39. Bugiardo

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Mi sveglio di nuovo non tanto tempo dopo a causa della sveglia di uno dei cellulari dei miei compagni di stanza, susseguita da dei colpi alla porta.

«Lance, Collins!» sentiamo la voce del professore al di là della porta. «Mi auguro vivamente che quell'imbecille di Black sia con voi!»

Hugh, stropicciandosi gli occhi, va ad aprire la porta, ma non prima di mandarmi un'occhiataccia truce. Sono veramente nei guai, questa volta.

Il professore non aspetta che la porta sia totalmente aperta che entra come un tornado guardandosi attorno.

Paul si sta alzando dal suo letto, mentre io sono ancora disteso sotto le coperte.

«Alexander Black» tuona autoritario il prof. «Non solo ti ubriachi fino a svenire, non solo ti do una punizione per questo, ma hai anche il coraggio di affrontarmi in questo modo sparendo per il resto della giornata! Ma si può sapere cosa ti frulla in testa? Eri con Jace Andrews?»

Porca puttana. Qualche ora fa ero così concentrato a rimettermi al letto, a far finta di non essere rientrato così tardi, e quando mi sono disteso avevo talmente tanto sonno che mi sono addormentato subito e ho completamente dimenticato di inventare una storia decente per giustificare la mia scomparsa dal mondo.

«Gliel'hanno detto Paul e Sarah, no? Andrews mi stava aiutando a studiare.»

Il professore mi guarda furibondo. «Ah sì? E con quali libri?»

Merda. «Andrews ha scaricato la versione digitale, tempo fa.»

«E come mai due studenti hanno deciso di mettersi a studiare proprio in gita?» sottolinea.

Mi sembra proprio un interrogatorio della polizia. «Siamo via da quasi due settimane, e come ben sa avremo un concentrato di verifiche appena torneremo a scuola. Sa anche la mia situazione, semplicemente non volevo restare indietro. E siccome eravamo tutti e due rimasti in albergo, per passare il tempo abbiamo deciso di studiare. D'altronde io e lui non riusciamo mai ad andare d'accordo, se non quando studiamo. Era anche un modo pacifico per passare il pomeriggio.»

In questo momento sento la mia fantasia viaggiare a tutta velocità, e sto anche tirando fuori una scusa più che credibile. Accidenti, e poi sarei io quello che ha bisogno di ripetizioni?

Il prof mi guarda ancora qualche secondo, valutando se credermi o no. Alla fine sospira. «Perché non siete scesi a cenare? Nessuno dei due ha dato più segni di vita. Esigo sapere perché mi avete ignorato quando sono venuto a bussare alla sua porta.»

Sospiro anche io. «Ad un certo punto ci siamo addormentati. Sa, io ero reduce ancora da una sbronza, Andrews stava male. Non abbiamo retto a lungo.»

Passa qualche secondo di silenzio, interrotto solo dai movimenti dei miei compagni di stanza che si preparano in silenzio, ascoltando attentamente ogni singolo dettaglio della mia storia. Ficcanaso.

«Dovrei punirti per non avermi avvisato, Black. Ma non ho intenzione di rimanere un altro giorno in hotel a causa dei tuoi capricci. Quindi alzati da quel letto e preparati come tutti gli altri. Tra dieci minuti fatevi trovare tutti nella hall.»

Detto questo, si allontana ed esce dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Tiro un grosso sospiro di sollievo per non essere di nuovo in punizione, in questo momento lo ringrazierei mille volte per la sua clemenza.

Ma anche se la mia storia era credibile, Paul sa perfettamente che è tutta un'incredibile menzogna, e adesso mi tocca pensare ad un'altra scusa da raccontare a lui e a Sarah.

Perché non dirgli la verità?, mi chiedo, ma poi mi rimprovero. Ma sei per caso impazzito, Alec? Come fai a spiegare qualcosa a qualcuno se nemmeno tu sai esattamente cosa sia?

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