1. Cattiveria

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Sbuffo. È l'unica cosa che faccio da mesi, perché tutto mi fa imbestialire ultimamente, persino uno sbuffo di vento che scompiglia i miei capelli e mi fa lacrimare gli occhi scuri come la notte.

Sospiro e scendo dall'autobus. È stressante essere un alunno all'ultimo anno di liceo, sapere di dover affrontare uno studio più pesante e le conseguenze di una cosa successa questa estate: uno stupido bacio che ho dato ad un ragazzo.

Ero ubriaco, non è successo perché lo volevo: non sono nemmeno gay, ma la gente continua a prendermi in giro, come se esserlo fosse un crimine.

Maledetto quel giorno in cui mi ubriacai e baciai quello stupido individuo senza un motivo, penso ancora.

E poi l'ho scoperto. L'ho scoperto il giorno dopo che l'aveva fatto solo per prendersi gioco di me, affinché la cattiveria ingiustificata della gente mi torturi, giorno dopo giorno.

Quella maledetta foto pubblicata su Facebook mi ha causato tanti problemi quanti sono i pensieri nella mia testa. Quante sono le ansie che mi assillano.

Ritornare a scuola dopo un'estate così tormentata non può far altro che farmi agitare.

Perciò,
sbuffo.

Quando entro nell'edificio sento lo sguardo di tutti che brucia sulla mia pelle, sento mormorii, sento risatine. Ma in che società vivo?

Forse ridono per il fatto che ho baciato il più forte della squadra di basket della scuola. L'ha fatto sembrare come uno stupro, quel bacio. Maledetto.

"Mi fai impazzire, fatti baciare" aveva scritto sulla foto, dopo essere entrato con il mio profilo. Chi gli ha dato questo accesso? Chi gli ha fornito le mie credenziali? Non le ho mai dette a nessuno, come ha fatto a scoprirle?

La foto è apparsa il giorno dopo quella sera, il mio telefono era con me.

I miei pensieri vengono messi a tacere dalla vista di Jace. Come già previsto, è circondato dai suoi amici e affiancato da alcune ragazze.

Rimango fermo nel bel mezzo del corridoio, sapendo di non potergli ormai sfuggire, mentre gli altri ragazzi, fermi agli armadietti, parlottano tra loro.

Si avvicina a me mentre mi guarda con un ghigno sulle labbra, sul viso un'espressione del tutto derisoria. Ho il timore che possa pestarmi a sangue. Ne sarebbe pienamente capace e anche altre volte, in questi mesi, mi ha fatto capire che ha proprio tanta voglia di farlo. A volte non si è proprio fatta sfuggire l'occasione per farlo davvero.

La combriccola circense si ferma davanti a me, il capitano della squadra ad un palmo dal mio viso.

«Ti è piaciuto baciarmi, vero Alexander? Sai, ho un amico gay a cui potresti fare un bel regalo. Il tuo cu-lo

Le sue parole mi fanno arrabbiare da morire, vorrei spaccargli la faccia e zittirlo una volta per tutte, ma - come sempre- rimango immobile al mio posto tentando di non sottostare ai suoi sporchi giochetti. Non mi va di assecondarlo e dargli la soddisfazione della vittoria. Il suo unico scopo è quello di farmi arrabbiare, e se io finisco per esplodere per davvero lui l'avrà vinta. Non è una cosa che farò accadere.

Se ne va, non prima di aver dato il via ad una risata così maligna che mi fa accapponare la pelle. Jace è un essere così disgustoso! Non si rende conto di quanto il suo comportamento sia assurdamente sbagliato? Perché non mi lascia in pace e basta? Cosa ci guadagna lui? Gloria? Che stronzate.

«Che cazzo avete da guardare?» sbotto, e tutti gli impertinenti ficcanaso ritornano a compiere azioni normali come prendere o sistemare libri all'interno degli armadietti.

Ama e fa' ciò che vuoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora