63. Piscina

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È passata più di una settimana da quando sono venuto a conoscenza della storia che lega Paul e Jace. Ogni volta a ripensarci divento inspiegabilmente geloso, anche se non ce n'è alcun motivo visto che Jace non ha mai realmente voluto Paul e che i loro baci non si potrebbero neanche definire tali. Eppure ogni volta che loro due sono lontanamente vicini mi sale quell'istinto di possessione che mi spinge a trascinare Jace verso me. E pensare che non sono stato il primo ragazzo che Jace ha baciato mi fa infuriare.

Loro due non hanno propriamente litigato, quella volta in cortile: continuano a parlarsi di rado esattamente come prima.

Per quanto riguarda me e Jace, abbiamo chiarito quel litigio... o almeno ci siamo perdonati senza tuttavia chiarire veramente la sua rabbia fuori controllo di quel pomeriggio.

Ho cercato di chiedergli spiegazioni a riguardo, ma ogni volta che siamo insieme stiamo così bene che non riesco mai ad uscire l'argomento rovinando l'atmosfera.

Insomma, tutto si è risolto senza esserlo veramente, ma finché siamo felici e ci amiamo non importa nient'altro, giusto?

Mentre penso a questi continui e inarrestabili interrogativi, me ne sto qui in acqua, appoggiato al bordo di questa piscina, bagnato dai raggi arancioni del sole tramontante e rinfrescato dalla leggera aria fresca di metà aprile.

Quando Laura ci ha invitati tutti a casa sua per festeggiare il suo diciottesimo compleanno, e ci ha detto che avremmo trascorso il pomeriggio in piscina, l'abbiamo guardata sconvolti. Avrebbe sicuramente fatto freddo e ci saremmo beccati tutti un bel raffreddore. Lei ci ha rassicurato che l'acqua della piscina sarebbe stata riscaldata, perciò adesso siamo tutti qui che ci crogioliamo nel tepore di quest'acqua limpida.

E io me ne sto qui, a dimenticare completamente quegli interrogativi quando vedo Jace uscire fuori dall'acqua. Quando vedo il suo corpo quasi scintillare dalla luce riflessa nelle goccioline che imperlano la sua pelle chiara, che scivolano su tutto il suo corpo portando il mio sguardo dritto alla sua V, così marcata ed evidente che finisce per smuovermi il sangue e farlo concentrare tutto in una parte.

Evita, Alec!, mi rimprovero mentalmente. Sei circondato da persone, la maggior parte sconosciute.

Ma la mia determinazione a non farmi prendere da pensieri poco casti viene completamente infranta sempre dal biondo, che adesso si sistema i capelli all'indietro e mi guarda dritto negli occhi, occhi che diventano ancora più chiari e ancora più belli alla luce del tramonto.

Mannaggia a te, inutile essere che mi fa eccitare in questo modo.

«Smettila di guardarmi così» lo rimprovero infatti. Sono più che convinto che lo stia facendo apposta.

«Che vuoi dire? Come ti guardo?» risponde sedendosi accanto a me sul bordo sul quale sono appoggiato con le braccia.

Il mio sguardo non può che finire sulle sue parti intime mentre le sue gambe dondolano nell'acqua.

«Alec? Che stai fissando?»

Mi riscuoto. «Mi aiuti ad uscire da qua?» gli chiedo con un sorriso ingenuo.

Alza un sopracciglio. «C'è la scaletta due metri più in là. Esci da lì, scusa.»

Ignoro completamente le sue parole e sorrido porgendogli la mia mano.

Lui sbuffa, alza gli occhi al cielo e mi manda un'occhiataccia. Nonostante questo allunga comunque la sua mano.

L'afferro con decisione e, in meno di un secondo, lo trascino giù con me. È cascato nella mia trappola, non credevo potesse essere così ingenuo, ridacchio.

Ama e fa' ciò che vuoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora