«Era tutto buonissimo» parla Alec, uscendo dal ristorante.
Durante il nostro ultimo anno a scuola non uscivamo mai per colpa mia e delle mie paure, e durante l'estate siamo stati impegnati con lo studio per l'università. Abbiamo avuto pochi appuntamenti degni di tale nome.
Sorrido e annuisco. Adesso ci ritroviamo a passeggiare in mezzo a tantissima gente, coinvolti in una delle feste del paese. Ci circondano bancarelle, giostre e tantissimi mocciosi che corrono ovunque.
«Jace, mantieni il controllo e non inveire contro nessun bambino» sorride.
Gli faccio una smorfia per tutta risposta. Che odio.
«Oh, guarda! Ho trovato ciò che può farti sbollire la rabbia!» parla tutto felice indicando qualcosa qualche metro più avanti.
«Un pungiball» osservo.
«Vuoi scommettere che sono più forte di te?» ghigna malvagio e beffardo.
Lo guardo allo stesso modo: «Ti piacerebbe.»
Alec mi prende per il braccio e mi trascina direttamente davanti il pungiball. «Vuoi andare prima tu?»
Senza farmelo chiedere di nuovo, tiro un pugno più potente che posso e gli mostro il mio fiero risultato.
Subito dopo procede lui e scaglia il suo pugno. «Ah-ha! Ho fatto un punteggio più alto!» comincia a strillare tutto contento, puntandomi il dito contro.
Rimango letteralmente a bocca aperta. «Cos...?» balbetto.
«Ammettilo che quel pugno che ti ho dato quella volta in aula di fisica era la somma di dieci dei tuoi pugni» ride ancora, come se stesse parlando di giorni allegri.
Tuttavia, sono felice che ne possiamo parlare in questo modo, perché significa che ormai quei giorni non ci potranno più fare del male.
«Sono solo stanco, ecco perché» tento di giustificarmi.
«Tutte scuse, tutte scuse» si avvicina pericolosamente.
«Andiamo, dai» mi allontano, consapevole di cosa mi provoca la sua eccessiva vicinanza.
Mentre camminiamo in mezzo alla gente, mi rendo improvvisamente conto di quanto io sia felice in questo momento. Così mi giro a guardare il suo viso rilassato e così dannatamente bellissimo, i suoi occhi che si accorgono del mio sguardo e lo ricambiano, finendo per sorridermi ancora di più.
Oh, quanto cazzo voglio dirgli che lo amo, ma lo amo così tanto che non riesco nemmeno a dirlo a parole.
«Alec.» Lui mi guarda aspettando che continui. «Ti...» dico, poi la voce mi muore in gola. Dannazione, dire quelle parole così importanti mi mette in agitazione ogni volta, non è normale.
«Ti... cosa?» chiede lui capendo tutto. Come fa a capire sempre ciò che voglio dire?
Abbasso lo sguardo, trovando improvvisamente interessanti i miei piedi che continuano a camminare.
Poi lo fisso dritto negli occhi, dicendomi che devo smetterla di essere così stupido. «Ti amo, lo sai, vero?»
I suoi occhi sembrano illuminarsi. Oh, che stronzo, non farmi sentire in questo modo che non reggo.
«Jace Andrews, dopo tutto quello che abbiamo passato, riesci ancora a sorprendermi» sorride soddisfatto. «Ti amo anche io.»
La sua mano, fulminea, aggrappa la mia, e per la sorpresa finisco per scostarmi.
Così lui lo fa di nuovo, prendendolo come un gioco.
«Smettila» gli intimo.
«Non mi scapperai, Andrews.»
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Ama e fa' ciò che vuoi
RomanceAlexander Black è un ragazzo dell'ultimo anno del liceo e aveva una vita normale fin quando, ad una festa all'inizio dell'estate appena conclusa, una foto è stata pubblicata dal suo profilo Facebook scatenando la cattiveria della gente. In quella fo...