.

-Mamma-salutò Ema, smettendo anche lui di giocare.

Poco dopo anche Siria smise e fermò il gioco.

La madre dei due entrò chiudendo la porta alle sue spalle per poi avvicinarsi alla ragazza bionda e studiandola attentamente.

-Come ti chiami?-chiese subito la donna.

-Mamma-la riproverò il figlio ma lei non stette zitta.

-Dimmelo-strillò afferrando il braccio della ragazza e stringendolo così forte che il giorno dopo ci sarebbe rimasto il ricordo.

-Signora, mi fa male-si lamentò la ragazza.

Emanuele intervenne facendo staccare la madre dalla ragazza che gli piaceva, la prese per la mano e la portò fuori.

Scesero le scale e uscirono velocemente andando all'aria aperta.
Si prese una sigaretta e la accese.

-Adesso sai chi ho come mamma...

A Mia gli si strinse il cuore, voleva far qualcosa per lui ma non sapeva cosa.

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