21. Distrazione

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-Ehi, ciao.-

Questo messaggio da parte di Jace mi ha distratto una dozzina di minuti fa. Da allora non riesco più a leggere, imparare e ripetere nulla di quello che dovrei, invece, leggere e ripetere e imparare.

Maledetto lui che mi scrive nei momenti meno opportuni e quando meno me lo aspetto.

Mi ero ripromesso di non toccare il cellulare per tutto il pomeriggio, altrimenti non ce la avrei mai fatta. E così ho fatto: l'ho lasciato in salotto senza suoneria e senza internet. L'ho lasciato acceso, però, e forse questa è stata la mia rovina.

Ho avuto più volte la tentazione di fare una pausa, ho creduto che il cervello stesse per esplodermi. Non credo di aver studiato così tanto per un pomeriggio in vita mia... almeno fino ad ora.

Avevo bisogno di una pausa, un momento di respiro per poter assimilare quello che ho appreso.

Invece mi sono costretto a rimanere chiuso in camera, mi sono obbligato a rimanere con la testa sui libri perché non appena mi sarei permesso di distrarmi, sarebbe stata la fine. Mi conosco, so che è così.

Ma, in un modo o nell'altro, Jace Andrews deve sempre irrompere nella mia vita per annientarmi. Penso che sia il destino, perché nello stesso momento in cui mia madre è rientrata da lavoro il mio cellulare ha vibrato.

«Alec, ti è arrivato un messaggio dal ragazzo che ti dà le lezioni di ripetizione» mi ha detto mia madre, vedendo lo schermo illuminarsi.

Lo ha urlato per la scala affinché io lo sentissi. In quel momento ho smesso di studiare.

Perplesso e curioso, sono sceso giù e ho preso il cellulare.

Ho letto il messaggio, e subito dopo ho posato di nuovo l'aggeggio. Mi sono detto: "No, non c'è bisogno che gli rispondi. Hai un obiettivo da portare a termine, ovvero quello di far sì che almeno quest'anno tu vada bene in filosofia."

Ho fatto il primo gradino della rampa di scale. Mi sono bloccato. Fremevo dalla voglia di sapere cosa volesse, perché è così strano che Jace mi scriva di punto in bianco senza preavviso, senza un motivo per scrivermi. Ed è ancora più strano che io abbia quest'ansia di sapere cosa vuole dirmi. È stranissimo che mi importi.

Alla fine sono salito in camera, e qui sono da più di dieci minuti a muovere ritmicamente una gamba mentre cerco di leggere per l'ennesima volta lo stesso paragrafo di sempre.

Sospiro profondamente. Chiudo gli occhi e cerco di ritrovare la voglia di studiare. Cerco di ritrovare la forza di obbligarmi a studiare.

Al diavolo.

Apro la porta, scendo le scale, entro in salotto e afferro il cellulare.

-Che vuoi, Andrews? Sto studiando.-

Glielo scrivo bello e chiaro che mi ha inopportunamente disturbato.

La risposta arriva a lampo, come se lui fosse rimasto lì ad attendere che io rispondessi, o come se non abbia nient'altro da fare.

-Tu che studi? Un miracolo. Immagino che sia per l'interrogazione di domani.-

-Come diamine fai a saperlo?-

-Vi ho sentiti parlare in classe. Ma tranquillo: non ti stavo spiando.-

-Il fatto che tu lo abbia sottolineato mi preoccupa. Bando alle ciance. Spero che hai una buona scusa per aver interrotto uno dei rari momenti in cui stavo riuscendo a imparare qualcosa.-

-Ahah. In realtà non ce l'ho. Mi stavo annoiando e ho deciso di disturbarti di proposito.-

-Non puoi vedermi, ma ti assicuro che la mia espressione è truce.-

Ama e fa' ciò che vuoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora