Epilogo

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"Un sorriso per il New York Times"

Stringo la mano all'editore e il fotografo scatta la foto che domani sarà in prima pagina sul quotidiano. Sono così piena di gioia che non saprei nemmeno come scriverlo, tutta questa gente all'aperitivo è qui per me, tutta gente importante. Guardo il tavolo con sopra una piramide di libri. Il mio libro. La mia storia, le mie emozioni, sensazione, i sentimenti che non smetterò mai di sentire per quel luogo dannato.

The Jam.

"Ancora congratulazioni signorina Sparks" l'ennesimo giornalista mi stringe la mano e io sorrido esausta. Voglio solo andare alla festa con i miei amici.

"Grazie per essere venuti"

Guardo le ultime persone andare via e poi due braccia mi avvolgono da dietro.

"Mi piace questo vestito Jordy" Sam mi da un bacio sul collo.

"anche tu stai davvero bene" gli aggiusto il colletto della camicia bianca.

"Si ma questa è la tua serata J" mi bacia piano "Te la devi godere ok? Andiamo che ci aspettano"

Prendiamo le nostre cose e poi entriamo nel taxi che aveva prenotato. Ci dirigiamo al nuovo Jam perché io, anche dopo due giorni, non riesco a paragonarlo a quello originale, nonostante la somiglianza nello stile e le persone che lo gestiscono.

Alla fine ieri Mar aveva ragione, è sempre un passo avanti a me lei, come Kian. Lui e Sam ieri hanno passato ore a parlare e sono tornati in pochissimo i grandi amici che erano quando arrivarono al college. I Sam e Kian di cui parlo nei primi capitoli.

Quando arriviamo, i nostri amici fanno un gran baccano per congratularsi e poi vengono ad abbracciarmi tutti uno alla volta.

Ci sono anche i 5sos perché sono scesa a patti con i ragazzi: avrei fatto la festa al Jam solo se avessero suonato e così è stato.

"Sapevo fossi destinata al successo e alla gioia in fin dei conti" fu quello che mi disse Mar, venendomi ad abbracciare per ultima.

Mi accarezzò i capelli più corti e scuri di come li ricordavano tutti "La mia Jordy...Ti è sempre piaciuto fare la ragazza triste e guardati adesso: splendi" mi sorrise, sembrava fiera di me e lo ero anche io per una volta nella mia vita.

In parte lo dovevo anche a lei. Mi aveva sempre detto le cose in faccia anche se facevano male, era l'unica che non addolciva gli occhi per avere qualcosa e in qualche modo era stata un esempio perché ne aveva passate tante in quegli anni, forse anche più di me (anzi sicuramente) ma era sempre riuscita a uscirne a testa alta come solo lei sapeva fare.

"Vieni Jordy andiamo a bere qualcosa" Fla mi prende sotto braccio e per un po' perdo gli altri di vista.

Le racconto dell'aperitivo, della mia intervista, del tour de force che mi aspetta i prossimi giorni e lei anche è contenta per me ma io ancora penso a quella strana commozione negli occhi di Mar.

"Ma dai che appese! Venite a ballare!" Chelsea e Sara ci tirano giù dagli sgabelli e ci fanno ballare con loro, mi sento così bene.

Mi sento prendere per il polso e inizialmente penso sia Sam ma il tocco non è delicato come il suo.

"Kian" dico guardando il ragazzo, sembra preoccupato.

"Non trovo Mar" mi dice. In effetti nemmeno io la vedo da un po'.

Così ci mettiamo a cercarla e la troviamo nel cortile posteriore, seduta su di una vecchia panchina arrugginita a leggere il mio libro, tutta assorta.

"Ci lasci due minuti?" chiedo al ragazzo e lui annuisce per poi lasciarci sole.

"Non credevo fossi così ansiosa di leggerlo da non goderti nemmeno la mia festa" provo a ridere ma lei rimane seria con gli occhi sul libro.

"Cazzo mi sta facendo male leggerlo, si capisce ancora meglio la delusione nei miei confronti da parte tua per iscritto" lo chiude all'improvviso e lo poggia sulla panchina. Mi siedo affianco a lei.

"Tutti noi abbiamo commesso degli errori in quel posto Mar" le dico.

"si ma io sono stata una merda" si incolpa da sola.

"E io una codarda, Sam mi ha tradita, Kian uno stronzo, Flaviola una menefreghista e giuro che potrei andare avanti" metto una mano sulla sua.

"Perché hai scritto proprio del Jam e della nostra storia?" mi domanda guardandomi dritto negli occhi.

"Ho odiato quel posto, mi ha fatto soffrire da star male ma mi ha anche fatto trovare persone simili a me, mi ha fatto trovare l'amore ma soprattutto mi ha fatto crescere"

Lei rimane qualche secondo in silenzio a pensare alle mie parole prima di parlare.

"Non te l'ho mai detto ma, il giorno in cui hai deciso di andartene, subito dopo aver litigato con Sam in mensa, io ti ho seguita" mi confessa e io rimango confusa.

"Cosa?"

"Ti ho seguita in camera, poi hai iniziato a fare le valige e io non ho avuto il coraggio di entrare in camera e pregarti di restare perché non volevo andassi via ma non ce l'ho fatta. Ti ho sentita piangere mentre svuotavi l'armadio e mi sono seduta in corridoio ad ascoltare la tua richiesta d'aiuto silenziosa e non ho potuto fare niente se non rimanere lì ad affogare nei sensi di colpa"

I suoi occhi sembrano leggermente lucidi e io sento un dolore al petto.

"Oh, Mar..." la abbraccio e lei ricambia calorosamente.

"Mi dispiace di non esserci sempre stata Jordy, ti voglio bene" mi dice accarezzandomi la spalla.

"Vale lo stesso per me Mar, sei sempre stata la roccia di tutte noi e avrei voluto tanto ricambiare in qualche modo"

Sciogliamo l'abbraccio e ci sorridiamo.

"Su, torniamo dentro, lo finisco di leggere stanotte" mi dice prendendo il libro.

"Andiamo" annuisco.

Mi mette un braccio intorno alle spalle e insieme entriamo al Jam, esattamente come la prima volta.

Il luogo del dolore e della gioia che mi ha regalato tanto adesso non mi fa più paura. Non c'è lo Spillet, non ci sono litigi e non ci sono problemi. Forse avevamo solo bisogno di scappare ma tutti insieme questa volta.

Era che non eravamo mai riusciti a fare lavoro di squadra perché bastava vederci per capire che insieme eravamo un bel gruppo, tutti con la stessa storia e le stesse cicatrici sul cuore.

Incise da The Jam.

The Jam 2 || Sam PottorffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora