Capitolo 45

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28 Novembre 2021

A passo svelto raggiungo l'entrata della clinica, sollevo la saracinesca.

Prima che possa raggiungere il mio ufficio, la prima cliente varca la soglia del locale.
"Buongiorno, signorina MacCall! Come va, Zoe?" Mi chinò ad accarezzare il cucciolo che l'anziana signora porta a guinzaglio.

Si, sono un veterinario!
I miei mi hanno da sempre invocato a seguire il loro stesso ramo lavorativo, così mi sono deciso a seguire gli studi di medicina veterinaria.
Adoro questo lavoro, dopo l'università ho aperto il mio studio leggermente più vicino al centro della città, rispetto al mio nuovo appartamento, a pochi isolati più in là.

"Ha di nuovo quel problemino al pancino, deve esser stato il cibo di ieri sera.. non ha dormito tutta la notte, ed io di conseguenza" spiega.
"Va bene, Zoe. Vieni qui, fatti vedere." La porto nella sala per visitarla.

Un'altra giornata è andata, non ho avuto tempo neanche per pranzare, sento lo stomaco brontolare.
Chiudo il locale e mentre mi incammino verso casa il mio cellulare vibra in tasca.
"Dottor Smith. Perché il mio uccello non vuole più smettere di scopare?" Harry.
"Non rompermi le palle. Piuttosto, hai da fare? Offrimi la cena." Non lo lascio neanche rispondere e gli do appuntamento in un locale in centro.

"Ma scherzi!? Sei per caso gay!?" Ritira il cellulare, dopo avermi mostrato una foto di una ragazza poco vestita con cui sta uscendo al momento.
Sollevo gli occhi al cielo.
"Dico, hai visto che... ah, lascia stare! Piuttosto, quand'è che prenderai i voti?" Scherza, sbuffo infastidito.
"Guardati intorno, persino la cameriera a me fa sesso" punta lo sguardo alla cameriera dietro il bancone, una donna sulla sessantina.
"Problemi tuoi" la forchetta scorre sul piatto vuoto.
"Da quanto tempo non vi vedete?" Sollevo lo sguardo rivolgendogli un'occhiata di fuoco.
Insiste con quegli occhi smeraldo presuntuosi.
"Mesi fa, in una videochiamata di gruppo con te e gli altri.. ma per favore, vogliamo continuare a parlare della cameriera?" Suggerisco scocciato.
"No. Voglio che tu capisca cosa è meglio per te. Vuoi lasciarti tutto alle spalle o continuare così?" Sembra arrabbiato, quasi mi sento rimproverato.
"Io sto bene, Harry." Cerco di usare il tono più convincente possibile, sembro dirlo più a me stesso che a lui.
"Ah, si? A me non sembra. Dimostramelo, vieni." Si alza e mi conduce all'uscita.

Raggiungiamo un locale, la musica alta arriva da dentro ovattata alle nostre orecchie.
"Perché siamo qui?" Domando "perché devi lasciarti andare. E non ti darò uno strappo a casa, perciò trovatelo da solo" .
Perche abbiamo deciso di venire con una sola macchina, e soprattutto con la sua?

Le luci psichedeliche mi fanno quasi girare la testa, Harry davanti a me si volta di tanto in tanto per assicurarsi che non mi abbia perso tra la folla.
"4!" Ordina al barman.
Mi passa tre bicchierini trasparenti con del liquido del medesimo colore dentro, sicuramente non è acqua.
D'un fiato butta giù il suo bicchiere "Tocca a te." Mi sprona.
I miei occhi scorrono veloce da lui al bicchiere stretto tra le mie dita.

Ok.
Butto giù.

Strizzò gli occhi, quando il liquido raggiunge la gola e il petto sembra bruciare da dentro.
"Che schifo" mi lamento.
"Uhm. Che cazzo! C'è già una che ti guarda, che culo.." si indispettisce e mi indica il punto in cui si trova.
"Fossi stato io, avrei dovuto aspettare l'alba" continua, mi batte sulla spalla "io vado, invitala a ballare!" Mi saluta.

È lei a fare la prima mossa, stiamo ballando da tempo e lei è vicina, troppo vicina.
È bella, gli occhi grandi, le labbra carnose, i capelli castani le arrivano alle spalle.

Ed è ancora lei che cerca le mie labbra.
Si muove ancora a ritmo di musica, mentre le nostre labbra si toccano animatamente.

"Seguimi" sussurra al mio orecchio col fiato corto.
Faccio come mi dice e in poco tempo mi conduce nel guardaroba dove si trovano tutti i cappotti.

Ci nascondiamo dietro un appendi abiti in fondo alla stanza, lei mi strattona e le mi spalle sbattono contro la parete.
Le sue labbra sono di nuovo sulle mie, senza ritegno morde e succhia, fino a farmi quasi male, la lascio fare senza lamentarmi.
Le sue mani scorrono avide sul mio corpo, dalla schiena passano danti accarezzando l'addome.
La bocca si sposta sul collo che si inumidisce di saliva.
Poi di nuovo a tormentarmi le labbra mentre le sue mani armeggiano con la cintura dei miei pantaloni.
Le afferro prontamente i polsi spostandolo di poco.
"Ci penso io a te" sussurra, con una mano slaccia i miei pantaloni con laltra prende una mia mano e se la posa sulla sua intimità.

La ritraggo come scottato, tenta di baciarmi "scusa, non ce la faccio".
I suoi occhi scrutano il mio viso, come delusi.
Annuisce e si allontana.
Prendo un taxi e me ne ritorno a casa.


:(Domani ultimo capitolo):

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