Capitolo 51: Conoscenze.

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Elena, seduta sul divano di casa Agasa, regge tra le mani l'oggetto che Yukiko aveva affidato a Shiho solo il giorno prima.

Shiho tiene lo sguardo basso, imbarazzata dalla presenza di quella donna con cui non era solita parlare, ma che in caso di estrema paura e disorientamento era la prima figura che le veniva spontaneo cercare.

La prima, dopo sua sorella.

Shiho rivolge lo sguardo a sua madre, poco prima che quest'ultima la stringa di nuovo in un abbraccio.
<<Sono quì per te piccola mia. Per qualsiasi cosa tu abbia bisogno.>>

La giovane Miyano chiude gli occhi, mentre si sazia del leggero profumo di papavero che aleggia sulla camicia della madre, e si accoccola tra le sue braccia, come tanto avrebbe desiderato fare più e più volte anni addietro.

Quando veniva presa in giro.
Quando si sentiva sola.
Quando Akemi non c'era.
Quando tutto andava storto.
Ma anche quando riascoltava le cassette con la sua voce, fatte per ogni compleanno della figlia, dal primo anno alla maggiore età.

Il campanello ringhia un paio di volte prima che la padrona di casa si alzi ad aprire la porta a tre piccoli terremoti che in un minuto portano l'allegria nella villetta.

Arrivati davanti alla tv e alla console con i videogiochi però si bloccano.

<<Buon giorno signora! Non sapevamo ci fosse qualcuno in casa... Ci dispiace averla disturbata!>>

Si scusa Mitsuiko a nome di tutti e tre, che davanti alla bella donna occidentale seduta sul divano si inchinano con rispetto.

<<Ragazzi, vi presento Elena Miyano, mia mamma>>
I detective boys restano di stucco, letteralmente senza parole.

<<Questa bella signora è...>>
Mitsuiko arrossisce, notando l'incredibile somiglianza tra le due, e fermandosi ad ammirare ammaliato la bellezza della donna anglosassone dagli occhi chiari.

<<Ha dei bellissimi occhi!>>
Si complimenta la piccola Ayumi, facendole  compagnia sul divano.
<<E magari è anche brava a cucinare!>>
Afferma Genta entusiasta con la bava alla bocca.
Elena annuisce con un sorriso, mentre i giovani detective cominciano ad inondarla di domande, emozionati nell'incontrare, finalmente, la mamma della loro giovane eroina.

Fin quando chiedono di sua figlia.

Elena esita un attimo.
"Quale?"
Avrebbe voluto chiedere.
"L'unica che loro conoscono"
Si sarebbe risposta.

Abbassa lo sguardo incolore verso il pavimento, ermetica, iniziando a raccontare della piccola Shiho.

Flashback

<<È caduta ancora!>>
Mi fa notare Akemi, rimettendo a sedere Shiho tra i cuscini del divano. La bimba si sbilancia ancora verso destra, e cade di nuovo di faccia sulla morbida superficie del sofà, mettendosi a ridere in modo buffo.

<<Perché non sta su...?>>
Domanda tristemente Akemi, mentre mi osserva prendere in braccio la sorella e sedermi al suo fianco.

<<Ha solo quattro mesi, non è ancora in grado di stare seduta da sola... Devi tenerla su tu, da brava sorella maggiore>>
Akemi annuisce vigorosamente con un sorriso, accarezzando la bimba stretta ancora tra le mie braccia.

In quel momento sento la porta d'ingresso di casa sbattere in modo violento.
<<Elena!>>
Chiama la voce di mio marito. Sembra allarmato, come quando anni fa ha scoperto che una sostanza chimica che usavamo come sostanza nutritiva per le cavie era altamente infiammabile.

Atsushi si ferma sulla porta del salotto, emozionato come un bambino la mattina di Natale, un largo sorriso sul viso.
Aspetta qualche secondo, intento ad osservarci ad una ad una.
Fin che il suo sorriso si spegne.

A quella reazione capisco al volo ciò che gli è passato nella mente.
Ci è riuscito.
Ha finito il Silver bullet.

E noi dobbiamo separarci dalle bambine.

Stringo Shiho tra le braccia, provocando nella bambina una reazione affettiva.
Fa qualche verso in direzione della sorella, che passa lo sguardo ingenuo e confuso da me al padre.

<<Elena... Ne abbiamo parlato...>>

Lo so. Lo so che ne abbiamo parlato.
Ma ora...
Ora c'è anche Shiho...
Non posso abbandonare le mie bambine.
Non a quegli uomini.

Lo scienziato sospira, frustrato dalle ore e dagli anni di esperimenti sprecati per arrivare a quel risultato, e che ora rischiano di essere buttati in fumo.

E da cosa?

Dall'amore di una madre.

Ma io tengo alle mie figlie... Voglio vederle crescere, voglio vederle diventare forti e intelligenti, voglio sentirle ridere mentre giocano l'una con l'altra.
Voglio far parte della loro vita.

Ma ancora di più le voglio in salvo.

Lancio un'occhiata piena di determinazione, rabbia, sofferenza all'uomo che sta in piedi a pochi metri da me.

Lui sospira di nuovo, sapendo bene di avermi spinta oltre.
Oltre tutto ciò che volevo essere.

<<Chiamo Mary.>>
                              ****

<<Sono stata solo quattro mesi con lei...>>
Continua Elena, con un tono di voce calmo e pacato, un leggero accento inglese che si percepisce nella pronuncia di alcune parole.

<<Era una bimba così allegra, non la smetteva di ridere! Anche quando le veniva sbattuto un cuscino in faccia dalla sorella>>

La madre ridacchia a quei ricordi portando una mano alla bocca e asciugandosi gli occhi bicolori dalle lacrime.
I detective boys partono all'attacco su quella frase.
<<Shiho-san ha una sorella?!>>

Elena e la figlia sobbalzano, colpite nel profondo del cuore.
La donna torna a poco a poco a parlare con il tono riservato ma dolce che la caratterizza, rivolgendosi ai bambini incuriositi da tutti quei dettagli che la ragazza mai ha condiviso con loro.

<<Akemi era ancora più allegra della sorellina... Sempre con il sorriso, sempre dolcissima... Purtroppo non ho potuto vedere Shiho crescere, ma sono certa... Sono certa che se non fosse stata cresciuta dall'organizzazione anche lei sarebbe diventata come Akemi...>>

Shiho abbassa il capo, allontanandosi.
Non le dispiaceva essere ciò che era.
Aveva imparato a farsi degli amici alla scuola elementare Teitan, diversamente dagli Stati Uniti, nei quali veniva spesso presa in giro a causa degli occhi leggermente a mandola ereditati dal Padre.

Ma era vero, la sorella era totalmente diversa da lei; era solare, aveva una vita, un fidanzato, una mediocre università, un piccolo appartamento...

"E voleva salvarmi ad ogni costo..."

Riflette la giovane scienziata, ricordando come il destino si porti sempre via le persone migliori.

Mitsuiko si sporge di poco ad osservare cosa Elena aveva nascosto nella tasca dei leggeri pantaloni al loro arrivo nella villa.
<<Che cos'è...?>>

Chiede il giovane detective, senza far caso al fatto che Shiho fosse improvvisamente sbiancata nell'udire quella domanda indiscreta.

Elena non si scompone nel rispondere, ma non tira fuori l'oggetto dalla tasca.
<<È un oggetto molto importante, perché con questo->>

Una voce li interrompe.
Una voce allegra e solare che chiamava Shiho come fosse sua figlia.

Shiho! {Coai, Shinshi}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora