35. Comunque andare

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VIOLA

Mi piace prendere il treno perché, al contrario dell'aereo, anche a se a volte si ha la sensazione di essere nel bel mezzo del nulla, vedi dove stai andando. Hai il tempo di assaporare con lo sguardo i luoghi che attraversi.

I paesaggi si susseguono prima veloci e poi gradualmente sempre più lenti nelle prossimità delle fermate.

Che strano posto le stazioni, sembrano luoghi senza tempo. Tutte simili per quanto in realtà diverse. Persone stipate sulle banchine in attesa di quel treno che le riporterà a casa o che al contrario le porterà lontane. Addii, incontri. Mura che trasudano emozioni.

Sposto lo sguardo di fronte a me. Beatrice sta leggendo avidamente il suo romanzo. Sorrido tra me e me, è una ragazza innamorata follemente dell'amore in se. Così come dell'happy ending, delle romanticherie e delle cose sdolcinate.

Un tempo non troppo lontano anche io ero così. Certo raggiungere i suoi livelli è arduo, ma anche io vivevo nel segno dell'amore. Poi dentro di me tutto si è spento, come se quel sentimento fosse una piccola candela bagnata che fa fatica ad accendersi di nuovo. Un senso di freddo mi pervade, e ho un brivido lungo la schiena nonostante sia estate inoltrata. Non è colpa dell'aria condizionata lo so. Mi chiedo se uscirò mai da questo torpore emotivo, da questa immobilità sentimentale.

Un senso di tristezza mi avvolge come un manto pesante, come da mesi, impendendomi di prendermi in mano la mia vita.

Mi infilo gli auricolari e alzo al massimo il volume, speranzo di trovare conforto nella musica.

Comunque andare

anche quando ti senti morire

per non restare a fare niente aspettando la fine.

Andare perché ferma non sai stare

ti ostinerai a cercare la luce sul fondo delle cose!

Come sempre mi dà l'incoraggiamento giusto. Stringo le mani come a darmi forza, guardo fuori dal finestrino e mi perdo in quello strano paesaggio apparso.








FEDERICO

"Sopre mi passi il tuo microfono"

Sembra che oggi non funzioni nulla, nemmeno la cosa più idiota. Il suono della musica non è come vorrei, la mia voce non è come vorrei, non abbiamo a disposizione il tempo che vorrei. Io stesso non sono come vorrei. La verità è che sono terribilmente nervoso e vedo tutto nero.

Sulla staccionata ci sono già i fans accalcati per seguire le prove. Non so perché sto vivendo questo evento con ansia. Sarà perché è oltre un mese che non canto dal vivo ed ho paura di non essere all'altezza. O perché di fronte me non c'è solo il mio pubblico ma quello di almeno altri venti artisti.

Guardo Alessandro muoversi con scioltezza sul palco come se fosse nato per essere lì sopra. Nato per rappare, lo cantava già nel 1993. Un giorno sarò come lui? Farà la sua strada? Questa cosa del successo la vivo male da sempre, ho paura che posso finire da un momento all'altro. Ma questo pensiero non deve fermarmi me lo sono promesso.

Prendo al volo il microfono lanciatomi da Sopre. Inspiro a fondo, arrivo alla fine del palco con lo sguardo fisso sui miei piedi storti. Alzo gli occhi davanti a me, la piazza sembra infinita, cerco di farla mia con uno sguardo solo. Chiudo gli occhi, rivedo la rivedo nella mia mente, mi concentro. Butto fuori l'aria svuotando i polmoni. Riapro gli occhi, mi sento pronto.

Fiori di Ciliegio || Fedez FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora