19. Discussione

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«Tra quanto dovrai partire per l'Islanda, Alec?» chiede mia madre dall'altra stanza.

«Tra una settimana, mamma.»

«Come, tra così poco?» esclama venendo nel salotto. Mi guarda con sguardo triste. «Starai via un bel po', mi mancherai ometto.» Si avvicina e mi stringe a sé mettendo le sue braccia attorno al mio collo.

«Mi strozzi così» rispondo, ricambiando tuttavia il suo abbraccio. Mi mancherà anche lei. Mi sento già un po' spaesato a sapere di dovermela cavare senza il suo aiuto. Sono sempre stato così attaccato e affezionato a lei, a volte ho anche pensato di essere un cocco di mamma. Ma al diavolo le etichette, io adoro mia madre e non c'è persona al mondo che la possa mai sostituire.

Lei si stacca, mettendomi in faccia i suoi capelli castani nel farlo. Mentre me ne libero con una mano, lei parla: «Devi cominciare a fare la valigia, Alec! Sei in ritardo!»

«Ma che dici! C'è ancora un sacco di tempo.»

«Hai almeno pensato a cosa portare? Stai razionando i vestiti da metterti adesso per conservare puliti quelli che porterai? Starai via due settimane!»

«Lo so, mamma, basta ripeterlo.»

«Non devi mai ascoltarmi, tu! Vedrai come ti troverai in confusione quando - all'ultimo momento - dovrai fare la valigia di fretta e furia!»

«Tranquilla!» esclamo con nonchalance.

Ad un tratto la sento urlare. Preoccupato, mi alzo immediatamente dal divano e vado verso di lei, in cucina.

«Che è successo?» chiedo concitato.

«Guardi mai l'orologio, Alec? Mancano dieci minuti al suono della campanella e tu te ne stai bello tranquillo sdraiato sul divano!»

Guardo l'orologio a parete e mi rendo conto che, effettivamente, è tardi.

«Vado con il motore, allora.»

«Ti congelerai! Non vorrai mica ammalarti prima di partire?»

«Perché devi buttarmi addosso mille sentenze, ogni volta? Non mi ammalerò. Non ho altro modo di andare a scuola, a meno che non mi accompagni tu. Ma conoscendoti ci vorrà almeno mezz'ora prima che tu sia pronta per uscire di casa, ho ragione?»

Mia madre mi guarda colpevole. Le do un bacio sulla guancia ed esco di casa.

Salgo in sella al motore che è rimasto parcheggiato nel viale davanti casa. Dopo che ieri sera sono tornato da Jace a mezzanotte passata, non volevo disturbare i miei genitori con il rumore del garage, perciò ho deciso di lasciarlo fuori.

Per questo, adesso, il sedere quasi mi si ghiaccia per quanto è fredda la sella. Siamo già a Novembre, dopotutto. Ma non ho tempo di pensarci adesso.

Metto in moto, mi metto in strada e accelero sorpassando tutte le macchine, evitando buche, correndo a una velocità quasi spropositata, tutto per arrivare in tempo a scuola. Non ho mai avuto questo desiderio, ma oggi ho qualcosa da fare e l'unica occasione che ho è proprio prima del suono della campanella di entrata.

Convinto di essere arrivato troppo tardi, mi rendo conto che mancano ancora cinque minuti al suono e comunque le lezioni non iniziano mai prima che siano passati altri dieci minuti.

Parcheggio il motorino, tiro un sospiro di sollievo.

Ho pensato e ripensato tutta la notte a cosa potermene fare dell'informazione di cui sono entrato in possesso ieri sera a casa di Jace: adesso che so che è stato Jim ad aver pubblicato quella foto che mi ha reso il bersaglio di mezza scuola da Settembre, cosa ho intenzione di fare?

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