capitolo 47

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JUSTIN:

Sono appena arrivato all'ospedale, sto cercando la stanza e il piano. Chiedo indicazioni ad un'infermiera. Quando quest'ultima mi da le giuste indicazioni, mi reco al secondo piano, ultima stanza a sinistra.

Una volta essere salito velocemente al secondo piano, vado in fondo al corridoio e vedo seduto su una delle sedie poste nei corridoi una figura maschile. Mi avvicino.. mio padre.
Lui alza gli occhi. Mi sorride leggermente​. I suoi occhi sono lucidi e stanchi. Si alza e lentamente si avvicina, per poi stringermi in un forte abbraccio. Un abbraccio che da un anno.. si racchiude con dolore, ansia, ma sopratutto dolore.
Lo stringo forte, lasciandomi alle spalle tutto mentre cerco di dargli forza.

"Come stai?"-disse lui sciogliendo l'abbraccio, guardandomi.

''Ma cosa hai fatto alla tua guancia?''-dice fermandosi a guardare e posare una mano sopra alla mia ferita viola delicatamente.

Merda.

''Oh..ehm ho sbattuto contro il mobile del bagno oggi.''-dico mentre sento il cuore fermarsi in gola. Mi ero quasi dimenticato della piccola ma notevole ferita.

"Non è nulla di che, davvero."-dico sorridendo leggermente.

"Comunque potrebbe andare meglio, in questo momento."-dissi guardandolo ritornando alla domanda di prima. Non ce la faccio a chiedergli "e tu?" So già la risposta..

Lui sospirò.

"La mamma non è più la mamma."-disse guardandomi negli occhi, con aria di come se tutto fosse ormai perduto.

Quella frase causò un forte dolore al petto. Un dolore atroce. Inspiegabile.
Rimasi in silenzio ad osservarlo. Mentre quelle parole rimbombavano nella mia testa e nel mio cuore.

Lui si sedette, e mi fece segno di sedermi vicino a lui. Così feci.

"Non ti sei perso nulla."-disse lui guardandomi con occhi lucidi mentre fissava un punto nel vuoto per poi riguardarmi.

Deglutii.

"Mi sono perso tante cose.. ho perso tante cose.. e mi dispiace."-dissi l'ultima frase con sincerità- come non ero mai riuscito fino ad ora - con la voce tremante.. So che con un misero mi dispiace non si risolve nulla.. ma da ora in poi.. starò vicino a mia mamma, il più possibile, dico davvero.. Lei si merita tutto l'amore del mondo.. e mi spiace che mio padre abbia passato mesi d'inferno senza l'aiuto di nessuno. So cosa intende quando dice "non ti sei perso nulla".. mia madre sta male, tanto male.. e lui è l'unico che le stato vicino dopo tutto quello che è successo..

L'unico stronzo, che deve sempre fare l'egoista anche con le persone che ama, sono io. E mi maledico. Maledico questo mio essere, perché so che rimpiangerò tutto questo un giorno.

"Mi dispiace.. e so che con questa frase non risolvo nulla. Ma mi dispiace davvero tanto.. mi dispiace per la mamma.. so cos'hai passato in questi mes.."-mi fermò.

"No, non lo puoi sapere. Non puoi immaginarlo. Tua madre ha rischiato di morire. Più volte. Tua madre si sta frantumando lentamente. E io faccio di tutto per renderla felice, la porto all'aria aperta, a fare passeggiate, cerco di farla svagare il più possibile, faccio tutto ciò che posso, con lo stesso dolore dentro che lacera lei da due anni. Ma giuro che non glielo do a vedere. Justin se dovessi perderla, mi farei fuori anch'io. Tua madre ha bisogno di te. Se tu il suo fiore, insieme all'altra rosa... Justin non per me.. puoi anche odiarmi per ciò che ho causato a tua madre.. ma finché puoi restale vicino, lei aspetta solo te, e non puoi deluderla.. non un altra volta. Vederti mi ha fatto stare bene per un attimo."-disse lui guardandomi negli occhi con bontà. Pronunciò le ultime parole con un debole sorriso sul volto mentre posava una mano sulla mia spalla.

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