Extra 4.2 - Cosa ha pensato Jace: l'Islanda

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Il giorno dopo mi sono svegliato nel letto e, solo dopo aver superato i primi minuti di smarrimento in cui mi chiedevo dove fossi, mi sono ricordato ogni cosa. Ogni sensazione, ogni emozione e... quel calore così incontrollabile. Mi sono ricordato di aver pensato che qualsiasi cosa fosse successa non sarebbe importata perché io l'avevo baciato di nuovo e niente più contava.

Ma quando nella hall ho incrociato il suo sguardo, improvvisamente mi sono ricordato del motivo per cui ho sempre cercato di cacciare via l'intenzione di baciarlo e l'idea di dirgli cosa provo realmente per lui. Mi sono ricordato della mia furiosa lotta contro me stesso che ha sempre avuto come scopo l'impedimento di una catastrofe.

Io e lui non possiamo esistere, è così e basta, come ho fatto ad ignorare una cosa così importante la sera prima? Perciò ho distolto lo sguardo e per giorni ci siamo evitati come la peste. La tensione, l'ansia che lo potesse raccontare a qualcuno, la paura che lo avessi disgustato a tal punto da non volermi essere neanche lontanamente vicino, mi ha portato in quel vicolo buio a prendere a pugni il muro come se volessi prendere a pugni il mondo intero, mentre gli urlavo che cosa ci sarebbe di così sbagliato se mi permettessi di amarlo, di amare una persona del mio stesso sesso. Cosa c'è di così sbagliato che mi impedisce di farlo, e mi fa considerare me stesso come anomalo, un esemplare che non rispetta la normalità delle cose?

Ero furioso quella sera, ma lui era lì. In qualche modo, come se lo sapesse, o come se fossimo legati da un qualcosa di ignoto, Alec c'è sempre quando ho veramente bisogno di lui. Mentre mi stringeva la spalla, dopo avermi sgridato e confortato e avermi trascinato al pronto soccorso, o quando siamo andati al teatro e mi sono azzardato a sfiorargli, ad accarezzargli e a stringergli la mano, in un gesto che mi ha fatto provare una marea di emozioni che non sono neanche in grado di descrivere, ho pensato che se anche lui provasse quello che provo io, mi sentirei meno solo... e forse riuscirei veramente ad accettare quello che sono in realtà.

Vorrei davvero che sia così, vorrei davvero trovare sostegno e riparo in lui, ma la realtà non è mai così semplice, e tutto ciò che vogliamo sembra sempre irraggiungibile.

E tutte le mie teorie sono state ampiamente dimostrate questa sera, quando abbiamo parlato qualche ora fa e abbiamo deciso di dimenticare ogni cosa. Io perché ancora non riesco ad accettare il mio orientamento, Alec perché ancora non ha pienamente realizzato quello che è successo. Per colpa mia anche lui è caduto in quell'oblio, in quella crisi delle certezze con cui mi sono ritrovato a fare i conti più e più volte.

Non siamo pronti, è vero, ma le sue parole in qualche modo mi hanno dato delle speranze, perché anche se non vuole affrontare tutto questo, in qualche modo lo dovrà pur fare e potrà anche giungere ad una conclusione positiva, no? Perché, nonostante tutto, lui è ancora qui, che mi parla, che mi guarda. Non se n'è ancora andato, perciò c'è qualche speranza, no? Se lo disgustassi come ho sempre pensato, a quest'ora sarebbe già corso via a gambe levate.

Quindi gliel'ho chiesto, di punto in bianco. Gli ho chiesto se quel bacio gli sia piaciuto. Non appena mi ha risposto di no, il suo corpo si è irrigidito tutto, i suoi occhi erano fissi nei miei, e io non sono sicuro che abbia detto la verità. O almeno questo è quello che voglio credere.

Quindi non sono stato capace di trattenere un piccolo sorriso, dopo che mi ha voltato le spalle per ritornare da Sarah - che, anche se non ho più capito un tubo se stanno insieme oppure no, mi dà comunque un fastidio immane vederla baciarlo così liberamente come in realtà vorrei fare io e solo io.

Quando ci siamo guardati negli occhi, mentre baciavamo le nostre rispettive donne, in un'atmosfera assurda e irreale, per un attimo ho sentito che quella stessa gelosia che provo verso Sarah, lui la provi verso Rachel. Un attimo dopo ha distolto lo sguardo e mi ha dato di nuovo le spalle. Io ho allontanato la ragazza da me e non l'ho degnata più di uno sguardo. Lei mi ha urlato addosso per questo, poi è andata insieme a Margaret, ma non mi importava assolutamente nulla, perché i miei occhi erano su di lui, mentre cercavo con tutte le forze di impedire al mio corpo di muoversi e raggiungerlo per farlo smettere di bere fino a ridursi uno straccio.

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