Capitolo 90

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Sono nel mio ufficio a lavorare su un caso abbastanza complesso che mi ha già tolto due ore del mio tempo.
Un uomo, sulla quarantina, è accusato di aver ucciso sua moglie, incinta di otto mesi, facendola cadere dalle scale.
La difesa è molto accanita mentre l'accusa non riesce a portare la giuria dalla sua parte.
Naturalmente può sembrare un banale incidente ma guardando quel uomo qualcosa non mi torna e sarei più che felice se gli facessero il test della verità.
Mi appoggio allo schienale chiudendo per un secondo gli occhi quando qualcuno bussa alla porta «Avanti» un fattorino entra nella stanza con in mano un enorme bouquet di rose rosse «Anastasiya Bakovaannuisco allibita, mi alzo e aggirando la scrivania prendo il mazzo di fiori annusandone il delicato profumo.
«Grazie» mi fa firmare il solito foglio delle consegne uscendo dal mio ufficio.

«Grazie» mi fa firmare il solito foglio delle consegne uscendo dal mio ufficio

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Apro il bigliettino leggendo il suo contenuto:

"Spero siano di tuo gradimento...
                                                  R

Di chi poteva essere se non di Roman, il primo impulso è quello di buttarle via ma sono così belle e profumate che non riesco proprio a farlo.
Prendo il vaso vuoto che fa da abbellimento alla finestra con l'intenzione di andare a riempirlo d'acqua quando un nuovo bussare alla porta mi distrae dal mio lavoro, per la seconda volta dico "avanti" facendo entrare un altro fattorino con un enorme peluche tra le mani.

Prendo il vaso vuoto che fa da abbellimento alla finestra con l'intenzione di andare a riempirlo d'acqua quando un nuovo bussare alla porta mi distrae dal mio lavoro, per la seconda volta dico "avanti" facendo entrare un altro fattorino con un eno...

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«La signorina Bakovaannuisco lentamente non sapendo cos'altro dire, mi fa firmare il foglio ed esce alla stessa velocità con cui è entrato.
Ma pensa veramente che mi potrà riconquistare mandandomi dei regali?!?
Pff, che razza di troglodita!
Lo poso sopra la sedia situata davanti alla mia scrivania non sapendo cosa fare, ah sì, l'acqua per il bouquet.
Esco dal mio ufficio sotto lo sguardo curioso di tutti i miei colleghi che forse vedono per la prima volta qualcosa del genere.
Mi dirigo verso il bagno delle donne il più velocemente possibile chiudendo subito dopo la porta alle mie spalle.
Riempio il vaso d'acqua senza, però, avere il coraggio di uscire.
Ma non poteva rimanere a Tokyo?
Perché è venuto a rompermi le scatole?
Non aveva di meglio da fare?
Pensando alle possibili risposte e prendendo coraggio esco dal bagno e velocemente mi precipito nel mio ufficio.

Sono passate due ore e per fortuna tutto è tornato come prima, ogni tanto l'occhio cade sulle rose ma niente che mi potrà far cambiare opinione su di lui.
La porta si spalanca sbattendo contro il muro facendo apparire la figura di Olga, la receptionist del mio piano, tutta trafelata «Vieni subito alla finestra» mi alzo dalla sedia non capendo cosa sta succedendo «Si può sapere perché tutta questa fretta?» mi prende per il polso e mi sbatte contro la finestra, il mio sguardo viene catturato da un aeroplano al quale è attaccato un enorme striscione con la scritta "perdonami".
E questo non è tutto, guardando verso il basso si può ammirare la strada piena di petali rossi e con al centro quel idiota che guarda verso la finestra in cui mi trovo.
Questo è veramente troppo, anche per lui, mi allontano dalla finestra ed entrando prendo il telefono cercando il suo maledetto numero, lo chiamo aspettando che risponda « Hai ancora il mio numero...» la sua voce è qualcosa di veramente pericoloso, riesce ancora a colpirmi nel profondo facendo vibrare ogni parte di me «Finiscila con questa pagliacciata, non ci casco» lo sento respirare profondamente prima di rispondere «Cosa devo fare per convincerti che ci tengo a te e ti voglio al mio fianco?» e me lo chiede pure?
Dio, è qualcosa di assurdo quello che sto vivendo in questo momento, non lo augurerei a nessuno.
«Roman, di certo con fiori, peluche ed aeroplani non otterrai niente, vuoi davvero che io cada ai tuoi piedi con dello spreco di soldi?» mi avvicino alla finestra e noto che non è più fermo lì come uno stoccafisso «Mi senti?» una mano si posa sul mio fianco destro facendomi sussultare «Si, ti sento» le sue labbra sono a contatto con il mio orecchio facendo sì che milioni di brividi trapassino la mia schiena «Che stai facendo?» si stacca dandomi la possibilità si girarmi e guardarlo in faccia.
«Nastia, per favore, dammi una possibilità» lo allontano con le mani per poi passargli davanti e andarmene ma la sua mano afferra la mia in una morsa di ferro senza darmi una via di scampo «Roman, mollami, ci stanno guardando tutti» alza lo sguardo e soltanto ora nota le facce incredule delle persone presenti nella stanza «Allora parleremo nel tuo ufficio» stringe la presa sul mio polso e velocemente mi trascina nel mio studio che magicamente sa dove si trova...
Qui qualcosa non quadra «Mi stai facendo spiare o cosa?!» domando appena la porta alle mie spalle viene chiusa «Non è di questo che ti volevo parlare» cioè, lui mi fa seguire notte e giorno e mi dice in modo indiretto che non ha nessuna importanza?
Ma certo, che stupida, per lui è la cosa più normale di questo mondo «Senti, io non voglio continuare questa inutile discussione,perché non capisci che voglio ricominciare a vivere e che voglio lasciare quei tre anni d'inferno nel dimenticatoio?» la mia voce si incrina, noto segno che tra poco le lacrime avranno la strada libera per passare «Quindi tu vuoi cancellare i momenti più belli che abbiamo vissuto insieme?» le sue parole mi colpiscono come un fulmine a ciel sereno «Neanche tu ti sei fatto molti problemi quando te ne sei andato in Giappone, come hai voluto ricominciare tu adesso voglio ricominciare io» detto questo apro la porta e aspetto che esca, mi guarda tenendo i pugni chiusi come dal trattenersi di fare qualcosa di poco consono «Lo hai voluto tu» mi prende dalle spalle e senza darmi il tempo di ribattere attacca le sue labbra alle mie, cerco di scacciarlo ma senza riuscirci, si stacca ma tenendomi sempre dalle spalle « Ti amo più della mia stessa vita e ti aspetterò fino la fine dei miei giorni»

Qui qualcosa non quadra «Mi stai facendo spiare o cosa?!» domando appena la porta alle mie spalle viene chiusa «Non è di questo che ti volevo parlare» cioè, lui mi fa seguire notte e giorno e mi dice in modo indiretto che non ha nessuna importanza...

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Mi lascia andare uscendo dal mio studio ed incamminandosi verso l'ascensore, le lacrime fin'ora trattenute cominciano a solcare il mio viso facendomi cadere, dopo tanto tempo, nello stato depressivo in cui ero finita prima del coma.

Angolo Autrice

Buon pomeriggio,
Come vedete Roman è entrato in scena con l'intenzione di rimanerci.
Secondo voi cosa farà adesso che Nastia gli ha fatto capire che per lei è storia finita?

Commentate dicendo le vostre opinioni😉
Ci si sente al prossimo episodio,
Besos😘

P.S. Vi adoro tutti❤

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