Capitolo 3

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Salgo le scale di corsa e una volta in camera mia, appoggio le spalle sulla porta e sospiro profondamente.

Dopo essermi ripreso vado in bagno, ma mentre sto facendo pipì, la porta di camera mia si spalanca ed io in pronta risposta allungo il piede e calcio la porta del bagno per chiuderla.

Maledetto bagno in camera.
Maledetta abitudine di lasciare la porta aperta.

<< Niente che non abbia già visto!>> sento urlare dalla mia camera.
Esco dal bagno e trovo Jessica, sdraiata a pancia in giù sul mio letto, con i gomiti poggiati sul materasso e le mani che le circondano il viso.
<<Che ci fai qui?>> dico bruscamente.
<<Rilassati! Hai dimenticato quando facevamo il bagno nudi, insieme da piccoli?>> controbatte ovvia. <<Cosa? Ma eravamo dei bambini, Jessica!>> sputo acido.
<<Jessica?!>> dice interrogativa con aria delusa.
<<Cosa ti aspettavi? Sei sparita e adesso sei del tutto cambiata! Almeno quando eri piccola bussavi prima di entrare nelle stanze altrui..>> lei ride nervosamente <<Oh, andiamo.. Ho solo tinto i capelli e sono diventata più alta, ho fatto i piercing e mi sono cresciute le tette!>> la interrompo e lei si mette seduta sul letto e osserva le sue tette <<Ah, dici?! Credi che in dieci anni non sia cambiato niente? Oh, aspetta.. fammici pensare un po'.. già! Quando eravamo piccoli i tuoi ormoni non erano impazziti!>> sputo, sperando che esca immediatamente dalla mia camera. <<Okay! Forse quello è vero.. ma di certo non giova a tuo discapito! Qualcosa mi dice che ci divertiremo parecchio..>> dice alzandosi dal letto e avvicinandosi a me. Con la punta dell'indice tocca i miei addominali sopra la maglietta, partendo dal petto si dirige sempre più in basso. Tiene lo sguardo fisso sul mio, per tutto il tempo, anche quando con l'indice arriva a toccare l'estremità dei miei jeans.
Respiro profondamente, cercando di non lasciar trapelare nessuna emozione.
Si morde il labbro e fa un sorrisetto malizioso.
Non so cosa stia succedendo.
Non riesco a capire se voglio che tutto finisca all'istante o che continui e si ripeto all'infinito.
È una tortura.
È così dannatamente sexy. Ed io così dannatamente maschio, si, maschio.
Scosta l'indice portandoselo alla bocca per morderne l'unghia, quando si sente la voce in lontananza di Amy che pronuncia i nostri nomi.

Ma che mi prende?
Perché non le ho detto niente?
Perché non mi sono allontanato?
Cazzo! Non so quanto riuscirò a gestire questa situazione, adesso che è in città, nella mia stessa scuola.
Mi riprendo dalla trance, e vado al piano di sotto notando che gli ospiti stanno -finalmente- lasciando la casa.
<<Hey Liam, allora ci si becca domani a scuola..>> dice Jessica, come nulla fosse accaduto.
<<Oh, tesoro.. Jessica mi diceva che non ha ancora fatto l'abbonamento con l'autobus, ma sto pensando che loro abitano qui vicino e tu hai la macchina.. così ho proposto loro che avcompagnerai tu Jessica a scuola.. così potrete stare insieme più tempo, e inoltre lei eviterà di prendere quel mezzo disgustoso..>> annuncia mia madre.
Cosa?
No. No. No.
Non ho il tempo nemmeno di replicare che cambiano discorso e continuano con i saluti.
Grandioso.
Ed io che credevo che dopo questa cena, potevano continuare ad ignorarci per i prossimi dieci anni.
Grazie mamma.

Al mio risveglio, appeso al frigorifero della cucina, di una casa vuota, trovo un post-it con su scritto un indirizzo.
Già, devo passare a prendere Jessica, come dimenticarlo!
Arrivo davanti il cancello di una piccola villetta, e suono il clacson per farmi sentire.
Sbuffo, ma perché le donne devono sempre essere in ritardo?
Jessica entra in auto dopo svariati minuti che l'aspettavo.
Prende posto accanto al lato guida, abbassa il parasole per specchiarsi.
<<Buongiorno anche a te!>> dico per accentuare il fatto che lei non abbia nemmeno detto "ciao", e metto in moto. Alza il parasole non prima di aver applicato un rossetto sulle labbra, e accende la radio, facendo partire una canzone assordante ad alto volume. Alza i piedi sul cruscotto, e no, io questo non lo tollero. <<Metti giù quelle scarpe fradice dal mio cruscotto!>> le ordino. Si limita a tamburellare il ritmo della musica con le dita sulle sue ginocchia, abbasso il volume della radio meritandomi un'occhiataccia da parte sua. <<Te lo dico un'ultima volta.. per favore togli quelle scarpe da lì!>> sbuffa e abbassa le gambe. Non lo do a vedere, ma dentro di me sono soddisfatto. Pochi secondi dico le sue gambe si risollevano <<Cazzo, Jessica! ..>> mi interrompe prima che possa finire <<Ho tolto le scarpe, ho fatto come mi hai detto.. però vedo che tu non hai ancora capito come devi chiamarmi..>> ha ragione, ha tolto le scarpe, adesso i suoi piedi rivestiti dai calzini sono sul cruscotto. <<Ti lascio il mio numero in caso mi serva un altro passaggio.. cioè tipo all'uscita da scuola>>  la osservo con la coda dell'occhio, mentre cerco posto nel parcheggio della scuola, abbassa nuovamente il parasole e vi scrive sopra il suo numero con il rossetto che ha usato poco prima per le sue labbra.
Merda.
<<Jessica ma che fai!>> le sbraito contro. <<Oh tranquillo, consideralo un avvertimento.. ah, ti suggerisco di chiamarmi Jessie>> mi manda un bacio volante, ed esce dalla macchina.
Quella ragazza mi fa saltare i nervi! Un attimo tutta sensuale e seducente, l'attimo dopo mi provoca per quel soprannome di dieci anni fa.

Le ore passano velocemente, è l'ultima ora non tarda ad arrivare.
È l'ora di matematica e continua a vibrarmi il telefono in tasca. Decido di vedere chi è che mi cerca.

Mannaggia a me e a quando le ho fatto lo squillo per lasciare che memorizzasse il mio numero

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Mannaggia a me e a quando le ho fatto lo squillo per lasciare che memorizzasse il mio numero.

Il viaggio del ritorno è abbastanza tranquillo e silenzioso.
Arrivo a casa e ricomincia la mia routine: pranzo, esercizi fisici, doccia, cena, letto.
Mentre mi rilasso sul letto per prendere sonno, il mio cellulare si illumina:

 Mentre mi rilasso sul letto per prendere sonno, il mio cellulare si illumina:

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Non gliela darò vinta.
E poi come fa a saperlo? Che presuntuosa.
La lascio sbattere e mi metto a dormire.


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