Jorge mi stringe fra le sue braccia, ho una sensazione di benessere, mi sembra di essere ancora a Buenos Aires dove tutto andava bene. Niente litigi, niente pressioni. Li sto bene, sono chi voglio essere e faccio quello che voglio. Ritorno alla realtà quando sento pronunciare il mio nome dall’altro lato della strada, apro lentamente gl’occhi e alzo lo sguardo, Jorge guarda il ragazzo che si sta avvicinando a noi, << Carlos >> esclamo nel vederlo. << Sei tornata? Perché non me l’hai detto? >> domanda confuso come se non credesse che io sia reale, Jorge mi lascia dall’abbraccio << No, cioè si sono tornata ma solo per venire a trovare mia madre >> rispondo, << E non me lo dici? Neanche una chiamata un messaggio niente? >> sembra frustrato, ma perché mai avrei dovuto avvertirlo, << Io… >> non so che dire, << Tu stai con me >> dice lui a bassa voce << Ho il diritto di sapere se torni o no >>, << Io stavo con te, e ti ho già detto che sono solo venuta a trovare mia madre >> rispondo io a tono, << Sei una stronza >> dice lui guardandomi arrabbiato, << Ehi piano con le parole >> Jorge mi affianca e guarda dritto negl’occhi Carlos, non sembra fargli paura, ma anche se l’ha conosciuto da piccolo non sa ora come è diventato, è molto impulsivo e non ci pensa due volte ad alzare le mani contro chi gli dà fastidio, il classico ragazzaccio da cui le madri ti dicono di stare lontano, ovviamente era ottimo per far infuriare mia madre. << E tu che vuoi? Chi sei? Il tuo nuovo ragazzo? >> l’ultima domanda viene rivolta a me, << No, lui abita solo con me >>, vedo Carlos guardare attentamente Jorge e poi fa un’espressione strana, ridacchia << Tu! Jorge Blanco, mi sembrava di conoscerti >> dice facendo un passo verso Jorge, << Qualche problema Carlos? >> dice Jorge spavaldo senza mai smettere di guardarlo negl’occhi, Carlos posa gl’occhi su di me << Tu conosci Jorge Blanco? Questo stupido e viziato ragazzo? >> poi posa lo sguardo su Jorge << Dovresti stare lontano da Martina >>, << Tini non è più la tua ragazza >> risponde Jorge, << E fidati che non sarà nemmeno la tua! >> ribatte Carlos << Lei ritornerà da me prima o poi, quando capirà che non vali niente >>, << Carlos smettila lui non è il mio ragazzo >> dico io un po’ arrabbiata, << E allora stavate abbracciati perché? >> domanda avvicinandosi a me a pochi centimetri, Jorge gli poggia una mano sul petto per farlo arretrare, << Non ti importa >> dico io << Lasciaci in pace Carlos >> continuo, << Davvero? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme mi dici di lasciarti in pace, sei tu quella che se ne è andata lasciandomi >> dice indicandomi con il dito minaccioso, << Calmati >> gli dice Jorge e Carlos cambia espressione, sembra davvero arrabbiato << Fammi parlare con lei tu non impicciarti >> dice scansandolo da una parte per ritornare a guardarmi ad un millimetro di distanza, << Sei davvero una stronza Martina, credevo che almeno tu fossi diversa e invece ti trovo qua con questo stupido… io ti amo, ti ho amato con tutto me stesso e ora che fai? mi volti le spalle per Jorge Blanco, dovresti stare con me >> Carlos mi afferra fortemente il braccio e lo sento stringere sempre più forte. << Lasciala >> dice Jorge avvicinandosi, succede tutto in un lampo, un pugno sferrato da Carlos colpisce dritto in faccia Jorge che cade a terra, velocemente io mi avvicino a Jorge per aiutarlo, << Vattene >> dico a Carlos guardandolo e avvicinandomi a lui mentre Jorge rimane a guardarci mentre si tocca il labbro sanguinante, << Devi andartene Carlos, come pensi che io torni con te se sei sempre il solito, non sei cambiato neanche un po’ da quando me ne sono andata, quindi ora vattene >>, Carlos mi guarda e lentamente si volta per andarsene << Non finisce qua >> dice guardandoci mentre se ne va. Io torno vicino a Jorge che è seduto sul marciapiede, << Fammi vedere >> dico spostandogli la mano dalla bocca << Dai andiamo a casa che ti medico >>.
Quando arriviamo a casa mia madre è seduta sul divano a guardare la tv con Paul, << Che è successo? >> chiede quest’ultimo vedendo Jorge con il labbro sanguinante, << Nulla ci penso io >> dico, << Siete sicuri di star bene? >> domanda Paul, << Si davvero grazie >>, mia madre ci guarda dal divano, so che non si avvicina per il litigio di prima ma so anche che si sta preoccupando per questa situazione anche se non lo mostra. Paul è davvero gentile, è un uomo in gamba e molto disponibile, anche quando abitavo qua era quello che cercava sempre di placare gl’animi tra me e mia madre, è un uomo disponibile e mi chiedo ancora come faccia a stare con mia madre che è un pezzo di ferro. Porto Jorge nella mia camera, << Siediti >> gli dico e lui si siede sul mio letto, vado in bagno prendo l’occorrente e ritorno nella mia camera. Pulisco dal sangue il labbro di Jorge che sta iniziando a gonfiarsi e io inizio a sentirmi in colpa, << Grazie per avermi difeso e mi dispiace per il labbro >> dico guardandolo negl’occhi, << Non ti preoccupare, non gli avrei mai permesso di farti del male >>, prendo il disinfettante e glielo tampono sulla ferita, << Ahi piano brucia >>, << Non fare il bambino Blanco >> lo rimprovero io sorridendo. << Come facevi a stare insieme a quell’idiota? >> domanda lui con una faccia perplessa ma anche buffa, << In realtà non è che mi sia mai importato molto di lui, in primis perché sai come sono e poi perché lo usavo principalmente per fare una ripicca a mia madre, sai il ragazzo ribelle che porta sulla brutta strada la figlia anche se poi io non lo seguivo molto >>, << Quindi tu l’hai sopportato per tutto quel tempo? Sei tosta >> dice ridendo, tampono ancora la ferita ma senza accorgermene premo un po’ troppo forte, << Ahia Tinita >> dice Jorge afferrandomi la mano, i nostri visi sono a pochi centimetri di distanza, riesco a rispecchiarmi nei suoi occhi verdi, Jorge è l’unico in questo momento che riesce a farmi sentire bene perché mi ricorda casa, la mia vera e unica casa, << Fai piano >> dice con un sorrisino, << Scusa >> borbotto e poi mi siedo sul mio letto in parte a lui. << Mi dispiace >> gli dico << Non volevo che ti succedesse questo e poi che vedessi quanto è stressante stare qua >>, << Non ti preoccupare, devi smetterla di preoccuparti di queste cose Martina, io sto bene pensa a stare bene tu >>. Guardo Jorge e una risatina mi scappa, << Che ridi Tinita? >> domanda, << E’ che il perfetto viso di Jorge Blanco è stato rovinato >> rido ancora più forte, << Ehi tornerà come prima >> ribatte lui << E poi sono bello lo stesso >>, io non riuscivo a smettere di ridere, non solo per Jorge ma anche perché è liberatorio, come se mi togliessi tutta quest’ansia che ho dentro, << La smetti di ridere >> Jorge afferra un cuscino e inizia a sbattermelo contro, << Smettila Tinita >> dice iniziando a ridere anche lui, << Stare con Lodo ti ha attaccato la ridarella, mi sembri lei >> dice continuando a colpirmi, << Ok, Ok basta >> dico parandomi con le braccia dalle cuscinate, lo guardo e cerco di stare seria ma ricomincio a ridere. Qualcosa attira la mia attenzione, mia madre è sulla soglia di camera mia che ci guarda, smetto di ridere e Jorge guarda prima me o poi lei, << State bene? >> domanda mia madre, << Si >> risponde Jorge << Nulla di grave >>. Jorge si alza dal letto << Io vado nella mia stanza a riposare >> dice e sparisce dietro la porta ma prima mi rivolge uno sguardo. Mia madre si appoggia al muro e mi guarda mentre sono seduta sul letto, non riesco a guardarla negl’occhi. << Si può sapere cosa è successo? >> domanda, io alzo lo sguardo, << Ti importa? >> le domando, << Certo che mi importa Tini, quel ragazzo è appena tornato con un labbro sanguinante >> dice, << E’ stato Carlos, ci ha visto, ha pensato che stessi con Jorge e quando Carlos mi ha afferrato lui si è messo davanti e gli ha dato un pugno, tutto qua >> le dico. Mia madre si avvicina e si siede vicino a me << E’ stato quello stupido di Carlos? >> domanda e io faccio un cenno di sì con il capo, << Jorge è stato un gentil uomo >> esclama mia madre, << Già >> rispondo io. Vedo mia madre guardarmi, << Sai Tini, era da tanto che non ti sentivo ridere così, forse da quando ci siamo trasferite qua >> borbotta lei, io faccio spallucce. Lei si alza dal mio letto e va verso la porta, << Buona notte Martina >> dice voltandosi a guardarmi e poi chiude la porta. Mi getto sul letto, che serata penso tra me e me, Carlos che colpiva Jorge è stata la ciliegina sulla torta, dovrò domandare a Jorge come mai Carlos c’è l’ha su tanto con lui. E’ stata proprio la sfiga a farmi incontrare con Carlos questa sera, proprio mentre ero tra le braccia di Jorge, mi ricordo che in quel momento mi sentivo come a casa, come se fosse tutto tornato normale. Finalmente domani tornerà tutto come deve essere, ritornerò alla mia vera vita, a ciò che amo.
A svegliarmi è il suono del mio telefono, lo cerco a occhi chiusi sul comodino, << Pronto >> rispondo con la voce ancora assonnata, << Ehi Tini >> la voce di Lodo mi rimbomba nelle orecchie, << Parla piano Lodo >> la rimprovero io, << Stai ancora dormendo? >> domanda, << Non più >> le dico, << Allora, stasera torni, non vedo l’ora, manchi qua, ormai ero abituata troppo bene alla tua presenza >>, << Anche tu mi manchi Lodo >> le dico, infondo è vero, mi manca la mia amica, la mia consulente, la mia spalla. Le racconto cosa è successo la sera prima con Carlos, << Davvero? >> ride lei al telefono << Jorge ha un labbro rotto! >>, << Già, per colpa mia, se non fossi uscita di casa per non ascoltare mia madre non sarebbe successo >>, << Evidentemente doveva succedere Martina >> borbotta Lodo al telefono << Era destino che ti avrebbe incontrato proprio mentre eri con Jorge >>, << Si e ora lui si trova con un labbro gonfio per colpa mia >>, << Non è colpa tua Tini, è lui che si è messo in mezzo e menomale che l’ha fatto, guarirà >>, << Si, guarirà… e lì come vanno le cose? >> domando, << Solito, ieri ho litigato con una ragazza, Melissa si chiama, dovevi vederla come stava attaccata a Diego >> faccio una risatina mentre lei continua a parlare, << Cande beh… Cande non riesce a parlare dovremmo trovare una soluzione >>, << No niente soluzioni Lodo >> dico io, << No intendo che dobbiamo trovare un modo per farle trovare il coraggio di parlare con Ruggero, lui è in crisi. Aspetta solo lei che le va a parlare ma niente >>, << Deve solo trovare un po’ di coraggio, ce la farà Cande è forte solo che crede di non meritarselo, si sottovaluta, Alba invece? >>, << Beh, lei è sempre più triste e Facu sempre più distante, nel senso che non si rivolgono parola però ho visto una cosa… strana! >> esclama Lodo, << Cosa? >> le domando << Dimmelo >>, << Ok, calmati >> ribatte lei << Venerdì in accademia stavamo andando a lezione con Angie e a Facu è caduto il portafoglio, si è aperto e mi è sembrato di vedere una foto di lui con Alba >>, << Ti è sembrato o l’hai vista Lodo? >> chiedo io perché so che la vena investigativa di Lodo la porta a usare ogni piccolissimo dettaglio non esistente per aggiustare le cose, << Mi è sembrato, ho visto sbucare fuori una foto e si vedevano dei capelli ed erano di Alba >>, << Lodo non ne sei sicura >> ribatto ancora, << Lo so, ma non perdo le speranze >> dice lei, << Per il resto tutto ok, Fran si preoccupa un po’ ma Mechi lo tiene a bada, ora scappo perché Diego mi ha invitata per una colazione sul lungo mare >> dice con una voce sognate, << Si ok, divertiti e fate i bravi, anzi no >> dico, << Quanto sei sciocca >> borbotta lei << Ciao Tini >> e riaggancia. Mi stiracchio e mi alzo dal letto, mi infilo un paio di jeans lunghi e strappati e mi rimbocco la maglietta bianca in essi, infilo i miei stivali marroni con le frange e esco da camera mia. Busso alla stanza di Jorge, << Avanti >> dice e entro, << Come stai? >> domando mentre richiudo la porta, << Abbastanza bene, mi fa un po’ male, ma resisto >> risponde mentre si abbottona una camicia blu scuro, io continuo a guardarlo senza sapere cosa dire, << Non farti problemi Martina, non è colpa tua e so che lo stai pensando >>, << E’ colpa mia >> rispondo di getto << E poi smettila di leggermi nel pensiero >> blatero senza senso, lui sorride e fa un risolino << Magari potessi leggerti nel pensiero, ma non sei molto brava a nascondere ciò che pensi, almeno per me >> io lo guardo senza dire nulla << Non è colpa tua è colpa sua e basta, non ti rispetta, non rispetta le tue decisioni, se non vuoi stare con lui, lui deve accettarlo >>, << Come hai fatto tu >> dico con uno sguardo cupo, << Si come ho fatto io >>, << Non ti capisco >> dico innervosendomi, inizio a gesticolare e a camminare avanti e indietro << Perché non vai da lei? Se la vuoi vai da lei >> dico quasi urlando, << Tu non capisci me? >> borbotta stupito << E io allora cosa dovrei dire su di te? Io sto solo cercando di andare avanti e non è facile, lei non voleva stare più con me io l’ho accettato pur soffrendo, l’ho lasciata fare quello che voleva perché l’amavo e non perché volevo lasciarla andare >>, << Quindi mi stai dicendo che l’amore è lasciare andare chi ami, senza lottare? Senza provarci? Allora che stronzata è? Perché allora vuoi sapere perché non mi importa innamorarmi se tu per primo mi dici che fa male amare >>, << Non è sempre così! >> esclama lui, ormai è diventata una discussione, un confronto, << E’ sempre così Jorge, tra mia madre e mio padre, fra te e lei, fra Alba e Facu e possiamo andare avanti all’infinito a elencare persone che sono state male per amore, persone che per colpa dell’amore si sono distrutte o hanno distrutto gl’altri >>, << Quindi tu mi stai dicendo che sei così per via dell’amore fallito dei tuoi genitori? >>, senza volerlo gli ho fatto capire quanto hanno pesato su di me i litigi, il divorzio e i cambiamenti che ne sono derivati per colpa dei miei genitori, ma c’è di più. Il fatto di essermi sentita sola per tutti questi anni mi ha reso fredda, non ho mai avuto nessuno che mi abbracciasse per amore, che mi facesse sentire bene. Sono sempre stata sola con le persone che mi dicevano come dovevo essere, come posso provare amore? Come potrei mai accettare l’amore se è per colpa di un amore che ho vissuto una vita che non volevo? << No, Jorge. >> dico facendo finta di niente, << Si invece, perché menti, perché non mi vuoi dire cosa provavi, come stavi? >>, << Perché dovrei dirtelo? >> ribatto io, << Perché devi parlarne con qualcuno, devi confrontarti cazzo, sapere che la vita non è solo come la vedi tu, ma che alcune persone ti possono far capire che non è inutile star male per qualcuno, che ti serve a qualcosa >>, << Ma a me non importa >> dico abbassando la voce, << Sei cocciuta >> borbotta lui, << Di questo parlane con la donna che sta di sotto, forse le ti può spiegare perché sono cocciuta >> dico aprendo la porta, << Io voglio saperlo da te >>, << Ma io non te lo dirò >> e esco dalla sua stanza.
La giornata è passata, ho guardato un film costretta da Paul, con lui, Jorge e mia madre prima di partire, le nostre valige sono in salotto e stiamo aspettando un taxi, << Chiamami >> dice mia madre deviando il mio sguardo, << Certo >> dico dandole un piccolo abbraccio, << Ciao Paul >> saluto il fidanzato di mia madre, Jorge stringe la mano a tutti e due e ci avviamo sul vialetto, fra poco il taxi sarà qua. Quando richiudo il cancellino, appoggiato al muro lì in parte Carlos mi guarda, Jorge guarda me e poi lui << Quindi te ne vai? >> dice, << Non dovevi venire qui >> dico << E comunque si me ne vado >> continuo io pacata, come per fargli capire che non mi importa della sua presenza e di quello che pensa, lui guarda Jorge per un po’ e poi guarda me, << Sei cambiata, non sei più la stessa Martina, cosa ti ha fatto quel bamboccio? >>, << Ti ho già detto di non chiamarlo così e poi non sono diversa, ora vivo con mio padre e mi piace stare la, sono solamente più serena >>, << Non puoi andartene di nuovo >> dice quasi minaccioso, << Io invece vado >>. Il taxi arriva e Jorge carica le valige, per fortuna che resta calmo ma so già che se Carlos fa un passo falso succederà il finimondo, notavo Jorge osservarci con la coda dell’occhio. Salgo nel taxi e Carlos mi guarda e quando parte lui rimane lì a guardarci andare via. << Stai bene? >> domanda Jorge, << Certo, sono abituata a lui, è sempre stato così >> dico, << Davvero? Come facevi a sopportarlo? >>. Sull’aereo decido di domandare