capitolo 51

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STEFAN:

"Ti va se vengo con te?"-domandai guardandola. Lei sorrise.

"Certo, mi faresti un enorme piacere."-Sorrise.

"Ci conviene muoverci se non vogliamo che riprenda a piovere."-dissi ridendo.

"Hai ragione, andiamo."-Sorrise.

Mi sposto leggermente da lei, e cominciamo a camminare. Quando usciamo da quella stradina deserta, ci incamminiamo per il supermercato. Cammina di fianco a me, è un pò più bassa di me ed è minuta, una cosa che mi piace tanto. Se la stringessi​ fra le mie braccia, sparirebbe. Guardandola non mi rendo conto che lei si è girata verso me, e mi sorride, mentre vedo le sue guance prendere più colorito. Sorrido.
In realtà a dire la verità in questi giorni l'ho pensata. E per puro caso quando stamattina​ l'ho vista fuori il negozio di mia madre, mi è venuto un colpo nel petto. Dovevo assolutamente fermarla, così senza farmi riconoscere sono uscito dal negozio e ho aspettato, venisse nella direzione in cui io mi ero posto. L'ho fermata in quella strada deserta, perché volevo che per un attimo fossimo soli. In realtà mi è venuto spontaneo, volevo solo rivederla per un altra volta. I suoi capelli castano scuro perfettamente lisci , le cadono lungo la schiena. Indossa un giubbino di pelle, e una borsa che porta in una spalla. Ogni tanto ci guardiamo e ci lasciamo scappare piccoli sorrisi.
Una volta che arriviamo al supermercato, lei mi riferisce che ha bisogno di un carello. Così lo prendo ed entriamo.

"Bene. Ecco la lista di Babbo Natale."-disse uscendo dalla tasca un bigliettino, che quando lo aprì a poco non toccava il pavimento. Spalancai la bocca e scoppiai a ridere. Lei rise ma allo stesso tempo il suo viso era disperato. Rimasi a guardarla come un coglione. Mi accorsi di quanto fosse bella, quando sul suo viso si dipingeva quel sorriso dolce e genuino.

"Stefan chiama terra"-disse ridendo, passandomi una mano davanti il viso. Subito scossi la testa.

"Scusami."-dissi ridendo. Che coglione.

Mi guardò strano sorridendo. Catapultai quella situazione imbarazzante.

"Allora fa vedere."-dissi rubandogli la lista dalle mani. C'erano scritti mille alimenti, tipo come pasta, carne, insalata, salsiccia, l'ultimo che rimaneva erano i... POMODORINI SOTTO ACETO. Risi, guardando quella frase scritta in maiuscolo, era abbastanza inquietante.

"Forse è meglio se prima prendiamo i pomodorini sotto aceto."-dissi guardandola per poi ridere. Lei rise non capendo, prese la lista fra le sue mani, e quando si accorse di ciò che c'era scritto alla fine, sgranò gli occhi.
"Oddio.. non ci posso credere, lo ha scritto in persino in maiuscolo. È diventato il mio motto ormai."-disse ridendo. Risi.

"Direi che è un bel motto "pomodorini sotto aceto!"-dissi alzando il braccio in aria in segno di vittoria. Okay sembravo un cretino, ma vabbè era per essere divertente, ma io non lo ero mai abbastanza. Lei scoppiò in una fragorosa risata, il che le mie orecchie, chiedavano disperatamente di risentirla. Risi.

"Sono d'accordo, ci conviene prenderli subito."-disse guardandola ridendo. Subito ci precipitammo nel reparto esatto. Quando li trovammo subito Nina li prese, e posò il barattolo nel carrello.

"Vai a sentirlo a mio padre sennò."-disse ridendo. Risi.

"Sono per lui?"-domandai ridendo, appoggiato a peso morto al carrello mentre le mani erano posate sul passamano di quest'ultimo.

"Certo per chi sennò?"-disse ridendo.

"Magari per te."-dissi serio. Lei mi guardò spalancando gli occhi e allo stesso tempo ridendo. Io cercai di trattenermi.

"Che sia mai, ne ho abbastanza di questi sotto aceto, li mangiano quasi ogni sera, e mi chiedo come facciano, soprattutto mio padre."-disse lei ridendo.

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