47. Portami con te

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VIOLA

Arriviamo all'aeroporto praticamente correndo, trascino maldestramente il mio trolley mentre Fede continua a ripetere come un mantra che è tardissimo. Non so nemmeno dove stiamo andando, mi sono affidata completamente a lui.

Mi tiene per una mano e mi sta letteralmente trascinando tra la gente. Non avrei mai immaginato di trovare questo posto affollato anche a quest'ora.

Ovunque siamo diretti spero di non dover mettere piede su un aereo privato come quello con cui è andato ad Ibiza. E' troppo piccolo per farmi sentirmi al sicuro. Solo a pensarci mi sento male.

Si ferma all'improvviso e non posso fare a meno di andargli a sbattere contro. Sta osservando il tabellone luminoso dei Gates, ma i suoi enormi occhiali da sole m'impediscono di capire dove stia guardando esattamente.

"Eccolo, AZ96584!"

Non ho nemmeno tempo di cercare la sigla sullo schermo che ricomincia a camminare velocemente. Ho il fiatone, riesco a stento a stargli dietro.

"Quando ci raggiungono Denny, Fabio e tutti altri?"

"Mai"

Non si gira nemmeno a guardarmi.

"Cosa?"

Mi fermo all'improvviso e punto così saldamente i piedi a terra che anche lui è costretto a interrompere la sua corsa forsennata a meno che non voglia lasciarmi lì.

"Ti ho detto una bugia!" – mi poggia un dito sulla fronte e piega leggermente la sua testa – "Non fare quel broncio, è stato a fine di bene. Altrimenti non saresti venuta!"

Sarei venuta comunque perché sono un'idiota e sono pazza di te.

"Quando la smetterei di plasmare le vite degli altri a tuo piacimento? Devi lasciare che gli altri decidano autonomamente. Altrimenti non saprai mai se si stanno comportando in modo sincero. Lo dico anche per te!"

"Uhhhh, che altruista"

"Non sto scherzando Fede" – ora sono io a puntellare il mio dito sulla sua fronte - "Lasciami decidere da sola. Magari sarei venuta comunque. O forse no"

"Non volevo rischiare quel forse no. Ora possiamo andare?"

Non voleva rischiare. Riesce sempre a dire la frase che mi lascia così interdetta da non sapere cosa controbattere.

Ora mi chiedo solo come farà a passare inosservato ai controlli, al metal detector dovrà spogliarsi per forza di cose. E' così preso a correre che secondo me nemmeno ci ha pensato.

Mi fa cenno di seguirlo in una piccola stanza dove sulla porta ci sono ad attenderci degli operatori aeroportuali.

"Scusate il ritardo!"

Lo sento parlottare con questi tre tizi: due uomini e una donna, tutti adulti, mi sento quasi accerchiata. Mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa che mi faccia capire dove siamo e cosa cavolo ci facciamo qui.

Poi vedo la scritta sopra la porta.

Controllo Passeggeri

"Salve Signorina! Poggi anche qui la sua valigia e si tolga la giacca"

Federico a pochi passi da me si toglie anelli, collana, cinta, cappello, sciarpa, occhiali da sole, giacca e felpa e passa sotto un metal dector in versione ridotta rispetto a quelli che vedo di solito negli aeroporti.

Ora capisco tutto.

La scena è surreale perché è chiaro che i tre sanno chi hanno davanti, ma restano comunque formali e professionali. Fede aveva già previsto ed organizzato già tutto, non lascia mai niente al caso.

Fiori di Ciliegio || Fedez FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora