Capitolo 63

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Sono coricata sul mio letto con le cuffie alle orecchie quando la musica viene interrotta da una chiamata, guardo lo schermo per capire di chi si tratti, Maksim.
«Pronto?» da quando in qua mi chiama?
È già tanto se mi saluta, deve essere successo qualcosa «Nastia, fatti portare all'ospedale, Anton è stato ferito» scatto in piedi uscendo dalla mia stanza, ma perché la mia vita è fatta solo di tragedie?
«Com'è successo?» domando correndo giù per le scale senza preoccuparmi di cadere, tanto più male di così non potrei farmi.
Forse sono tre giorni che mangio solo una/due mele per non rimanere completamente a digiuno.
Piango come una fontana e mi ascolto musica deprimente, ormai non frequento neanche il centro.
«Sparatoria, adesso ti devo lasciare» chiude la chiamata, poso il cellulare in tasca uscendo fuori, faccio preparare la macchina il più in fretta possibile per poi dare l'ordine di portarmi all'ospedale.
Chiudo gli occhi per due secondi, devo dormire la notte invece di leggere fino a tardi.
Appena la macchina si ferma, mi catapulto all'interno della struttura come una furia.
«Scusate, mi sapete dire dove si trova Anton Bakovdomando all'infermiera dietro al bancone, alza lo sguardo «Lei è...» oh cavolo e se mi chiede i documenti?
«La sorella» spalanca gli occhi incredula, che c'è? Ha visto un fantasma?
«Avrei fretta, mi può dire dove si trova?» chiedo irritata ed impaziente di vedere Anton.
«Secondo piano, terzo corridoio a destra, stanza 167» la ringrazio velocemente dirigendomi all'ascensore, schiaccio il bottone di chiamata ma questo non si degna di arrivare, spazientita decido di prendere le scale.
Comincio a salirle a due a due cercando di fare in fretta, una volta finite tutte le rampe mi metto a correre in cerca della stanza.
Mi scontro con alcune persone non curandomi minimamente di scusarmi, arrivata al terzo corridoio comincio a guardare i numeri delle stanza fino ad arrivare alla 167.
Senza bussare entro trovandomi un Anton più morto che vivo con la flebo al braccio, i tubi per la respirazione e una fasciatura al petto.
Oh mio Dio, come diavolo ha fatto?
Mi avvicino cautamente a lui senza badare alle due presenze maschili nella stanza, gli stringo la mano cominciando a piangere, per l'ennesima volte in pochi giorni.
«Che ti hanno fatto?» naturalmente non risponde, i suoi occhi sono chiusi e il viso molto pallido.
Qualcuno poggia la mano sulla mia spalla stringendo leggermente «Sta' tranquilla, se la caverà» la voce di mio padre mi arriva gentile e calma, come riesce ad essere così tranquillo?
Non lo degno di uno sguardo continuando a stringere la mano di Anton, com'è potuto succedere?
Non potevi avere la testa tra le nuvole, non in una sparatoria!
Appoggio la testa sul suo braccio chiudendo gli occhi...

Sento qualcuno scuotermi, apro gli occhi ritrovandomi in quello che sembra un letto d'ospedale.
«Nastia, il dottore vorrebbe parlarti» annuisco ancora un po' confusa, esco dalla stanza e mi trovo davanti un uomo sulla quarantina che mi fissa «Buonasera, signorina» sera? Ma quanto ho dormito?
Guardo l'ora dell'orologio e mi accorgo con orrore di avere dormito per quasi cinque ore, sono le nove!
«Salve» gli stringo la mano per poi aspettare di sentire quello che ha da dirmi «Scusi per averla svegliata ma è per una giusta causa.
Suo fratello ha bisogno di una trasfusione, visto che né suo padre né suo fratello sono compatibili, contiamo su di lei» annuisco una seconda volta non sapendo che altro dire «Mi segua» percorriamo un piccolo corridoio per poi entrare in una stanzetta usata sicuramente per i prelievi di sangue.
«Adesso con questo» mi mostra un aggeggio minuscolo «potremo sapere se siete compatibili» mi prende una mano e dopo aver appoggiato l'aggeggio sull'indice schiaccia un bottone, parte una specie di 'bip' e dopo un secondo vengo punta da qualcosa contenuto nello strumento, vedo il dottore fare una smorfia non molto contento «Possibile che neanche lei abbia lo stesso gruppo sanguigno?» lo guardo stranita, se questa non si chiama sfiga non so come altro definirla.
Cioè, tre parenti stretti e nessuno ha lo stesso gruppo sanguigno?
Può essere possibile?
«Vorrà dire che ne prenderemo dalle nostre riserve» scuote la testa per poi aprire la porta e farmi uscire.

Entro nella stanza di Anton che continua a non dare segni di vita, sono così preoccupata...
Mi siedo sulla sedia accanto al letto e gli accarezzo il volto inerme «Anton, se mi puoi sentire, ti volevo dire che ti voglio tanto ma tanto bene, non lasciarmi, per favore...» gli bacio la mano tenendola stretta alla mia, spero che trovino il sangue che gli necessita.

Angolo Autrice
Bene, bene,
Il nostro caro Anton si trova in ospedale e a quanto pare nessuno dei familiari può donargli il sangue in quanto incompatibile.
Vorrà dire qualcosa?
Speriamo che non abbia nulla di grave😏
Buonanotte,
Besos😘

Amore Mafioso [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora