Continuo a muovermi sopra di lui, petto contro petto, esattamente come la nostra prima volta. Qualche secondo dopo non riesco a trattenermi dal venire così intensamente, come se farlo con lui ogni volta sia così magnifico da non riuscire proprio a contenermi. Quelle sensazioni di soddisfazione e di sfinimento mi investono, e mi fanno accasciare sulla porzione di letto accanto a lui.
È andata così: dopo aver scopato nel bagno di casa sua per il suo compleanno, ogni volta che ci vedevamo sentivamo quella famelica brama che abbiamo l'uno dell'altro. Ma non so esattamente come siamo finiti in questo stato, so solo che dopo che l'ho visto uscire dalla doccia degli spogliatoi mezzo nudo, dopo una normale ora di educazione fisica, non mi sono potuto trattenere dal proporgli di fare sesso.
È da un po' di giorni che le cose stanno così, che abbiamo intrapreso questa relazione di scopamicizia. Immagino che non essendo più coinvolto emotivamente, non ci sia più nessuno ostacolo che non permette a Jace di stare con me.
Mi sono chiesto se è così che le cose saranno d'ora in avanti tra di noi. Siamo davvero destinati ad essere solo dei semplici amici con benefici? Eppure non sono nemmeno sicuro di poterci definire amici, perché al di là delle eccitanti proposte di scopare, io e lui non parliamo. Proprio così, quasi mai una parola. Ogni volta che ci ritroviamo a farlo ben nascosti in camera sua o in camera mia, e ogni volta che raggiungiamo l'orgasmo, lui si alza, si riveste e se ne va. Non dice mai nulla, se ne va e basta.
«Alec» mi richiama.
Oggi sta rimanendo qualche minuto in più. Sono sorpreso, penso con ironia.
«Non pensare che se io vengo a letto con te significa che voglio ritornare insieme a te, okay?» se ne esce. Mi dà le spalle in questo mio piccolo letto.
«Assolutamente» rispondo.
La mia voglia inspiegabile di ritornare insieme a lui, di fare sesso senza far finta che non ci siano emozioni, le mie intenzioni di nascondere quanto le sue parole mi abbiamo fatto male in realtà, non mi convincono, tuttavia, a togliere quella maschera di indifferenza che ho indeciso di indossare. La tengo come uno scudo per non essere ferito, anche se serve veramente a poco, mi rendo conto.
Ha un'efficienza pari a zero, e adesso so perfettamente cosa ha provato e continua a provare Jace quando vuole mostrarsi forte e invincibile. In realtà serve solo per illudere e ingannare l'avversario, perché i colpi vanno sempre e comunque a segno. E fanno male.
Vorrei davvero che tutti e due decidessimo di toglierla una volta per tutte e non indossarla mai più, eppure siamo qui, ad indossarla spudoratamente mentre l'altro ne è conscio.
Sospiro. Jace, dannazione...
Come routine, o come un automa, lui si alza e si riveste. Ma oggi mi sento particolarmente fragile e sensibile davanti alla sua presenza e alle sue parole. E oggi sarei voluto veramente restare un po' di più a crogiolarmi nel calore del suo corpo sotto le lenzuola. Non voglio che se ne vada così presto, non voglio vederlo andare via ancora e ancora. Voglio stare solo un altro po' insieme a lui.
«Te ne stai andando?» gli chiedo, come se la risposta non fosse abbastanza ovvia.
«Sì» risponde in modo meccanico, con il suo solito tono apatico e spento.
«Ti accompagno a casa? D'altronde oggi non sei nemmeno venuto con la tua auto a scuola.»
«Sì, mi ha accompagnato mia madre. Oggi ha la giornata libera» decide di rivelarmi.
«Ti accompagno, allora?» richiedo, con tono quasi implorante.
Mentre si abbottona la camicia, si gira a guardarmi dritto negli occhi.
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Ama e fa' ciò che vuoi
Storie d'amoreAlexander Black è un ragazzo dell'ultimo anno del liceo e aveva una vita normale fin quando, ad una festa all'inizio dell'estate appena conclusa, una foto è stata pubblicata dal suo profilo Facebook scatenando la cattiveria della gente. In quella fo...