Capitolo 48

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Mi sveglio molto presto.
Mi giro e rigiro nel mio amato letto a lungo.
Sono le 9:10 e tra 20 minuti ho appuntamento fuori con Nik.
Decido di non scendere sotto..non ho molta fame e almeno gli altri non mi cercheranno pensando che io dorma ancora.

Appena esco vedo Nik.
È affacciato al mio balcone. Sentendo il rumore si volta. È così bello. I capelli sono ricci e leggermente bagnati..indossa un jeans nero e una camicia nera, il primo bottone è sbottonato. I suoi occhi brillano grazie al sole di questa mattina.
Klaus:"buongiorno!!"
Mi bacia in guancia.
Io:"buongiorno" sorrido.

Ci sediamo per terra.
Mi porge un diario nero con su scritto "My diary".
Klaus:"inizia a scrivere tu..i primi sono i miei anni di spensieratezza"
Io:"conoscerò il piccolo Niklaus" sorrido.
Klaus:"quello sarà un Niklaus che non vedrai mai.."

Apro il diario e prendo la pensa tra le mani.
Le pagine profumano di nuovo.
Klaus:"prima fammi una promessa"
Io:"dimmi"
Klaus:"qualsiasi cosa sentirai...il nostro rapporto resterà uguale."
Io:"sono la prima a dire che il passato è passato"
Klaus:"PROMETTIMELO" dice deciso e con tono duro.
Io:"te lo prometto Nik"
Klaus:"non manterrai la promessa tanto..io..sono un mostro"
Io:"eri un mostro... Nik..eri.."
Mi sorride.
Klaus:"ero.." ripete. "E potrei ritornarlo...se solo non ti avessi accanto" mi sorride.

Klaus:"vabbene..basta chiacchiere..iniziamo" dice strofinandosi le mani.
"Benvenuta nella mia testa,
scusa il maltempo,
dall'alto somiglia ad un'isola,
non sono abituato a ricevere più degli ospiti,
a fare compagnia ad ogni briciola" dice quasi recitando un manuale...
Mi è piaciuta questa frase.
Ripenso a ogni parola...immagino la sua testa come una fortezza...un castello con delle mura altissime. Il desiderio di entrarci è tanto ma c'è un solo modo per averne libero accesso..il suo permesso. Da adesso io e solo io avevo libero accesso ad ogni suo pensiero, alle sue angosce, ad ogni problema...ero monto curiosa ma avevo anche un po' di paura.
Non sapevo come sarebbe andata ma una cosa la sapevo..adesso eri lì a camminare dentro la fortezza che nessuno aveva mai aperto prima.

Klaus:"come potrei iniziare?!"
Io:"la frase che hai detto prima a me sembra perfetta."
Klaus:"quella frase era solo per te.. solo tu puoi entrare nella mia testa..ho fatto mettere un incantesimo su questo diario prima di cominciare a scrivere"
Io:"ovvero?"
Klaus:"solo tu ed io possiamo leggerlo..o chi ha il nostro permesso..ma solo dopo che noi glielo avremmo dato le pagine si riempiranno di parole..questo sarà un semplice diario bianco agli occhi di tutti..tranne che hai nostri"
Io:"come?! Allora ti fidi davvero tanto di me.."
Klaus:"voglio fidarmi.."
Io:"non ti deluderò mai Nik"
Sorride.

Klaus:"C'era una volta..un piccolo bambino dai riccioli d'oro e gli occhi smeraldo..quel bambino ero io. Vivevo in una casa di legno in uno dei più grandi villaggi vichinghi.
Io sono nato per ultimo. L'ultimo arrivato che mia mamma però amava più degli altri.
Mia madre era una  donna straordinaria...aveva i capelli del mio stesso colore e gli occhi azzurri...nessuno li ha presi da lei, Rebeka li ha azzurri ma mai come i suoi. Elijah li ha marroni..e anche Kol..come nostro padre. Io sono l'unico ad averli verdi..per questo mi sentivo privilegiato..importante.
Ero speciale..in realtà ero davvero speciale. Si perché ero diverso. Ma questa storia la racconteremo dopo.."
Scrivo ogni parola che lui dice...nel frattempo ascolto interessata. Mentre parla del suo passato sembra felice..un sorriso bambinesco e di rammarico gli spunta in volto. Ha gli occhi fissi in un punto..ma in realtà so che lui non sta affatto guardando la ringhiera..sta immaginando..a ogni parola che lui stesso dice se ne va un po' di più lontano da qui.

