Capitolo 63: Dove vai?

741 25 56
                                    

Shinichi scatta giù dalle scale di casa, saltando i gradini a due a due, con il cuore impazzito che gli martella nel petto.

Scavalca in un balzo il cancello della villa dell'inventore e prende la chiave di scorta, nascosta in giardino.
Con la mano tremante riesce a mala pena a graffiare una decina di volte la serratura della porta. Infuriato, fa un profondo respiro; "Ne va del bene di Shiho" si ripete nella mente, come fosse un mantra.

Ora, con calma, infila la chiave e apre.
Corre alla cieca, ma conosciendo a memoria la casa raggiunge subito il proprio obiettivo, steso per terra.

<<Shiho..? Shiho?!>>
Chiama con voce impaurita, prendendo la ragazza tra le braccia e posandola sul suo letto, ancora intatto.
Le controlla il battito cardiaco e il respiro, trovandoli normali; conclude di trovarsi davanti ad un semplice svenimento.

Sospira sollevato, spostandosi poi ai piedi del materasso per poterle tenere le gambe alzate.
Cinque, dieci minuti...

Fino a che non sente una contrazione.
<<Ma che...?>>
La scienziata apre piano gli occhi, senza riuscire a mettere a fuoco quella figura che le trattiene le gambe in alto.

<<Shiho, sta' tranquilla, son->>
Si interrompe.
È davvero una buona idea dirle che è l'idiota della casa affianco?
Probabilmente no, ma lei lo aveva già capito da sé.

<<Kudo-kun...?>>
Mormora portandosi una mano sulla fronte, ancora confusa dalla caduta.

Il detective le lascia le gambe, adagiandole sul lenzuolo, e spiegandole che per caso ha sentito un tonfo nella casa affianco, così si è affacciato alla finestra aperta e l'ha vista stesa sul pavimento.

<<Capisco...>>
Borbotta lei, ancora con lo sguardo assente. Kudo capisce di non essere un ospite gradito, così si alza e si incammina verso l'uscita.
<<Dove vai..?>>

Si blocca.
<<A... A casa...>>
Shiho attende in silenzio che lui aggiunga qualcosa, ma non lo fa.

<<E lasci da sola una ragazza incinta che è appena svenuta sotto i tuoi occhi...? Sei crudele...>>
Kudo continua a non fiatare. Semplicemente gira i tacchi e torna verso di lei.

Spera di potersi sdraiare al suo fianco, ma la scienziata al momento non ha un grammo di forza neanche per girarsi, così se ne resta distesa in mezzo al letto. Kudo siede sul bordo del materasso, in assoluto silenzio, cullato dal respiro leggero di quella ragazza, che ora chiude gli occhi e si abbandona alla stanchezza.

Nel percepire il suo respiro ormai regolare, il giovane le sposta il braccio dalla fronte e lo stende lungo il suo fianco.
Quando si accorge del lembo di pelle diafana rimasta scoperta sotto il bordo della maglia è tentato di corprirla, ma non lo fa.

Le alza delicatamente il pigiama, prendendo il bordo con due dita e trattenendo il fiato, la paura costante che la giovane mamma possa svegliarsi con il frastuono del battito nel petto del detective.

La scosta di una spanna, quanto basta per scoprire la pancia chiara e lievemente rotondeggiante, illuminata come il volto assopito di Shiho da un fascio pallido di luce lunare, sotto il quale a Shinichi sembra di scorgere l'ombra di un piedino spingere da sotto la pelle.

Sa che non è possibile.
È troppo piccolo.
Ma è stata l'allucinazione più bella che lui abbia mai avuto.

Accarezza con il pollice il punto in cui ha visto quell'ombra per qualche secondo, per poi riabbassarle la maglia, sfilarle il lenzuolo da sotto il corpo e rimboccarle la coperta, mettendo al caldo anche quel piccolo angelo.

<<Resterò quì>> sussurra alla ragazza, <<Per tutta la notte. E per tutte le notti che vorrai>>
Conclude, alzandosi per scaldare una grossa tazza di caffè e preparandosi ad affrontare una lunga, lunghissima, nottata.

Dopo neanche sei ore l'alba fa capolino da una vetrata, inondando il salone di una calda luce arancio, che risplende nel riflesso di una piccola macchia di caffè sul bancone di marmo della cucina.

Shiho fa un profondo respiro, stropicciandosi gli occhi chiari e riposati.
Non ricorda cos'è successo, ma vedere Shinichi in ginocchio, con la testa sprofondata tra le braccia incrociate, sul lenzuolo ai piedi del suo letto le da un senso di sicurezza.

Come quando da piccola chiami i tuoi genitori perché hai paura del mostro nell'armadio, o quando cresci un po' e gli zombie si nascondono sotto il tuo letto.

Ma lei non ha mai provato queste sensazioni.
Perché Sherry faceva parte dei mostri che tutti temono.

Si avvicina silenziosa al ragazzo, osservando il mite viso assopito, solcato da un paio di righe rossastre sulla guancia.
Passa il dorso di due dita sulla pelle abbronzata di Kudo, seguendo quelle scie che vanno dall'orecchio fino a sfiorare la bocca.

Si sofferma al delinearsi di un sottile strato di barba appena tagliata poco sopra il mento, quando vede il detective muovere le braccia.
Ritira di scatto la mano, neanche fosse stata colta in fragranza di reato, e incrocia le braccia al petto mentre Shinichi apre un occhio, abbagliato dalla luce dell'alba.

<<Buon giorno, principessa>>
Esordisce Shiho nei suoi confronti con un sorriso bugiardo.
Ciò che provava fino ad un attimo prima non era affatto scherno, ma non poteva lasciare che qualcuno perforasse il suo guscio protettivo e notasse che la dolcezza -oltre per il piccolo- si diffondesse anche a chi la circondasse.

<<Dove sono, "principessa"..?>>
Chiede lui di rimando, guardandosi assonnato attorno senza riconoscere quel luogo così arancione che sembra essere invaso dalle fiamme.

<<Io non sono una principessa. Sono una regina. E comunque ti trovi "molto molto lontano". Ma non dirmi che volevi essere svegliato con un bacio!>>

Shinichi sembra riflettere un attimo sulla possibilità di riaddormentarsi, ma preferisce risponderle a tono.
<<Quindi tu dovresti essere la regina cattiva del regno?>>

Sherry abbassa lo sguardo, colpita da quelle parole.
"Cattiva eh..."

Shinichi se ne accorge, ma senza darlo a vedere si corregge, leggermente rosso in viso;
<<Oppure... Oppure tu saresti il mio principe rosa?>>

Shiho! {Coai, Shinshi}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora