Extra 6.2 - Cosa ha pensato Jace: la rottura con Alec

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Oggi è il mio diciottesimo compleanno. Dovrei essere felice, invece tutto ciò che provo è un'apatia totale. Ma sono deciso a cambiare tutto questo, per una sera voglio dimenticarmi di Alec e far finta per davvero che nulla sia mai successo tra me e lui.

Sono stufo di sentirmi così male ogni volta che lo vedo o che lo penso, sono stufo di convincermi che non provo nulla per lui, e so che è tutta colpa mia. Potrei decidere di finirla con questo teatrino e dire tutto ciò che penso ad Alec, e in un attimo le cose potrebbero mettersi al posto.

Eppure c'è sempre qualcosa che mi frena, la paura del giudizio dei miei in primis, ma poi a volte mi sorge anche un dubbio: e se Alec non mi capisse? Se non ci riuscisse, mi trovasse semplicemente pazzo e mi lasciasse definitivamente? A volte perdo la fiducia in qualsiasi cosa, e tutto questo mi spiazza.

Ma, dopo un mese, voglio provare davvero ad andare avanti, a dimenticarlo e a dimenticare la nostra storia. Così ho deciso di riprendere la mia vita da dove l'avevo lasciata, la mia vita prima di lui: darò una festa questa sera, per il mio compleanno, e non mi importa se sono tecnicamente senza alcun amico, inviterò chiunque voglia venire e, tra le finte risate e i finti sorrisi, cercherò di apparire come un ragazzo normale e conoscere nuova gente.

Mi chiedo a che serva, visto che la scuola sta già finendo e comunque non parlerò con nessuno di loro mai più a parte questa sera. Ma ultimamente sto facendo tantissime cose di cui non capisco minimamente il significato, perciò una in più non farà la differenza.

È quasi l'ora, e io mi ritrovo in giro per il cortile a cercare di mettere al posto le ultime cose. Mi assicuro che la musica si potrà sentire forte e poi mi fermo un attimo, mi siedo e accendo una sigaretta. Era da tanto che non lo facevo, fumare. La presenza di Alec nella mia vita sembrava aver portato via tutto ciò che c'era di negativo. Ma adesso lui non c'è più e devo farmene una ragione, punto e basta.

La gente comincia ad arrivare, ad affollare casa mia; la musica comincia a risuonare dappertutto, e l'alcol comincia a scorrere inesorabile nel mio corpo, ottenebrando la mia mente per non pensare a lui. Ma lui, puntualmente, arriva per rovinare i miei piani.

Lo sgrido non appena vedo che si è imbucato alla mia festa. È vero che non ho mai avuto una lista invitati vera e propria, ma mai mi sarei aspettato di vederlo qua, al mio compleanno. Dannazione a lui, dannazione! Perché non riesce a starmi lontano e avere pietà di me e di se stesso? Siamo davvero collegati da questo filo dal nodo inestricabile?

Ho bisogno di andare al bagno, non solo per liberare il mio corpo da tutti quegli intrugli di alcol che quel coglione di Nate mi ha fatto bere prima - quel ragazzo, non appena ha capito che io e Alec ci siamo lasciati, ha cominciato ad agire come un perfetto stronzo prendendomi in giro ad ogni occasione, e trattandomi come uno stupido -, ma per accertarmi che la mia espressione non sia la solita, quella di un patetico innamorato. Ho cercato di evitarlo, ma alla fine non ho potuto far altro che spiarlo e seguirlo per tutta la sera, ignorando i vuoti auguri che mi venivano rivolti.

Qualcuno, però, apre improvvisamente la porta del bagno. Mi giro per scaricare una pila di insulti a chi si è permesso di entrare senza bussare, ma mi blocco quando vedo che si tratta di Alec.

«Ehilà» mi saluta con quel tono divertito e ironico. «Tutto bene?» chiude la porta a chiave, e questo mi fa deglutire.

«Alec, cosa sei venuto a fare a casa mia questa sera?» gli chiedo ancora una volta, arrabbiato.

«Ma come?» risponde con tono ovvio, spalancando le braccia in un gesto teatrale. «Siamo tutti qui per festeggiare il tuo diciottesimo compleanno, no? È un evento molto importante!»

«Sei ubriaco, per caso?» gli chiedo, anche se non penso sia così. Il suo sguardo sembra quello di chi è impazzito. «Vattene a casa.»

«Cos'è, ti preoccupi per me, Andrews?»

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