Capitolo 10

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Sono al mio armadietto, mi volto di scatto nel sentire un tonfo alle mie spalle.
Noto Emma china sul pavimento a raccogliere un libro che le è appena caduto.
Sorrido alla scena, come può essere così sbadata?
<<Buon giorno>> mi lascia un bacio a fior di labbra, la guardo sorpreso dal suo gesto.
<<Mi chiedevo, se ti.. insomma, ti andrebbe di..>> la interrompo all'istante <<Se è qualcosa che riguarda me e te e passare tempo assieme, la risposta è sì!>> la avvicino a me, lasciandole un bacio casto sulle labbra.
Annuisce, arrossisce e sorride.
<<Beh, non è granché divertente, dal momento che dobbiamo ripassare per il test di storia..>> annuncia dispiaciuta <<Va bene lo stesso, da te alle quindici?>> annuisce allegra.

Nel pomeriggio, raggiungo casa di Emma e ad aprirmi è proprio lei. Mi accompagna alla sua camera e mi invita a prendere posto. Mi siedo sul letto e lei alla scrivania, intenta a spiegarmi qualcosa che riguarda l'Inghilterra.

Dopo due ore, di domande e battutine sulla regina Vittoria decidiamo di fare una pausa.

<<Ti va di fare una foto?>> chiede lei un po' titubante.
Annuisco, lei si avvicina al letto, ma inciampa sui miei piedi e si scaraventa pesantemente su me.
<<Scusa, santo cielo! Perché sono così?>> domanda a bassa voce, lasciando esprimere il subconscio.
È ancora sopra di me, ci guardiamo intensamente negli occhi.
<<Così sbadata, impacciata, bella, dolce?>> le porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sorride alzando gli occhi al cielo.

La stringo ancor di più a me, mostrandole il bisogno che ho di sentirla mia.
Lei arrossisce e si avvicina poggiando le sue labbra sulle mie.

Non so esattamente come, perché, ma finiamo ad appartenerci l'un l'altro.

Mi risveglio, su un letto che non è il mio, in una stanza che non è mia.
Solo, stropiccio gli occhi e la vedo apparire dalla porta.
<<Ho pensato che, hai bisogno di ricaricarti le energie..>> si avvicina con un vassoio con succo di frutta, noccioline e mandorle.
Le sorrido riconoscente e batto la mano sul materasso per invitarla ad affiancarmi.

L'indomani a scuola tutti mi osservano in modo al quanto strano.
Ad ora di pranzo, sono seduto sul prato del cortile della scuola, con I miei amici, quando arriva Emma arrabbiata e delusa. Si dirige verso me a passi svelti e senza far caso alla gente che ci circonda mi lancia un potente schiaffo in viso, e corre via nella stessa direzione da cui è arrivata.
I miei amici ridono compiaciuti dal gesto della ragazza, lanciando qualche battutina e complimentandosi per il carattere.

Io invece resto imbambolato, senza darmi risposta di un gesto del genere.
Cosa avrò combinato adesso? Perché era così arrabbiata?
Cosa le ho fatto?

Proseguo nella sua stessa direzione, ma non vedendola più mi lascio guidare dall'istinto. E dov'è che si rifugiano le ragazze in una scuola?
In bagno!

Apro la porta dalla quale si accede ai bagni più vicini, e sullo scalino davanti la porta è seduta Rose, che appena mi vede sussulta <<Non vuole parlarti, vattene via!>> dice secca <<Cosa? Perché? Ho bisogno di una spiegazione!>> mi avvicino alla porta e comincio a battere il palmo prepotentemente su essa <<Se non apri immediatamente, giuro che la butto giù!>> urlo.

Singhiozza.
E il cuore mi si restringe.

<<Emma..>> sussurro poggiando la testa sulla porta ricoperta di scritte.
Rose si alza, mi poggia una mano sulla spalla attirando la mia attenzione <<Ha bisogno di tempo. Lasciala in pace, ti cercherà lei quando avrà voglia di parlarti..>> la guardo incerto, ma mi allontano e lascio il bagno.

L'unica cosa che mi sono promesso, era non farla soffrire e non faccio altro che ripeterlo continuamente.

All'uscita, nel parcheggio della scuola, vicino alla mia macchina, con occhi arrossati trovo ad aspettarmi Emma.
La raggiungo a passo svelto, l'abbraccio stretta, ma lei non ricambia.

<<Sei stato a letto con me, il giorno dopo esserti scopata lei, come hai potuto?>> tira su col naso lasciandosi sfuggire una lacrima <<Cosa? Chi te lo ha...? Non è assolutamente vero!>> cerco di incrociare i suoi occhi ormai sempre bassi.
<<Nemmeno hai bisogno che ti dica a chi mi riferisco, che hai già capito di chi si tratta... come potrei credere che non è vero?>> domanda retorica <<Perché è così! Te lo ha detto Harry, non è vero? Brutto figlio...>> mi interrompe <<No, non è stato lui. E non ha importanza questo! Ha importanza che tu sei uno stronzo, mi hai ferita!>> si asciuga le lacrime, ormai impossibili da trattenere.
Alle nostre spalle, sbuca Harry - la mattina arriviamo quasi sempre insieme, e la sua macchina di conseguenza è parcheggiata vicino la mia- che in tono preoccupato chiede <<Che succede? Tutto bene?>>.
Non rispondo, sopprimo un urlo e mi scaglio verso il suo viso.
La ragazza si scaraventa su noi per dividerci <<Non è stato lui, non è stato lui!>> ripete urlando.
Il ragazzo in difesa mi spintona <<Ma che cazzo ti prende?>>.
Lo lascio sbattere e mi rivolgo alla ragazza che non smette di piangere ancora più forte <<Allora chi?>> urlo con brutalità ad un soffio dal suo viso.
Lei inizia a tremare, il riccio le accarezza un braccio e la allontana da me, lasciandomi solo nel bel mezzo del parcheggio.

Sono distrutto.
Perché nessuno riesce credermi?
Perché tutti si ostinano a seguire le dannate "voci di corridoio"?
Perché Emma non riesce a fidarsi di me?

Io so chi è stato a dirle questa bugia, e chi penso sia stato non la passerà liscia.

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