Crollo.

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Quando arriviamo fuori dall’ospedale inizio a correre, non so dove andare ma non posso più aspettare. Mentre corro mi passa tutto così velocemente nella testa, tutto in qualche modo stava crollando, la lontananza con Jorge, ciò che avevo scoperto su Stephie e Lara, il ricatto e ora questo. Tutto sta crollando. Corro a più non posso cercando in ogni parte dell’ospedale, voglio sapere come stanno, non posso più aspettare, dietro mi me c’è mio padre con Clara. Non ho più fiato ma non me ne importa, non so più a cosa pensare, nella mia testa tutto si è annebbiato, non mi importa più di tanto della mia vita in questo momento. Corro, finché non vedo due persone, un uomo e una donna, quest’ultima ha gli stessi capelli biondi di Mechi e l’uomo ha i suoi tratti familiari, la stessa profondità e colore degl’occhi, la stessa bocca. Rallento quando li vedo con facce preoccupate e capisco che sono i genitori di Mechi, loro si voltano a guardarci quando dal fondo del corridoio, dietro di noi, sento dei passi veloci, mi volto e vedo Lodo con Diego e Jorge, avanzare velocemente. Mi avvicino ai genitori di Mechi, lentamente, con la paura che mi divora dentro. << Come stanno? >> domando con la voce tremante, mio padre mi stringe le spalle, Clara è senza parole, << Non lo sappiamo, ci hanno detto solo che un uomo gli ha tagliato la strada con l’auto >> dice la donna con una voce triste e molto preoccupata. Quando Lodo mi raggiunge mi abbraccia fortemente, Jorge abbraccia mio padre e Diego stringe a se Clara per rincuorarla, quando incontro lo sguardo di Jorge lui mi guarda dolcemente. Non riesco a piangere, non riesco a parlare, sono qui e vorrei sparire, vorrei non trovarmi in questa situazione, mio fratello, non so come sta, non so cosa gli è successo, come posso stare calma? E Mechi? Non potevo immaginarla ferita, non potevo pensare al suo sorriso spento. Dove sono? Inizio ad andare avanti e indietro, senza fermarmi. Mio papà mi guarda preoccupato, Lodo mi si avvicina e cerca di fermarmi e mi prende la mano. Io gliela stringo piano e poi la lascio continuando a camminare. Clara ferma ogni dottore che vede e tutti gli dicono la stessa cosa “Se non c’è nessun medico che sa, vuol dire che i medici che si stanno occupando di loro li stanno curando”. Quanto ci vuole? E se è qualcosa di grave? La polizia esce da una stanza e inizia a spiegare la dinamica dell’incidente a mio padre ma non sono autorizzati a dire come stanno i pazienti, loro non sono dottori e non sanno queste cose. Vedo arrivare il resto dei ragazzi, Alba, Facu, Cande, Ruggero e Stephie con un aria affranta si avvicinano a noi, chiedendoci come stanno, ma ovviamente non ricevono risposta. Non mi andava di vederla, ma non posso farci niente, non mi sembra il caso di scatenare una guerra in questo momento, mi importa solo di Fran. Jorge mi guarda mentre Stephie gli è vicino, in questo momento vorrei abbracciarlo anche so sono arrabbiata con lui, se fossi fra le sue braccia mi sentirei meglio. Non so perché lo penso ma è una sensazione che ho se penso ad un suo abbraccio. Distolgo lo sguardo da lui e mi guardo in giro. Non ho mai visto tutti noi così tristi tutti insieme, siamo sempre felici, ridiamo, scherziamo e ora tutto è spento. Sento la mancanza di Fran e Mechi più che mai, perché senza qualcuno di noi è come se fossimo una catena spezzata con delle parti mancanti, come se non fossimo completi. Sto crollando. Il mio corpo e la mia mente iniziano a far fatica a contenere tutta la rabbia, la tristezza, la paura e il delirio che in questo momento ho dentro di me. Devo muovermi, più sto ferma più mi sento male, più vorrei spalancare una di quelle porte per vedere cosa sta succedendo, per favore qualcuno venga a dirmi quello che succede, non posso crollare qui. Vorrei rompere tutto, vorrei lanciare qualcosa per sfogarmi, cerco di resistere a tutti questi impulsi, tutti guardano me. Sono quella che ancora non ha versato una lacrima, quella che non si è ancora sfogata. C’è chi ha inveito, che chi ha pianto, che perfino chi si è arrabbiato contro un muro, ma io vado solo avanti e indietro aspettando il momento giusto per crollare. Tutti mi guardano preoccupati, tranne Stephie, lei sembra preoccupata e forse lo è davvero ma sicuramente non le importa di me di come mi sento. Jorge la abbraccia da dietro, ha la testa appoggiata alla sua e i suoi occhi sono continuamente puntati su di me, non li sposta mai, sa cosa mi sta succedendo, lo sa meglio di tutti perché lui sa esattamente come sono, inizia a mancarmi l’aria, tutto il mio corpo inizia a tremare, sto per esplodere poi una porta di quelle davanti a noi si apre.
 
<< Salve >> dice una donna che indossa un camice bianco, credo che abbia una quarantina d’anni anche se ha un aria molto giovanile, una di quelle donne che si mantiene bene, ha i capelli scuri raccolti in uno chignon basso e da esso sbucano due bacchette corte. Porta gl’occhiali, dietro di essi spiccano due occhi grigi, enormi e molto intelligenti. Sorride debolmente, è magrolina e abbastanza alta. << Io sono la dottoressa Brown, Caroline Brown >> dice lei, << Voi siete i parenti e gl’amici di Francisco e Mercedes? >> domanda guardandoci, credo che sia stupita dalla presenza di tutte queste persone, << Si >> qualcuno di noi risponde all’unisono. << Bene, allora, hanno avuto un incedente e questo credo lo sappiate, è stato un brutto incidente e hanno preso un brutto colpo >>, credo di svenire ma cerco di resistere. La dottoressa sembra calma, non dà segno di serenità né di tristezza non riesco a capirla, << Allora la ragazza, Mercedes sta bene, è cosciente, la memoria intatta, è svenuta ma si è ripresa subito, ha un taglio sull’occhio passerà in due settimane con i punti, dovrà solo disinfettarlo. Da tutte le analisi che abbiamo fatto non risulta niente, le botte che ha preso non gli hanno danneggiato il cervello, gl’organi vitali sono tutti funzionanti alla perfezione >> finisce di spiegare sorridendo, i genitori di Mechi tirano un sospiro di sollievo, anche io provo sollievo ma Fran? Fran come sta? << Per quando riguarda Francisco, per lui beh la situazione è un po’ più complicata >> a quelle parole mi sento crollare, Lodo da un lato e Jorge dall’altro mi prendono al volo quando le gambe iniziano a cedermi. La dottoressa mi guarda << Non preoccuparti >> dice poi con un sorriso << Allora, Francisco ha preso una forte botta alla testa, ha un taglio gli abbiamo messo otto punti >> dice la dottoressa indicando il punto in cui Francisco si è fatto male, << E’ arrivato in ospedale incosciente, poi si è svegliato e abbiamo dovuto sedarlo, per ora non è opportuno tenerlo sveglio, gli abbiamo fatto tutti gl’esami, nel cervello risulta esserci una piccola macchiolina, cioè l’emorragia, ma è talmente piccola che si dovrebbe asciugare da sola però dobbiamo tenerla controllata, non è mai cresciuta in questo tempo quindi deduciamo che sia fuori pericolo, per il resto è tutto apposto, gl’organi vitali sono tutti funzionanti, dobbiamo accettarci solo quando si sveglierà se ricorda, potrebbe aver avuto un trauma, ma lo escludiamo al 90% >>. Quando torniamo a casa dopo ore passate all’ospedale, mi chiudo in camera mia. Ora che sono sola inizio a sentirmi male, non so come Fran starà, quando ho visto Mechi l’ho abbracciata forte, aveva un occhio gonfio con dei punti sopra e gli faceva molto male, ma non voleva andarsene dall’ospedale, voleva restare li con Fran e piangeva, piangeva a dirotto, come se avesse perso la cosa più bella della sua vita, come se gli avessero strappato il cuore e l’avessero fatto a pezzettini. Mi si spezzò il cuore anche me. Vedere Fran in quel letto incosciente è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in quel momento tutte le mie certezze sono crollate, tutta la mia voglia di essere felice è sparita nel nulla. Non sorrideva, non era il mio Fran. Non riuscii a piangere neanche li, non riuscivo a parlare, non riuscivo a guardarlo senza provare male al cuore. Ma volevo esplodere. Tutti dicevano che sarebbe stato bene, ma come facevano a saperlo? Come facevano ad esserne sicuri? Io non credo più a niente, e ora che sto pensando a tutto questo il mio corpo inizia a tremare, mi sento piena di rabbia, di angoscia. Voglio essere arrabbiata con il mondo, perché non poteva portarmi via una parte della mia vita. Mi alzo dal letto e mi guardo in giro, è come se questo senza Fran non avesse più senso, è come se fosse tutto inutile, tutto stupido. Non so cosa mi prende, il mio respiro aumenta, le mie mani tremano, più le guardo più le vedo tremare, ho la gola bloccata, è come se io fossi una bomba ad orologeria pronta a scoppiare. Afferro il mio porta matite, lo stringo forte nella mia mano, lo fisso per un istante e poi la lancio, contro il muro con tutta la forza che ho. Ormai tutta la mia rabbia vuole uscire e non posso più fermarla. Butto in terra tutto quello che trovo sulla scrivania, strappo i cassetti e li scaravento a terra e tutto ciò che dentro si ribalta, ogni oggetto che mi passa per mano lo lancio senza pensarci, forte contro ogni parete libera che trovo. E poi vado in bagno, e anche lì lanciò tutto, è così liberatorio, così triste che inizio a piangere e ad urlare ogni volta che scaravento qualcosa, urlo tutta la rabbia che ho dentro, tutto quello che è andato storto fino ad oggi lo sputo fuori con le urla. Distruggo tutto, nello stesso modo in cui il mio cuore è stato distrutto.
 
JORGE BLANCO.
 
Sono triste. Il mio migliore amico è in un letto di ospedale. Vorrei stare vicino a Martina ma non posso, lei non vuole che sia io a consolarla, che sia io a stargli vicino e sicuramente a Stephie non farebbe piacere. Quando eravamo in ospedale avrei voluto stringerla a me e dirgli che sarebbe andato tutto bene, continuavo a guardarla, credevo crollasse, la vedovo ciondolare, tremare e non reggersi in piedi, la vedevo distrutta e io mi sentivo impotente e in quel momento mi sono odiato, non credo comunque che avrebbe voluto il mio sostegno, in questo periodo tra noi non va tanto bene, è come se io fossi il fuoco e lei l’acqua, io il cane e lei il gatto, lei il sole e io la luna, due cose diverse, due cose distinte che insieme non funzionano, due parti del mondo differenti. Non riuscivo a sopportare di vederla così, in qualche modo mi distruggeva dentro, mi spezzava il cuore. I suoi occhi tristi mi sono rimasti impressi nella testa e non riesco più a liberarmene, mi ha fatto a brandelli l’anima vederla così, mi ha quasi fatto morire dentro. Non l’ho mai vista così fragile come in quel momento, se qualcuno l’avesse toccata si sarebbe spezzata come il vetro, sarebbe esplosa come una bomba e io non avrei resistito a vederla così. Ho detto a Stephie che volevo rimanere solo, quindi lei è in camera sua, ovviamente lei non è distrutta quanto noi, non conosce abbastanza Fran ma è comunque dispiaciuta e anche se ha insistito per restare con me dopo un po’ a capito di lasciar perdere. Mi chiedo come stia Martina, di cosa gli passi per la testa, vorrei poter tenergli compagnia, non mi piace l’idea che sia sola e senza qualcuno con cui sfogare tutto l’odio e la rabbia che ha dentro, lo vedovo nei suoi occhi, vedevo tutta la rabbia che cresceva, la paura che le invadeva il corpo. Era spaventata, triste e piena di odio. Mi faceva quasi paura. Esco dalla mia stanza per andare a chiedere ad Alejandro se ha avuto altre notizie, anche se ha detto che ci avrebbe avvertito lui, ma io non riesco ad aspettare. Cammino per il corridoio e sento dei rumori strani, forti. Qualcuno urla e dei botti fortissim risuonano nel corridoio. Mi volto verso la porta di Martina e corro verso di essa. Quando la apro è come se un uragano fosse passato nella sua stanza, tutto è ribaltato, le lenzuola del letto disfate, i cassetti sradicati e tutto in giro. Vado verso il bagno da dove arriva il rumore, scavalco tutto ciò che c’è in terra e quando lo raggiungo vedo Martina. Una scena straziante, che mi ha stretto il cuore. La guardo per un secondo, con gl’occhi spenti e le lacrime che scivolano sulle guance umide, prende qualsiasi cosa e la lancia mentre urla straziata dal dolore, come se dentro di lei ci fosse un demone. Mi avvicino a lei velocemente e cerco di fermarla, << Ehi basta >> dico stringendola a me << Fermati Martina >>, lei si divincola tra le mie braccia mentre cerca di afferrare altre cose, senza fermarsi. << Martina basta >> dico più forte e la stringo ancora di più. Lei lentamente smette di agitarsi e si appoggia a me, iniziando a respirare profondamente e a piangere ancora più forte, singhiozza fortemente, affondando la sua faccia tra le mie braccia, per nascondersi. << Shh >> dico dolcemente e mi abbasso lentamente tenendola salda per sedermi in terra. Appoggio la schiena contro la parete del bagno e la stringo forte, voglio che si senta bene, che si senta in qualche modo protetta. << Shh, andrà tutto bene >> le dico piano spostandole i capelli dal viso appiccicati sulle guance bagnate. Non l’avevo mai vista così e mi fa male, mi fa male in ogni parte del mio corpo, vederla piangere per la prima volta mi ha toccato nel profondo, dentro di me prego per non rivederla mia più così perché non l’avrei sopportato << Fran starà bene, respira >> dico per cercare di calmarla. Dentro sono affranto, avrei dovuto sapere che sarebbe crollata in questo modo, che non poteva resistere a tutto questo stress, che prima o poi sarebbe esplosa. Non potevo lasciarla fare, in questo momento quello che Stephie potrebbe pensare non mi interessa, in qualsiasi caso, in una situazione del genere se vedo Martina stare così non posso stare con le mani in mano, so che io posso tranquillizzarla, in qualche modo stupido so che sono io quello che riesce a farla stare bene, perché la capisco più di chiunque altro. Lentamente si calma e il suo respiro torna normale, e dentro di me mi calmo, guardo il suo volto ancora nascosto dai capelli, cerco di capire come si sente, ma credo si sia sfogata abbastanza, credo che dentro di lei non sia rimasta una briciola di rabbia e che abbia tirato fuori tutto quello che gli si era accumulato dentro.
 
Ad un certo punto lei si solleva la testa, si asciuga le guance e poi mi guarda, << Puoi lasciarmi sola per favore? >> domanda con una voce ancora rotta dal pianto, << Non credo sia il caso >> le dico io, anche se so che non avrebbe più delirato in questo modo non mi andava di lasciarla sola così. Lei si tira su in piedi, << Per favore >> dice con gl’occhi tutti rossi e il viso distrutto << Grazie davvero, ma voglio stare sola e poi devo sistemare questo casino >> dice guardandosi in giro e ancora una lacrima gli scivola sul viso e lei la ferma con la mano. Mi alzo anche io e la guardo << Martina… >> dico ma in quel momento affacciata alla porta del bagno compare Lodo che ha una faccia spaventata << Cosa è successo? >> domanda guardando me e Martina, << Sono stata io >> borbotta lei e Lodo le si avvicina abbracciandola << Perché non mi hai chiamato, cosa è successo? >> le domanda. << Te la affido >> dico a Lodo, ora che c’è lei posso anche andare, evidentemente non vuole la mia compagnia e in fondo non posso biasimarla, ma almeno con Lodo so che è in buone mani e almeno con lei può sfogarsi con le parole, cosa che con me non vuole fare. Sto uscendo dalla sua camera e in terra in mezzo a tutto questo caos noto un foglio pieno di scritte, lo raccolgo curioso e inizio a leggerlo. Sembra il testo di una canzone, almeno alcune parti di un testo, una canzone non completa, più lo guardo, più leggo le parole, noto che ci stanno benissimo con la melodia che io e Tini stavamo scrivendo prima di litigare, credo che queste siano proprio le parole di quel testo che lei aveva iniziato a scrivere e può sembrare buffo ma le parole che avevo scritto io combaciano perfettamente con queste. Mi sembra strano, è una cosa veramente assurda. Ovviamente nessuno deve sapere, questa cosa la terrò per me, almeno finché le cose con lei non cambieranno, nessuno saprà di questo foglio e di questa canzone, nemmeno lei perché sicuramente si arrabbierebbe. Piego il foglio e me lo metto in tasta, esco dalla sua stanza e mi dirigo nella mia, una volta li nascondo il testo di Martina in un posto dove nessuno e soprattutto Stephie può