34. Mani

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«L'opera che vedremo questa sera è in lingua islandese, ma c'è un piccolo schermo led che mostrerà tutte le battute in tempo reale nella nostra lingua, così potrete seguirlo senza problemi. È una storia della tradizione islandese, speriamo di capire tutto per filo e per segno.»

«Mi scusi, prof Scott... perché siamo qui, esattamente? A nessuno interessa il teatro» parla una ragazza di terzo anno.

«Non voglio iniziare la solita discussione su quanto sia importante la cultura per voi. È bene conoscere la propria così come quella di altri Paesi. I biglietti sono stati fatti in base all'ordine alfabetico, quindi dimenticatevi di sedervi come volete e dove volete.»

Uno sbuffo e dei lamenti generali si alzano dentro l'autobus mentre i biglietti vengono distribuiti.

Non ci posso credere che qualsiasi cosa faccia per tenermi alla larga da Jace si rileva sempre vana e inutile. Sembra come se l'universo ce l'abbia con me. Perché non posso vivere un attimo in pace, un attimo di tregua?

Entriamo nel teatro mentre continuo a lamentarmi di questa insulsa disposizione con Sarah e Paul, ma loro sembrano prenderla come una bellissima barzelletta e scoppiano a ridere.

«Sembra che anche l'universo ti stia dicendo che non ti potrai mai liberare di lui. Sei destinato ad averlo sempre accanto.»

«Se questo è quello che mi riserve la vita, preferisco morire prima di prendere posto. Almeno mi risparmierei questa sofferenza.»

«Ancora mi devi spiegare come mai anche lui sembra aver preso le distanze da te ultimamente. È stato impossibile non notare come lui non ti spintoni più o roba del genere, visto che lo faceva praticamente sempre» riflette Paul.

«L'hai finalmente affrontato una volta per tutte?» chiede Sarah.

Se era un bacio tutto quello che serviva per liberarmi di lui definitivamente, glielo avrei dato anche prima. Ma si tratta pur sempre di un bacio, e un bacio non ha mai allontanato due persone. Adesso più che mai mi sento costretto, legato a lui in un modo che proprio non sopporto e che non mi piace. I pensieri dell'altro giorno mi ritornano in mente bruschi, facendomi ancora pensare che forse lui mi piace, ma li caccio via altrettanto bruscamente e decido di dimenticarmi di aver pensato una cosa del genere.

«In realtà non so perché ha deciso di smetterla con i suoi stupidi giochetti» mento, «ma finché lo fa è meglio così, no?»

Sarah e Paul annuiscono convinti. Tiro un sospiro quando non mi possono vedere. È così stressante dover mentire sempre. Potrei dirglielo e finire questa farsa, ma a quale costo? Non sono pronto a farmi vedere sotto una luce completamente diversa, e io non sono pronto per affrontare la situazione.

Dimenticare. Dimenticalo, Alec.

Leggo sul biglietto il posto assegnatomi. Una volta individuata la fila non ci vuole molto per capire anche il mio posto. Jace è già seduto e quello che mi tocca è sedermi al suo fianco.

Anche i pugni, il pronto soccorso e i punti sulla sua mano sembrano non essere più esistiti, da come ci comportiamo. Non ne abbiamo parlato da ieri e non penso che lo faremo presto. Dopo quel piccolo momento di pausa, siamo ritornati ad ignorarci per tutto il giorno.

Adesso mi siedo accanto a lui cercando di ignorare quella sensazione al petto che mi sta torturando. La sua vicinanza per me è come un fuoco che mi brucia lentamente.

Sospiro un'altra volta. Non riesco più ad ignorarlo.

«Come vanno le mani?» decido di chiedergli senza, tuttavia, girarmi a guardarlo.

Ama e fa' ciò che vuoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora