capitolo 28

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SELENA:

"Ci vediamo davanti casa mia va bene?"-disse Nina.

"Va bene, ci metto cinque minuti, e sono lì."-dissi.

"Ti aspetto allora."-disse lei.

"A dopo."-dissi, per poi riattaccare.

Ero al telefono con Nina.

Alle 14:30, ci vediamo davanti casa sua, per poi fare strada assieme fino alla stazione.

È davvero una brava ragazza, e semplice ed è questa la cosa che mi piace di lei.

Il suo essere semplice che non si crea problemi, gentile, simpatica, e forte, oltre ad essere anche una bellissima ragazza.

È l'unica fin ora con cui mi trovo veramente bene, dentro la scuola.

Lì dentro siamo tutte compagne, ridiamo, scherziamo, è appena usciamo di lì, tutto termina lì.

Non credo alle amicizie che durano a lungo termine.

Da quando la mia migliore amica partì diventai amica di tutte.. ma non era un'amicizia come quella di Barbara.

Lei partì all'età di 13 anni.. andavamo in terza media.

Da quel giorno mi promise che ci saremmo sentite, anche tramite delle lettere, e che sarebbe scesa a trovarmi, ci inviammo delle lettere per uno o due mesi, dopodiché l'ultima lettera fu la mia.. da quel giorno non ebbi più risposta.

Ci ero rimasta così male.. ma allo stesso tempo ero così preoccupata, una volta ricordo che provai a chiamarla con il cellulare di mia madre.

Ma a quei tempi avere un telefono non era facile.. era uno di quei telefoni vecchissimi.

La chiamai di nascosto.

Quel giorno mi rispose sua madre, la sua voce era fredda, mi disse che sua figlia non poteva più parlare con me, che ormai lontane non ci sarebbe stato più quel rapporto di amicizia ma come poteva dire questo?

Lo capì dopo.

Le chiesi se sarebbe scesa di nuovo qui a New York anche solo per un giorno.

Ma sua madre continuò a dirmi che le nostre strade si sarebbero divise e che avremmo fatto nuove amicizie, che non avevano abbastanza soldi per pagare il treno.

Come può dire una madre questo?

Mi promise che quando avrebbero accumulato più soldi sarebbero venuti.

Promesse buttate al vento.

Non accadde mai.

Io ingenua, continuavo a sperarci sempre.

Ma dopo un po' capì che evidentemente sua madre voleva ci allontanassimo proprio perché la sua famiglia era benestante.

E la mia solo un mucchio di niente.

Suo padre intraprese un lavoro come avvocato.

La madre come segretaria di un grande ufficio.

E di lei.. non ricevevetti più risposta.

Neanche più una lettera.

Me ne feci una ragione.

E ci riflettei per tanto tempo.

Sua madre era sempre stata così.

Una donna, diretta a cui importava del benessere.

Ma di lei poco mi importava, mi dispiaceva per Barbara che avesse una famiglia così attaccata ai soldi.

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