trovarlo. Il giorno seguente quando mi sveglio scendo in cucina a far colazione, Martina non c’è ancora ma tutti gl’altri sono già in piedi e pronti per andare all’ospedale, << Allora qualche notizia? >> domando io, << Si, la dottoressa ha detto che la macchia non si è espansa anzi è quasi del tutto riassorbita, quindi dovrebbe svegliarsi a breve >> dice Alejandro positivo, Clara sorride piano, << Meno male >> esclama Lodo, << Già, è andata bene considerando quello che poteva succedere >> dice poi Clara. Ad un certo punto la porta si apre e Martina fa capolino in cucina, ha la faccia scavata come se non dormisse da mesi e tutti noi la guardiamo, Alejandro gli dice quello che ha saputo dall’ospedale e lei fa un piccolo sorriso ma si vede che non è ancora sicura della situazione. << Stai bene? >> le chiedo io avvicinandomi a lei, in questo momento non mi importa di niente e nessuno, volevo sapere se stava bene o no, << Si grazie >> risponde lei, le do un piccolo abbraccio e gli faccio una piccola carezza sulla testa. Lei sembra irrigidirsi a tutto ciò ma mi lascia fare, infondo voglio solo rassicurarla, non c’è nulla di malizioso, nulla di strano in tutto ciò, mentre Stephie ci guarda di traverso. << Ti sembra il caso? >> domanda lei quando saliamo in camera, perché io devo prepararmi per poi andare in ospedale con lei, << Cosa Stephie? >> domando io, << La consoli davanti a me? >> dice << Come se non sapessi come mi sento >>, << Senti, suo Fratello è in ospedale e si dà il caso che lui sia il mio migliore amico, non mi importa che sia Martina o no, lei sta male e io di certo non sto lì a far finta che non mi importi >> rispondo io, << Potevi dirgli anche solo due o tre parole di consolazione, infondo Fran sta meglio e non c’è bisogno di consolarla così tanto >>, << Non parlare a vanvera Stephie, tu non la conosci, tu non sai cosa sia per lei Fran e non lo puoi immaginare perché non conosci la sua storia, non conosci com’è fatta e cosa ha vissuto >> la guardo in modo serio << Spero che tu capisca che stai sbagliando, per l’amor del cielo, poteva perdere il fratello e tu stai qua ad ingelosirti, lei ha bisogno di sostegno e non c’è nulla di male in un abbraccio, per lei in questo momento qualsiasi abbraccio la fa sentire meglio, non è tanto importante che sia il mio. Smettila di pensare a queste cose che lei non mi sta portando via da te, in questo momento le importa altro >>, << Scusa hai ragione ho esagerato ma impazzisco quando ti vedo vicino a lei >> dice lei sconsolata e io la guardo, << Scusa >> borbotta poi con una faccia triste e poi mi abbraccia. Quando arriviamo in ospedale mano nella mano, dalla camera di Fran, mentre noi entriamo, esce Martina, << E’ tutto ok? Come sta? >> le domando, lei mi guarda e poi sorride << Si è svegliato >> dice con entusiasmo << Sta bene la macchia è sparita, e ricorda tutti e tutto >> e in questo momento ha gl’occhi pieni di gioia.

Autore: Tante, troppe emozioni qua dentro. Abbiamo il crollo di Martina, che dopo essere stata per anni tanto lontana dal fratello ora si ritrova in questa situazione dove ha paura di perderlo, sappiamo quanto è importante per lei Fran e in qualche modo pezzetto per pezzetto inizia a crollare e come sempre tiene tutto dentro per poi esplodere, abbiamo la dolcezza infinita di Jorge nei suoi confronti, anche se lui sta con un altra non può fare a meno di tenerla d'occhio, si è visto che è quello che la capisce di più, sapeva che sarebbe successo in qualche modo e vediamo anche come Martina si tranquillizzi con lui, l'unica persona che riesce a capirla fino in fondo, l'unica con cui si sente al sicuro è Jorge e poi abbiamo la gelosia di Stephie, che fa finta di capire Jorge in questa situazione ma in realtà lei li vuole tenere più lontani possibile, c'è la farà?

Ogni amore è una favola / JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora