Extra 10 - Cosa ha pensato Jace: la sera della festa

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«Alec» lo chiamo, mentre mi perdo a fissare i muscoli della sua schiena che si contraggono quando si appoggia all'indietro sulle braccia. «C'è una cosa che non ti ho mai detto.»

Si volta e mi guarda perplesso. «Che cosa riguarda? Devo spaventarmi?»

«Non saprei» sorrido. «Riguarda la festa.»

«La festa? Quella festa?» chiede sorpreso.

Annuisco. «È successo altro quella sera, qualcosa che non hai visto nelle registrazioni.»

«Ma se le abbiamo viste insieme! Cosa mi sono perso?»

«È successo un po' dopo quel bacio, qualcosa che anche io avevo in qualche modo rimosso, qualcosa di cui nessuno - per fortuna - è stato testimone.»

«Mi stai spaventando e incuriosendo allo stesso tempo. Parla!»

Gli racconto ogni cosa, tutta la verità su quella festa che, nonostante sia passato tantissimo tempo, non riesco a dimenticare.

Si porta le mani alla faccia non appena gli racconto quella parte di cui era all'oscuro. «Non ci posso credere che l'ho fatto veramente! Diamine, cosa mi diceva la testa?»

Afferro le sue mani con le mie obbligandolo a guardarmi in faccia. «Probabilmente non ti diceva assolutamente nulla. Ascoltava solo il tuo corpo» sorrido provocatorio.

«A quanto pare non avevo perso tempo a mostrarmi per come sono realmente.»

«Già, non sei proprio innocente.»

«Come diamine hai fatto a non capire da subito che, in realtà, qualcosa per te lo avrei potuto provare? Te l'ho praticamente detto!»

«Credevo che fossero soltanto i deliri di un ubriaco!» mi difendo.

«Sei proprio un troglodita mezzo scemo» mi abbraccia.

* * *

Nate ride: «Altro che festa a tema speciale! Sei un truffatore bello e buono, Andrews!»

Mi riempio di nuovo il bicchiere con un qualche tipo di alcol. Questa sera voglio solo pensare a divertirmi dopo la fine dell'anno scolastico.

«Dovevo inventare pur qualcosa per far venire la gente, non credi?»

«È vero» commenta Jason, uno dei ragazzi della squadra di basket. «Nessuno veniva più alle tue feste perché erano spaventati da te, non è così?»

Mando giù tutto in un sorso. «Credo di essere stato un po' violento a scuola, ultimamente.»

È così, e chissà perché...

«A quanto pare nessuno ha più paura di te, Andrews,» parla di nuovo Nate, «visto che casa tua è piena di gente.»

Ghigno arrogante. «La gente non può fare a meno di adorarmi.»

«Disgustoso» scoppia a ridere.

Rido anche io, l'alcol ha cominciato a darmi alla testa. Riempio di nuovo il bicchiere per la settima... no, decima volta. E di nuovo mando giù tutto d'un sorso. Voglio dimenticare pure chi sono, questa sera.

«Cazzo!» urla qualcuno poco distante da noi. È quello sfigato di Ned che si è rovesciato tutto l'alcol addosso. «Era la mia maglia nuova!»

Sento i suoi amici ridere e prenderlo in giro, poi mi volto disinteressato a guardare la gente intorno a me che balla e si diverte. Sorrido come uno stupido, con la mente inebriata dall'alcol, poi i miei occhi si spalancano di colpo.

Ama e fa' ciò che vuoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora