Siamo scese dall'autobus da almeno mezz'ora e stiamo camminando per questa città da almeno un'ora!Okay, che io non esco mai dalla mia zona ma questa città non la ho mai sentita nominare.
Arriviamo ad una casa il doppio della mia e la mia bocca si apre da quanto è messa bene e curata in ogni singolo dettaglio: sembra un castello.
-Wow, questa è la casa del padre di Emanuele?-chiedo anche se è più che ovvio, ma la sicurezza non è mai troppa.
Adesso mi spiego anche quella moto che aveva Ema il primo giorno di scuola e, soprattutto, i suoi nuovi vestiti.
-Si, il padre è il proprietario di diverse scuderie per gente ricca- risponde la ragazza abbastanza schifata alle ultime parole pronunciate.
Suona il campanello e ad rispondergli è la voce di un uomo anziano, appena la ragazza dice il suo nome i cancelli di ferro nero si aprono.
La ragazza entra dopo aver sospirato.
Può essere così brutto abitare qua dentro ?
-Non ti piace qui?-curioso un po'.
-Non è per me, tutto qui.
Ad aprirci la porta marrone ci pensa un uomo anziano e pelato vestito in giacca e cravatta.
Mi guardo in giro e appena noto la figura del mio uomo alzato e che sta puntando i suoi splendidi occhi verso di me, non ci penso due volte a correre da lui.
Mi è mancato davvero tanto.
Troppo per poterlo descrivere, mi sa.
Gli salto addosso mentre lui resta in piedi: lego le mie braccia dietro al suo collo, le mie gambe a cingergli la vita e la mia testa nell'incavo del suo collo.
Il suo profumo, Dio, mi è mancato così tanto.
Il contatto, il fuoco tra di noi lo sento tornare ...
E dopo un lungo inverno finalmente sento di nuovo quella dolce sensazione di calore.
Mi stringo di più a lui ma non sento il ricambio del gesto.
Mi stacco dopo qualche secondo e rimetto i piedi per terra e slego le mie mani dal suo povero collo.
Perché non ha ricambiando il mio gesto?
Mi guardo in giro e mi accorgo che seduti sui due diversi divani c'è tutta la compagnia.
Ah, mancavo solo io a quanto pare.
Mi giro verso Emanuele e lo vedo guardare sua sorella in modo freddo per poi sedersi, senza degnarmi di uno sguardo.
Mi sento umiliata in questo momento.
Nessuno prova a fiatare, nemmeno Sheila.
Siria si siede vicina ad Andrea e io, a mio malgrado, vicino alla mia peggior nemica.
Il silenzio è sovrano.
Guardo Lele e lo vedo diverso: più grande e anche più triste.
Mi chiedo se ci tenga ancora a me ?
Tiene ancora la collana al suo collo come faccio io ?
-E quindi questa è la mia nuova casa, non tornerò più da Antonella-sospira mentre appoggia la schiena alla poltrona di pelle nera.
Ha un accenno di barba e i suoi occhi mi incutono tanta freddezza, dov'è finito quell'immenso calore ?
-Tua madre-lo correggo.
Dopo tutto è sua madre, un po' pazza ed è per questo che ha più bisogno dell'unica cosa buona della sua vita: i suoi figli.
Il ragazzo gira la testa verso di me, finalmente, i nostri occhi entrano in contatto visivo. I suoi, però, non fanno trasparire niente. Nessuna emozione da me riconoscibile.
Ma sa chi sono ? Mi ha dimenticato ?
Mi sembra di essere in uno dei miei peggiori incubi. Vi prego, se lo è, svegliatemi.
-Non è più mia madre da molto tempo-ribatte freddo e tagliente come il ghiaccio.
Scuoto la testa e distolgo lo sguardo, non riuscendo più a sopportarlo.
Guardo nella direzione di Siria e lei ha gli occhi bassi: dove è la ragazza che combatteva?
Mi sembra di essere quella di troppo in questo momento.
Non c'è la faccio, mi fa troppo male il cuore.E non mi importa di far figure di merda, in questo momento vorrei scappare a gambe levate da questo posto.
Mi alzo dal divano di pelle bianco e mi dirigo a passo lento verso la porta.
Sono distrutta.
Quello lì non è il ragazzo di cui mi sono presa una cotta. Avrà pure il suo aspetto ma il suo carattere sembra morto.
Apro la porta e esco da quella immensa villa degli orrori.
Io non lo riporterò indietro.
I cancelli si aprono e io me ne esco , sempre a passo lento.
Spero che lui mi insegua per chiedermi scusa.
Ma le mie fantasie non vengono assecondate.
Sono prosciugata da ogni mia energia.
Navigo per quella città senza una meta precisa, solo con la voglia di allontanarmi da quel posto.
È solo un sogno. Quanto lo vorrei.Quando è ormai buio chiedo a mio fratello Alan di venirmi a prendere con la macchina. Gli mando le mie coordinate grazie al telefono.
Quando arriva è buio, entrò in macchina e metto la cintura.
Lui incomincia a guidare senza fiatare.
-Come stai?-domanda scontata e, credo, molto plausibile .
Tengo la testa rivolta sul finestrino mentre guardo la città scorrere sotto i miei occhi.
Non rispondo.Alan invece di andare a casa fa un'altra strada, arriviamo al McDonald's.
-Alan, non ho fame-dico con un filo di voce.
Vorrei solo andare a casa a piangere per sempre.
-Non m'importa, scendi-ordina uscendo dalla macchina e sbattendo la portiera.
Sbuffo e scendo dalla macchina a mia volta.
Entriamo nel locale e lui va ad ordinare mentre io mi vado a sedere a un tavolino.
Quando arriva mi porge: un panino, delle patatine, crocchette e della Coca-Cola.
-Adesso, con tutta la calma del mondo, raccontami tutto-mi sprona mentre addenta una patatina.
Prendo il panino nelle mie mani e solo allora capii quando avevo veramente fame.
Addento il panino e accetto il fatto di raccontare tutto a mio fratello.
Alzo gli occhi e li punto nei suoi: uguali ai miei.
Incomincio a parlare e inizio dal principio.
La mia, pazza, insana, storia "d'amore" con Emanuele Esposito che mi chiedo se avrà mai fine.
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Cambiami la vita.
Romance#18 posto nelle storie d'amore 😍 (14 gennaio) #16 posto nella storia d'amore m(8 aprile) Vi ricordate il primo sguardo con quella persona? Mia Niky si ricorda perfettamente la prima volta che ha incontrato gli occhi del ragazzo che, piano piano, se...