Capitolo 106

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È passata una settimana da quella tragica notizia e la salute di Aleksandr non è migliorata anzi se possibile lo vedo peggiorato.
Tra le preoccupazioni del lavoro, di proteggermi da Il'ya e la chemioterapia non ho più tempo per riposarmi neanche cinque minuti.
Esco dal bagno e mi dirigo verso il mio ufficio più morta che viva.
Mi risiedo alla scrivania e continuo ad esaminare uno dei tanti fascicoli che sovrastano tutto il resto.
Come se non bastasse ho anche il peso di tutti quanti sulla schiena a partire da Roman per finire con Anton.
Non riescono a capire che non è un periodo rosa per me?
Perché sono tutti così egoisti?
Perché Roman, invece di badare alla sua famiglia, continua a starmi addosso come se fosse una cosa naturale?
Mi manda ad ogni ora del giorno fiori che io puntualmente rimando indietro.
Crede forse che lascerò Aleksandr per rimettermi con lui?
Si sbaglia di grosso il signorino, ho finalmente ricostruito la mia vita e non permetterò che venga rovinata!
Prendo il cellulare e chiamo a Sasha «Ehi, come stai?» domando appena risponde alla chiamata «Mi hai chiamato dieci minuti fa, ti vuoi tranquillizzare? Sono coricato sul letto, non mi sono mosso per niente e ho mangiato tutto quello che mi hai preparato» cerca di sdrammatizzare la sua situazione ma so che è debole e non riesce a fare due passi senza il mio aiuto e credo anche che non abbia toccato cibo nascondendolo nuovamente sotto al letto, sospiro affranta, è tutto così stressante «Se hai bisogno chiama immediatamente me o Anton, hai capito? Non fare il testardo Aleksandr, ne va della tua vita, lo vuoi capire??!» scoppio in lacrime chiudendo la chiamata, la mia testa non riesce più a reggere lo stress accumulato.

Alle nove e mezza di sera finalmente posso dire di aver finito, poso tutti i documenti nelle apposite cartelle e chiudo il computer.
Rimetto tutto il materiale nella ventiquattrore facendo attenzione alla pistola che da un paio di giorni mi sto portando dietro.
Ormai non so più cosa pensare, Il'ya potrebbe colpire in qualsiasi momento ed io devo essere pronta a tutto nel bene o nel male.
Esco dall'ufficio nella solitudine che accompagna i miei passi fino all'ascensore, pigio il bottone e aspetto che le porte si aprano.
Prima che possa mettere piede dentro sento qualcuno fischiettare tranquillamente per il piano in cui mi trovo, tutti i miei campanelli d'allarme si attivano facendomi desistere dal salire in ascensore.
Prendo la pistola e la carico, dopodiché mi nascondo dietro l'angolo che separa l'uscita dagli altri uffici.
Appoggio la schiena al muro e respiro profondamente per calmarmi.
Il fischiettare si fa sempre più vicino fino a quando non lo sento a pochi passi dal mio nascondiglio.
«Capo, la ragazza non è più nel suo ufficio» la voce di un uomo mi arriva alle orecchie mettendomi in allerta «Ho controllato da per tutto, Signore, non c'è più nessuno... va bene controllo ancora una volta ma vi assicuro che se ne sono andati tutti» mi piego di poco notando che lo sconosciuto si stia avvicinando verso la mia direzione.
Rimango ferma fino a quando non me lo vedo passare davanti, per una volta il buio serve a qualcosa.
Ad un tratto si ferma e lentamente si gira «Cercavi me, stronzo?» domando premendo il grilletto della pistola colpendolo alla gamba «Ti manda Il'ya?» mi avvicino e con un calcio lo faccio cadere a terra, gli punto la pistola alla testa aspettando una sua risposta «Allora? Hai perso la lingua?» si tiene il punto ferito guardandomi divertito «Sei davvero una puttana come mi avevano detto, avrei voluto dartela una botta purtroppo hai i minuti contati» il suo sguardo si sposta e solo allora mi arriva alla mente che potrebbe essere aiutato da qualcuno, mi giro giusto in tempo per scansarmi nel vedere un bestione pronto a colpirmi con un calcio «Prendila» urla l'altro mentre io corro verso un'altra uscita, ricarico velocemente la pistola mentre sento i passi dell'altro sempre più vicini.
Mi giro e faccio partire un altro colpo che lo prende di striscio al braccio.
Diamine, correndo è più difficile colpire.
Continuo a correre fino a quando giungo alla scale secondarie anti-incendio, apro la porta e comincio a scenderle velocemente «Fermati o sparo» non lo sto a sentire continuando la mia corsa, ma perché succedono tutte a me?
Appena finisco l'ultima rampa, mi dirigo al garage cercando la mia macchina «Eccoti qua...» sento una voce purtroppo familiare dietro di me, mi volto lentamente e incrocio lo sguardo di Il'ya «Vedo che ti sei ripresa alla perfezione...che peccato...» si lecca il labbro avvicinandosi pericolosamente a me «Non fare un altro passo» dico puntandogli la pistola contro, questa volta nessun senso di colpa mi fermerà dal bucargli la testa «La gattina si è arrabbiata» si mette a ridere «Cosa vuoi fare con quella? Non premerai quel grilletto, Nastia, e lo sai benissimo» stringo i denti e senza ulteriori indugi sparo, uno, due, tre colpi al petto a raffica «Oh sì, invece» corro verso la macchina e aprendo il cofano prendo il fucile e altre munizioni per la pistola, una risata sadica mi arriva alle orecchie «Per tua sfortuna, io ho un giubbotto antiproiettile, tu invece no» lo maledico mentalmente nascondendomi dietro alla macchina, se provo ad entrare potrebbe spararmi e come ha detto lui, io non ho nessuna protezione.
Prendo il cellulare e compongo il numero di Anton aspettando che risponda «Dai, idiota...» chiudo la chiamata e faccio il numero di Maksim che risponde subito dopo «Sono nella merda, Il'ya è qui, sono nel garage dell'ufficio...» faccio in tempo a dirlo che una presa salda sui miei capelli mi fa urlare dal dolore «Puttana, è inutile, nessuno ti salverà» presa da un impulso rabbioso gli tiro un pugno dritto in faccia che fa mollare la presa che esercitava su di me, senza perdere tempo lo atterro con un calcio ben assestato al petto, mi giro per prendere il fucile ma mi fa cadere con uno sgambetto e salendomi di sopra mi da un forte ceffone alla guancia sinistra, «Credi di poter cavartela?» sopportando il dolore e la vista del sangue sulla sua faccia, gli prendo il braccio destro e torcendoglielo mi libero dal suo peso per poi colpirlo alla schiena con tutta la mia forza.
Non contenta prendo il braccio sinistro e glielo slogo facendogli uscire l'omero dalla scapola, urla dal dolore, lo lascio andare per correre alla macchina.
Altri spari investono l'aria, faccio in tempo a salire che dei proiettili colpiscono la macchina.
Faccio retromarcia prendendogli quelle che penso essere gambe, dopodiché parto a tutta velocità andando contro i suoi uomini che per paura di essere presi si spostano continuando, però, a sparare.
Il vetro posteriore si infrange, abbasso la testa urlando, premo sull'acceleratore ed esco dal parcheggio.
Il'ya sarà ancora vivo, avrei dovuto immaginare che fosse equipaggiato per qualsiasi evenienza.
«Cazzo» noto che i suoi scagnozzi mi stanno inseguendo con i loro SUV, passo col rosso senza pensare alla mia vita.
Riesco a seminarli per alcuni isolati quando me li ritrovo di nuovo dietro, decido di fare inversione entrando nella corsia laterale.
Nuovi spari seguono la mia macchina che va a velocità inaudita, richiamo Maksim «Sono uscita, dove sei?» domando stando attenta alla strada «Dio Nastia, sei impazzita?? Dove sei? Stai bene?» sono ancora dietro di me «Mi stanno inseguendo, non so come seminarli, sono a pochi passi dalla banca Menatep, sono armati fino al collo...merda» una loro macchina si scontra alla mia facendomi sbattere la testa allo sterzo «Quanto ci metti? Apro il GPS, fai presto, non credo di poter resistere ancora per molto» chiudo la chiamata mentre un'altra botta arriva più forte della prima, accelero più che posso nel traffico suonando nel tentativo di poter passare.
Mi accorgo che una jeep nera si accosta a me per poi sbattere contro lo sportello, a causa dell'urto il vetro del finestrino va in frantumi provocandomi piccoli tagli.
«Sei morta, puttana» lo scimmione di prima punta il suo kalashnikov ed io in un momento di illuminazione faccio retromarcia abbassandomi il più possibile quando comprendo che altri proiettili cominciano a colpire la macchina, le vetture dietro suonano spostandosi per lasciarmi passare, il parabrezza si infrange e in pochi secondi l'abitacolo si riempie di vetro tagliente.
Decido di imboccare una strada secondaria quando le sirene della polizia iniziano a farsi sentire, senza farci caso continuo la mia corsa verso la salvezza riuscendo finalmente ad imboccare l'uscita che mi porterà a casa.
Senza pensare a niente e nessuno do più gas alla macchina che aumenta la velocità portandomi ai 140 km/h.
Con il vento che passa impetuoso attraverso le aperture arrivo davanti casa non facendo caso al fatto che un'auto nera è alle mie calcagna.
L'ansia si impadronisce del mio corpo e senza dare tempo al cancello di aprirsi lo colpisco in pieno riuscendo finalmente a passare.
Prendo il fucile e caricandolo esco della Mercedes, corro verso il portone, mi giro giusto in tempo di vedere quella dannata macchina fermarsi accanto alla mia «Nastia!» sospiro quando vedo la figura di Maksim e non una di quelle bestie.
Faccio cadere a terra l'arma mentre il pianto si impadronisce di me, mi stringo in me stessa accorgendomi che del sangue sta uscendo dalle ferite.
In pochi attimi mi ritrovo nell'abbraccio di mio fratello che cerca di calmarmi mentre apre la porta di casa facendomi entrare «Maksim, Nastia, oh cazzo, cosa minchia è successo?!?» urla Aleksandr che con qualche difficoltà si alza dal divano, mi libero dalla presa di Maksim e vado ad abbracciare Sasha, scoppiando a piangere nuovamente «Stai bene, stai bene!» lo stringo forte a me, alzo la testa verso il suo viso e sorridendo lo bacio « Nastia, chi è stato?» domanda spostandosi «Ti spiego dopo, adesso dobbiamo curare quelle ferite» interviene mio fratello prendendomi per il polso.

Angolo Autrice
Eccomi tornata!
Le cose si complicano oltre modo per la nostra protagonista!
Secondo voi, Il'ya è ancora vivo come suppone Nastia?
Alla prossima❤

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