30. Avventure

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Finite le due ore di pausa, ci rechiamo tutti nella hall dell'hotel dove già ci aspettano i professori.

Ci avvisano che andremo a visitare un po' la capitale, musei, architetture e altre cose inerente all'arte. Questa sera, poi, ritorneremo presto in albergo, dove finalmente potremo riposarci.

Mi sento sfinito, ho un sonno da morire e mi sento senza energie. Tuttavia io ho sempre adorato le gite scolastiche, perché offrono l'opportunità di viaggiare, conoscere luoghi di cui si ignorava l'esistenza. Quindi la mia curiosità e la mia voglia di avventura sopraffanno completamente tutta la stanchezza che sento in corpo.

Ci incamminiamo verso l'autobus mentre mi ricongiungo con Sarah.

«Com'è andata con le compagne di stanza?» le chiedo.

«Non bene. Direi per niente. Sono costretta a stare con Rachel e Margaret.»

«Oh, santo cielo.»

«Puoi dirlo forte. Jace è venuto in camera nostra dopo dieci minuti dall'assegnazione delle stanze, si è disteso sul letto di Rachel, hanno pomiciato per un bel po' in modo a dir poco disgustoso, e infine lui ha cominciato a lamentarsi su quanto siano nerd e sfigati i due ragazzi con cui condivide la stanza» racconta. «E, come se non bastasse, Margaret ha fatto tutto il tempo a parlare a telefono con Jim. E io che volevo solo riposare un po'... povera me.»

Ci sediamo vicini sull'autobus. Paul si sistema dietro di noi insieme a Hugh, mentre scambiano qualche parola.

«Ti prego portami via da quella stanza» mi dice con sguardo implorante.

Le sorrido un po' divertito dalla situazione. «Questa notte dormirai con me.»

«Sono felice di sentirmelo dire.»

Appoggia la testa su di me, ma non ha nemmeno il tempo di chiudere gli occhi per qualche minuto che dobbiamo già scendere.

* * *

Per tutta la mattina abbiamo visitato la città, osservando, fotografando e ammirando chiese e cattedrali, statue, piazze, parchi e musei.

Abbiamo fatto la pausa pranzo in un piccolo ristorante, mangiando cibi tipici islandesi, poi abbiamo ripreso il tour.

Sono così stanco e assonnato che quella voglia di avventura è andata a dormire anche lei. Sento gli occhi che si vogliono chiudere da soli, e l'unica cosa che desidero in questo momento è il comodo letto della mia stanza d'hotel. Desidero questo e una sigaretta.

Mentre la guida spiega delle opere di arte moderna che per me sono incomprensibili e senza senso, mi allontano dal gruppo senza dare nell'occhio. Non voglio farmi beccare dai prof, e in questo momento mi va di rilassarmi un po' da solo.

Esco fuori dall'edificio e mi appoggio al muretto in pietra che lo contorna. Esco dal mio giubbotto il pacchetto di sigarette un po' smangiato e ne estraggo una con estrema lentezza. La porto alle labbra e l'accendo, aspirando.

Butto fuori il fumo, che esce in una nuvola densa in contrasto all'aria congelata che c'è. Non me ne ero ancora totalmente reso conto di come le temperature, qui, siano così basse. Il freddo sembra congelare ogni respiro che esce dal mio naso, ogni centimetro della pelle del mio viso e delle mie mani scoperto.

Chiudo le mani a pugno e le avvicino alla mia bocca, poi ci soffio dentro nel vano tentativo di riscaldarle.

Mi arrendo, inspiro un'altra boccata di fumo.

Osservo il cielo, ancora annuvolato, che diventa sempre più scuro con l'avanzare delle ore. Sono le quattro del pomeriggio ed è già quasi buio.

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