a Jorge di Carlos, << Mi spieghi perché lui c’è l’ha su con te? >> domando, << Ah… cose da bambini, io ero il capo del mio gruppo e lui del suo, solo che io ero molto più bravo di lui, ci sfidavamo in giochi stupidi. Litigavamo spesso, era uno sciocco anche da ragazzino, si credeva il più forte, tirava i capelli alle bambine, lanciava i sassi ai bambini e io ero quello che li aiutava >> ridacchia lui, << Jorge il salvatore >> dico io ridendo, << Si sono un eroe >> ride lui, << Non esagerare >> borbotto. Più mi allontanavo dal Messico e mi avvicinavo all’Argentina più mi sentivo bene, più mi sentivo leggera e senza pensieri. La solitudine andava via piano piano, e devo dire che forse la presenza di Jorge in casa mia ha alleviato un po’ la mia tristezza di stare la, perché lui mi ricordava casa, era come se avessi preso una parte della mia vita tranquilla in Argentina e l’avessi portata in Messico. A parte i litigi, le incomprensioni, le insinuazioni devo dire che sono stati quattro giorni veloci, sono passati in fretta. Ora sto tornando a casa. Quando atterriamo andiamo al deposito delle macchine e prendiamo la nostra, << Finalmente a casa >> dico sedendomi sul sedile, << Sei contenta? >> domanda Jorge, << Non sai quanto, tu preparati perché Fran ti farà un sacco di domande >> dico ridacchiando, << Ah, sì lo so >> e fa una faccia buffa. Sulla soglia di casa ci stanno aspettando Lodo, Fran e Machi, << Eccovi >> urla la bionda abbracciandoci, << Allora come è andata? >> chiede lei, << Jorge che hai fatto? >> domanda Fran avvicinandosi a Jorge per guardargli il labbro, << Un piccolo incidente >> borbotta Jorge e Fran guarda me, << Non sono stata io >> dico alzando le mani, << Avrei giurato di si >>, Lodo non ha raccontato a nessuno di Carlos, sa che non mi piace molto che la mia vita venga spifferata in giro anche se non me la sarei presa comunque se l’avesse detto. << Se ci fate entrare in casa forse Martina ve lo può raccontare >> parla Jorge e tutti entriamo. Saluto mio padre con un gran abbraccio, << Tesoro, sei stata via solo quattro giorni >> dice mentre lo stritolo, << Lo so >> rispondo senza lasciare la presa, mi mancava, mi mancava stare qua. Abbraccio anche Clara che mi saluta affettuosamente, e poi anche lei domanda a Jorge cosa è successo alla sua faccia. Quando siamo in salotto e racconto Fran mi guarda come se fosse arrabbiato, << Si può sapere che gente frequentavi in Messico? >> chiede, io guardo male Fran, << Senti è stato un errore, ho litigato con mamma, sono uscita di casa, Jorge mi ha inseguito, lui ci ha visto insieme e ha pensato che fosse il mio ragazzo e gli ha dato un pugno quando mi ha difesa dai suoi insulti tutto qua >>, << Wow. Che storia >> dice Mechi << volevo esserci >> tutti ci giriamo verso di lei che fa spallucce, << Tutto Qua? >> dice Fran sconvolto, << Ha quasi distrutto il perfetto visino del mio migliore amico >> blatera e noi tutti ci mettiamo a ridere, mi mancavano queste cose, ridere di gusto con loro, sentirmi tranquilla e rilassata, avere in parte le persone che adoro di più al mondo, anche se non tutti sono presenti, ormai sono entrati nella mia vita e me l’anno sconvolta, il loro modo di essere, il loro modo di trattarmi mi fa stare bene, anche se rimango delle mie idee, loro portano la luce nella mia vita.P.s: Ciao a tutti, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Volevo anche ringraziarvi di tutto, a chi commenta e mi esprime le sue idee. Un abbraccio.
STAI LEGGENDO
Ogni amore è una favola / Jortini
RomanceIo non ho mai creduto alle favole, al principe azzurro che arriva sul suo cavallo bianco e ti salva dalla strega cattiva, nella realtà le strega cattiva non è solo una, c'è ne sono tante e più che il principe azzurro che viene a salvarti esistono ra...