Klaus:"di mio padre però vorrei parlare. Era un uomo severo..questo si sapeva.. usava molto le mani su mia madre e suo miei fratelli..ma io ero l'ultimo maschio e non osava toccarmi. Stavamo spesso insieme..ore ed ore ad allenarci e giocare. Voleva farmi diventare un grande uomo..a sua immagine e somiglianza.
Tutti nel villaggio lo temevano..potevamo lasciare la porta aperta in casa nostra nessuno entrava. Potevamo lasciare il bestiame in libertà nessuno osava toccarlo..persino i lupi avevano timore di mio padre. Non entravano mai nel nostro territorio o nei luoghi vicini.
Noi non potevamo giocare con i loro piccoli, non potevamo neppure rivolgergli parola..era la specie che mio padre odiava più al mondo.

Ricordo che ogni sera mi raccontava storie di uomini d'onore che erano morti per la patria..che avevamo lasciato moglie e figli per salvare il loro popolo. Queste storie non mi hanno mai affascinato. Non avevo più di sei anni quando il suo rapporto con me cambio completamente. Inizio a picchiarmi e a trattarmi male. Per ogni marachella dei miei fratelli ero io a pagarne le conseguenze..i suoi "giochi" per farmi diventare uomo..non erano più giochi..adesso mi faceva male davvero..non capivamo il perché. In realtà era cambiato con tutti quanti noi. Era più burbero. Cambiammo paese..mia madre pianse tanto ma io non ne capivo il motivo..odiavo quel posto e l'idea di cambiare posto mi entusiasmava.

Un mese in carrozza per arrivare nelle pianure..il più lontano possibile dalle foreste diceva mio padre.
Ricordo perfettamente che inizialmente in quella pianura c'eravamo solo noi..ma poi mio padre si creo il suo villaggio.
La pianura si popoló ogni giorno di più..eravamo gli unici bambini, lo ricordo.

Gli anni passarono spensierati li.
Non diedi più peso al comportamento di mio padre. Amavo correre nelle pianure..fino al fiume con Elijah. Nonostante fosse il più grande amava giocare con me, ma non potevano farlo spesso..di solito doveva prendersi cura di noi..quindi si comportava più da "padre". Non è mai stato severo...ogni qualvolta ci provava sembrava più buffo.

Spesso crescendo mi davano il compito di pascolare le pecore...amavo restare da solo e lontano da mio padre.
Tutto andò bene fino al giorno del mio sedicesimo compleanno..più precisamente la notte. Quella notte capi perché eravamo andati via dalle foreste, perché mio padre era diventato così chiuso..perché mia madre piangeva di continuo, perché mio padre mi odiasse..lui non era mio padre. (Lo guardo stupita ma lui continua a guardare il punto fisso).Uccisi un uomo..aveva provato a toccare mia sorella Rebeka. Lo trafissi con una lama e la notte stessa..mi trasformai in un mostro. Fu così doloroso..l'indomani mi svegliai legato ad un albero..senza vestiti.. quello che pensavo fosse mio padre mi stava per uccidere"
I suoi occhi si riempirono di lacrime.

Io:"continuiamo dopo Nik!!Okay?" Metto una mano sulla sua spalla. Fa cenno di sì con la testa.
Klaus:"eccolo il problema"
Io:"quale?"
Klaus:"non voglio essere vulnerabile ai tuoi occhi" da un pugno sul tavolo.
Io:"non sarai mai vulnerabile"
Mi sorride.
Klaus:"stasera qui okay?"
Io:"si"
Klaus:"ti aspetto sotto"

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