52. Le paure che hai

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VIOLA

Le nostre labbra sono incollate, impegnate in un ballo senza fine. Non abbiamo nemmeno bisogno di respirare. Sono aggrappata a lui da un tempo che non riesco a quantificare.

Lo so che sembra da maniaca ma ogni tanto apro gli occhi per sincerarmi che sia davvero qui e che io non stia immaginando tutto. Ed ogni volta che lo faccio, il mio cuore fa un piccola capriola. E' proprio lui. Qui con me, stretto a me. Mi rincuoro perché ogni tanto fa lo stesso anche lui, e quando i nostri occhi s'incontrano si sorridono. Allora percorro il suo viso con le dita, e mi dico che no, non c'è un dettaglio di lui che modificherei.

Siamo impegnati in un duro corpo a corpo che mi toglie ogni capacità di essere razionale ed obbiettiva. Non sto facendo una cosa giusta, ne sensata lo so. Ma ci sono troppo dentro e non riesco a fermarmi. Se da sempre sogni di avere delle grandi ali, quando spicchi il volo non pensi più alla possibilità di cadere.

Non è razionale, non lo puoi spiegare, tremano le gambe mentre ride il cuore.

Con un movimento impacciato ma veloce arriva alla chiusura del mio reggiseno. Capisco che vuole di più. E' lì che armeggia e io non so cosa fare, ne pensare. Non credo di essere pronta.

Esiste un momento in cui lo sarò davvero? Ed ora? Lo lascio fare o no? Me la sento? Sto mancando di rispetto anche ad un'altra donna, non è da me. Ma è così trascinante, e lo vorrei anche io.

Il suo ritmo incalza ed il suo bacio si fa sempre più profondo, meno tenero ma più passionale, meno casto ma più malizioso, carnale. Perché lui è anche questo, gliel'ho sempre letto nello sguardo. Sarà cinico e preciso, ma non freddo. E' un vulcano di passione e dolcezza, ma non lo è per tutti. No, lascia che questo lato di se stesso esca con il contagocce.

Mi sento stordita da questo ragazzo, come una fosse una sostanza illegale che genera dipendenza. E' un'infinità di tempo che non provavo queste sensazioni, pensavo non le avrei mai più vissute.

Tolto quel mio piccolo indumento, ci sarebbe solo la stoffa di una sua logora maglia a dividerci. Troppo poco a separare la mia pelle dalla sua. Troppo poco per arginare l'incendio che ci divampa dentro. Troppo poco per resistere.

Clic.

Ci siamo.

Quel rumore è come se mi riportasse alla realtà, strappandomi a quella dimensione onirica nella quale galleggiavo. Sento il reggiseno sganciarsi e abbandonarmi la schiena. Restano solo le sue mani a tenermi le spalle.

Non posso, non così.

Faccio appello a tutta la mia forza di volontà, remo contro l'ondata di emozioni che mi stanno travolgendo e metto una mano tra di noi, sul suo petto, proprio sopra il suo albero della vita. Con una lieve pressione lo allontano sperando che le nostra labbra si separino. Ma lui è troppo preso, non percepisce il senso del mio gesto. Poggia la mano sulla mia e la stringe forte.

"Aspetta"

Finalmente si accorge che qualcosa non va, si ferma, ansima come dopo una lunga corsa. Il senso di colpa attraversa il suo sguardo. Cerca di cancellare velocemente ogni malizia dai suoi gesti, sposta le mani dalla mia schiena al mio viso facendo attenzione. Appoggia la sua fronte alla mia, non mi guarda negli occhi.

"Scusa, mi sono fatto prendere dal momento"

Mi ribacia di nuovo. Amo il suo sapore e per un attimo mi fa dimenticare perché lo avessi fermato poco fa. Ma poi lo guardo, ci guardo come se fossi uno spettatore esterno e le motivazioni tornano indietro all'improvviso, come un boomerang, e di nuovo sento l'istinto di allontanarmi da quello che sta succedendo.

Fiori di Ciliegio || Fedez FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora